Autore Topic: Quote rosa: ok del governo dal 2015  (Letto 3547 volte)

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Offline Fazer

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Quote rosa: ok del governo dal 2015
« il: Marzo 09, 2011, 12:50:58 pm »
http://www.corriere.it/politica/11_marzo_09/quote-rosa-ok_b62c40be-4a2e-11e0-8210-720c80ef41f5.shtml

Quote rosa: ok del governo dal 2015
Il 30% di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa. Ora il voto del Senato
Il provvedimento approvato dalla commissione Finanza
 
MILANO - Il governo ha ritirato il parere negativo sull'emendamento sulle quote rosa (30% di donne) nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa o a partecipazione pubblica. Il provvedimento si è così sbloccato alla commissione Finanza al Senato, dopo che martedì l'esecutivo - accogliendo le perplessità degli industriali - si era opposto all'entrata a regime dal 2015 proponendo il 2018. Il governo ha quindi ritirato il parere negativo all'emendamento Germontani sui cui si riconosce l'intera Commissione e questo ha consentito di approvare il disegno di legge sulle quote rosa che ora andrà in aula dopo il voto bipartisan dei mesi scorsi alla Camera.

ITER - Comunque, in caso di approvazione - che secondo alcuni analisti a questo punto non è affatto scontata - il testo dovrà tornare a Montecitorio. Martedì in commissione erano già state ammorbidite le sanzioni: non più la decadenza immediata dei consigli di amministrazione che non rispettano la legge, ma prima una diffida poi una multa e, solo alla fine, la decadenza.


Molti commenti all'articolo però sono incoraggianti.

Offline Fazer

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #1 il: Marzo 09, 2011, 12:58:03 pm »
Aggiungo un altro mezzo quintale di merda:

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/09/news/coraggio_donne-13363304/?ref=HRER2-1

Caro direttore, di fronte al declino morale, politico e sociale che caratterizza oggi il nostro Paese, molti invocano  -  come "indifferibile"  -  un rinnovo della classe dirigente.

La soluzione più immediata con la quale si immagina di venire incontro a questa diffusa esigenza di rinnovamento è il ricambio generazionale: volti giovani, selezionati con criteri rigorosamente meritocratici, al posto di quelli anziani. Tuttavia questo ricambio, in sé auspicabile, sarebbe insufficiente: svecchiare su base meritocratica oggi non basta. Oggi serve anche altro. Perché tra il passato e oggi c'è il caso Ruby, che ha cambiato profondamente le donne italiane: non sono più disposte a sopportare le umiliazioni, né ad accettare la subdola tecnica della minimizzazione, ovvero il ridimensionamento delle anomalie di cui sono vittime. Lo stesso premier continua a citare pubblicamente il bunga bunga con un sorriso sulle labbra che sarebbe inspiegabile, incomprensibile, se non fosse diretto a suscitare l'indulgenza, quando non la complicità e l'applauso, di chi lo ascolta. Probabilmente, con il preciso scopo di trasformare nell'ennesima barzelletta quell'"opzione harem" che non è in grado di giustificare.

Subire passivamente la tecnica della minimizzazione, lasciando che il tempo sbiadisca la vergogna, sarebbe un errore gravissimo, per gli uomini come per le donne. Al contrario, il caso Ruby deve rimanere scolpito nella memoria di tutti come un monito, un exemplum in negativo dal quale prendere le distanze con sdegnata fermezza e che ci aiuti a orientare le nostre scelte.

Se le donne vogliono scongiurare il ripetersi di una umiliazione così rovinosa è necessario che si facciano promotrici e protagoniste di una trasformazione culturale rivoluzionaria il cui primo traguardo è una presenza più consistente delle donne stesse all'interno della classe dirigente: alla guida del paese, alla testa delle aziende, ai vertici delle istituzioni culturali e dei media. Soltanto quando ricopriranno ruoli di potere, questa trasformazione potrà compiersi davvero.

In quel momento, tutto il peggio subìto dalle donne nel corso della storia diventerà una faretra di frecce al loro arco. Nessuno come loro, abituate da sempre a faticare il doppio per realizzare i loro desideri e raggiungere i loro obiettivi, costrette a inventarsi un giorno dopo l'altro una strategia di sopravvivenza tra casa e luogo di lavoro, chiamate continuamente in causa da compagni, mariti, figli, genitori, che richiedono cure e attenzioni, è in grado di ascoltare, riflettere, mediare. Di trovare soluzioni anteponendo il bene comune al proprio. E allora, parafrasando il titolo di un bel romanzo uscito qualche anno fa, "un giorno, quel dolore sarà utile".

Si assisterà all'esito naturale di un processo che ha già preso avvio e che deve realizzarsi in maniera sempre più consistente, ampia e diffusa: i sacrifici sostenuti dalle donne per affermarsi impediranno loro di usare i festini hard come criterio di selezione della classe dirigente   :lol: e le spingeranno a ricercare e a distinguere, costantemente, il merito  :lol: ; le discriminazioni patite le indurranno a rifiutare leggi ad personam e le guideranno nella formulazione di norme che assicurino una giustizia uguale per tutti, mentre l'assenza di forme di tutela legislativa che le ha penalizzate in passato le condurrà a rispettare, sempre, anche le leggi non scritte; e le contestazioni con le quali si sono ribellate ai soprusi e alle ingiustizie le porteranno ad accogliere le critiche come contributi costruttivi,  :lol:anziché a respingerle per partito preso come forme di insubordinazione fini a se stesse. D'altro canto, dal momento che alle donne non è mai stato perdonato niente e i loro errori li hanno sempre pagati cari, se sbaglieranno sapranno lasciare il comando immediatamente - di certo, comunque, prima che qualcuno invochi le loro dimissioni. E infine, dato che non dimenticheranno il caso Ruby, rifiuteranno come ripugnante la sola idea di usare il loro potere per risolvere questioni private.  :P

Ecco perché le donne devono avere il coraggio di pretendere di essere protagoniste. Ma devono pretenderlo subito e non aspettare un imprecisato futuro in cui si realizzeranno le condizioni adatte. Non c'è tempo per aspettare e soprattutto è inutile illudersi: nessuno creerà quelle condizioni, nessuno agevolerà l'ascesa delle donne, nessuno offrirà loro quelle chances. Le donne devono fare tutto da sole. Ma sono abituate anche a questo



Offline jorek

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #2 il: Marzo 09, 2011, 13:34:03 pm »
 :zzz: notte fonda

Offline Fazer

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #3 il: Marzo 09, 2011, 13:45:38 pm »
notte fonda

No, te affonda  :P
Almeno, questo è l'effetto che ha fatto a me...

Online KasparHauser

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #4 il: Marzo 09, 2011, 13:53:38 pm »
Come se per far parte di quel 30% di raccomandate non servirà più fare qualche servizietto.

Offline Utente Cacellato

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #5 il: Marzo 09, 2011, 13:55:02 pm »
Speriamo che il 21 dicembre 2012 finisca davvero il mondo, in modo da non vedere una simile atrocità!
Mai contraddire una femmina: riuscirà tranquillamente a farlo da sola in 5 minuti!
La donna che costa di meno è quella che paghi
E' la donna che porta la vita... ma è l'uomo che la finanzia!!!
"I fatti mi hanno dato talmente ragione che quasi me ne vergogno!" (Indro Montanelli)

Online KasparHauser

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #6 il: Marzo 09, 2011, 14:00:26 pm »
Vabbè parafrasando una storica battuta di Grillo:
Ma se le donne diventano tutte ricche e potenti, poi chi fregano?

Offline jorek

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #7 il: Marzo 09, 2011, 14:01:57 pm »
Speriamo che il 21 dicembre 2012 finisca davvero il mondo, in modo da non vedere una simile atrocità!


più che altro...siamo sicuri che in italia ci sarà ancora un governo nel 2015? :hmm:

Offline ilmarmocchio

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #8 il: Marzo 09, 2011, 14:50:03 pm »
Mi spiace dirlo, ma probabilmente ci penserà un pò di sana crisi economica.
saranno chiari di luna poco entusiasmanti.
L'Italia e l'Europa hanno bisogno di tirare fuori i denti.
Così accellereremo il declino.
Sic transit gloria mundi :(

Offline TheDarkSider

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #9 il: Marzo 09, 2011, 18:15:29 pm »
Provvedimento bolscevico, non c'è altro modo per definirlo, visto che impone l'uguaglianza dei risultati.

E' davvero sconfortante che a vararlo sarà un Governo il cui partito di maggioranza si picca di essere liberale, e si definisce popolo delle libertà :doh:

"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline renato.dg

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #10 il: Marzo 09, 2011, 20:26:19 pm »
Questa è proprio una brutta  notizia, destra e sinistra tutti uguali, un'altra imposizione da regime un ennesimo cedimento alle richieste delle femministe.Il parlamento è per gran parte composto da uomini e come 40 anni fa eseguono le richieste.Dopo il cda ci sarà la legge sulle quote rosa come  dirigenti aziendali e le quote rosa nelle aziende e chissà che altro ancora.
WWW.CONSAPEVOLEZZAMASCHILE.IT
aggiornamenti 03/05 :

-Notizie
•Appunti
• una femminista si rivela: tolleranza zero
-Non condividere il rancore e la dottrina femminista
-perennemente ed infinitamente debitori e colpevoli
-che cosa è il femminismo

Offline ilmarmocchio

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #11 il: Marzo 09, 2011, 20:49:31 pm »
Provvedimento bolscevico, non c'è altro modo per definirlo, visto che impone l'uguaglianza dei risultati.

E' davvero sconfortante che a vararlo sarà un Governo il cui partito di maggioranza si picca di essere liberale, e si definisce popolo delle libertà :doh:




Quoto al 100%

Offline Fazer

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #12 il: Marzo 10, 2011, 09:49:46 am »
Un altro parere sulle quote rosa
http://www.iltempo.it/politica/2011/03/10/1242568-perche_quote_rosa.shtml

Perché le quote rosa
sono l’esaltazione del mondo maschile

La mascolinizzazione del talento femminile è compressione, mortificazione; non riconoscimento.

Chi si rallegra delle quote rosa lo fa adducendo fondamentalmente due argomenti, il primo dei quali ha a che fare con il concetto di rappresentanza. Perché le donne conquistino finalmente il posto che loro spetta nel tessuto sociale, si dice, hanno bisogno di essere adeguatamente rappresentate. E da chi, se non da altrettante donne, che meglio di chiunque altro ne conoscono direttamente problemi e istanze? Insomma, per difendere gli interessi femminili bisogna essere femmine a propria volta. Un po' come assumere che per difendere gli interessi degli animali si debba appartenere al regno animale - oppure, per restare a casi meno surreali e a noi più vicini, che per proporsi come difensori della famiglia tradizionale formata da un uomo e una donna, uniti per la vita, si debba a propria volta essere membro di una famiglia del genere, senza avventure, senza sbavature, senza cedimenti. Le donne meglio rappresentate da donne, dunque: basterebbe il lavoro del ministro Sacconi - che, per inciso, lo scorso lunedì ha condotto alla firma di un'intesa tra governo e parti sociali per la conciliazione tra famiglia e lavoro -, a smentire un simile assunto. Come chiunque altro, le donne sono meglio rappresentate e meglio gestite da chi è bravo: da chi sa fare un mestiere, e lo sa fare bene, a prescindere dal suo sesso. E qui veniamo al secondo argomento. In questo caso non c'entra il concetto di rappresentanza, ma quello di merito - e il conseguente riconoscimento.


Le donne sono brave come e più degli uomini, si dice, e quindi hanno pari diritto di accedere alle posizioni di responsabilità. Qui il punto debole del ragionamento sta nel concetto di bravura: una bravura ancora tutta misurata su parametri maschili, da dimostrare in un percorso costruito a immagine e somiglianza degli uomini, al quale le donne hanno reclamato e infine, faticosamente ottenuto, accesso. Il risultato di questa che passa per "parità" è sotto i nostri occhi: un esercito di volenterose impiegate, dimentiche della pietas familiare, arruolate a larghe mani da una retorica che promette loro magnifiche sorti e progressive, e intanto ne sfrutta la mera forza lavoro. Non l'intelligenza, non la creatività, non l'acume metaforico; non la capacità di guidare, di educare, di curare, e prima ancora di generare. Quanto varrebbero le donne, se i parametri per misurarle fossero questi? Quanto spesso risulterebbe il famoso soffitto di cristallo - che le quote rosa dovrebbero sfondare - se si tentasse di superarlo con gli strumenti femminili più propri? Non sarà che questo soffitto stesso è il prodotto di un colossale equivoco, che insiste a vedere eguaglianza dove c'è, e non può esserci che differenza? Una differenza originaria, ineluttabile, che invita ogni donna a essere, orgogliosamente, misura di se stessa - così come lo è, e deve esserlo, ogni uomo. La mascolinizzazione del talento femminile, che trova nelle quote rosa il suo coronamento, è compressione, mortificazione; non riconoscimento, premio. È un altro mattone nel muro, sempre più insormontabile, che separa le donne da se stesse.


Offline Cad.

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #13 il: Marzo 10, 2011, 12:29:17 pm »
Dopo il cda ci sarà la legge sulle quote rosa come  dirigenti aziendali e le quote rosa nelle aziende e chissà che altro ancora.

Dopo forse ci sarà il punto di non ritorno.
L'economia ha le sue leggi, le aziende vanno avanti se riescono a vendere i loro prodotti a costi competitivi, se lo stato non impone adempimenti estremi, in definitiva producono se e dove conviene. L'asia e i paesi dell'est non sono poi così lontani.
E se gli uomini si sentiranno troppo oppressi smetteranno di inventare, creare e costruire, ovvero andranno dove ci sarà ancora da esprimere le proprie capacità.
Gran brutto futuro ci attende. In nome del politicamente corretto.

Offline ilmarmocchio

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Re: Quote rosa: ok del governo dal 2015
« Risposta #14 il: Marzo 11, 2011, 22:21:09 pm »
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=31511

Scritto da Aldo Reggiani
venerdì 11 marzo 2011
Se fossi femmina mi sentirei francamente offesa dal fatto che si sta
legiferando acciocché alle donne siano riservate, nei consigli di
amministrazione delle società, quote obbligatorie: come sono riservate
negli enti pubblici ai down e in genere ai “diversamente abili”.
Se invece di starnazzare spesso sul nulla, si osservasse ciò si ha di fronte
senza interporre pensieri precostituiti, potremmo vedere come in tutti i
settori più comodi, abbondino la presenze femminili: dagli uffici postali
a quelli comunali, provinciali, regionali e statali, ai tribunali, fino a
quella scuola italiana che il geniale Geminello Alvi, inneggiando alla
“virile” riforma Gelmini, bollava come «scassato gineceo di laureate in
crisi di nervi, che educano alla noia gli studenti con la stessa stanca
fretta con cui fanno la spesa, [...] sede di procedura devirilizzante, per
esclusiva somministrazione di insegnanti donna. Dalle tre maestre per
classe alle schiere di casalinghe traviate nelle medie o superiori, dove il livello finale di ignoranza risulta
peggiore addirittura di quello europeo».
In tv i programmi pomeridiani, e anche serali, sono oramai spesso appannaggio di femmine: le presenze
maschili sono alle volte ridotte a ornamento estetico.
Altro che veline e letterine.
Viceversa, nelle oscure profondità delle miniere, come quella cilena recentemente salita all’onor delle
cronache, latitano Carmencite e Jocelite
Così come gli equipaggi di superpetroliere che sfidano il mare a forza otto dell’Oceano Indiano,
scarseggiano di Mariucce, Margareth o Dorothy.
Sulle autostrade italiane attendiamo con ansia di scambiare festosi colpi di clacson con eserciti di balde
autiste che conducano, magari tra geli e nebbie padane, autotreni di arance dalla Sicilia ad Amburgo e, nei
cantieri edili, salutare allegre manovalesse operanti sotto la canicola estiva o al freddo di gennaio.
Così come, storicamente, non risulta ancora che l’America sia stata scoperta da garrule vergini che su tre
caravelle infiocchettate di rosa abbiano sfidato l’Oceano atlantico.
O che, più recentemente, abbiano inventato l’aria condizionata o la lampadina.
1 di 3
11/03/2011 22:17
Il Legno storto, quotidiano online - Politica, Attualit...
http://www.legnostorto.com/index2.php?option=c...
Per non dire delle lavatrici, degli aspirapolvere, delle lucidatrici: tutte cose che hanno sollevato non poco
le donne dalle fatiche domestiche.
(Gloria imperitura, invece, all'inventrice americana Josephine Cochrane, che, nel 1886 fece brevettare
un'apparecchiatura in grado di proiettare getti d'acqua sulle stoviglie grazie a un sistema di pompe
azionato manualmente: la prima lavastoviglie).
Oppure dipinto Cappelle Sistine, Cenacoli, Monne Lise, scolpito David o Pietà, musicato Le Nozze di
Figaro, scoperto la forza di gravità: notoriamente che la terra giri attorno al sole fu una scoperta della
tipica curiosità femminile.
Perfino l’idea tutta occidentale di una parità tra uomo e donna, come osservava uno studioso americano,
è stata propalata con successo, non tanto dai movimenti femministi, quanto da un’opera teatrale, visto che
come osserva Elèmire Zolla, “un’idea diventa un’ideologia quando ha propalato il suo contagio”, scritta
da un maschietto, tal Henrik Ibsen, nel 1879: Casa di bambola.
Nella quale si narra la vicenda di Nora Helmer, che si trasforma da civettuola e capricciosa “bambolina”, a
donna consapevole ed emancipata che, alla fine della pièce, decide di abbandonare suo marito in cerca
della sua vera identità e, come dice lei stessa al coniuge, per "riflettere col mio cervello e rendermi
chiaramente conto di tutte le cose".
Il dramma, interpretato dalle più grandi attrici dell’epoca, fu replicato con immenso successo in tutti i
teatri d’Occidente suscitando polemiche a iosa, ma introducendo estesamente l’idea, appunto, di un
diverso ruolo sociale della donna
Lo spettacolo recentemente offerto da schiamazzanti donne in piazza che reclamavano il rispetto della loro
dignità, cozza contro quello che saviamente scriveva una filosofa sudamericana, Carolina, la quale
osservava che una persona che insiste troppo nel volere a tutti i costi il rispetto degli “altri” è perché, in
fondo, non si rispetta lei medesima.
E quindi elemosina il rispetto altrui. Divenendo così ancor più schiava dell’opinione degli altri.
Anni orsono partecipai ad una raccolta fondi, in un club, per le ricerca neurologica: chi metteva all’asta
dipinti, chi sculture o litografie. Io recitavo a richiesta poesie e monologhi teatrali.
Al mio tavolo stavano una bionda e procace ricercatrice sui quarant’anni, insieme al simpaticissimo
marito.
Le chiesi cosa pensasse di quelle che continuamente lamentano la sudditanza sociale della donna al
trucido maschilismo.
Mi ripose che le sue colleghe femmine avrebbero fatto meglio a curare le loro nevrosi e a smetterla di
incolpare sempre i maschi di tutti i mali del mondo.
Come del resto ben sanno donne del calibro di Madame Curie o della Montalcini, passando per Tamara
De Lempicka e Carla Fracci, che pur non hanno mai rinunciato all’amore e magari, tranne la Montalcini,
2 di 3
11/03/2011 22:17
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