Autore Topic: La follia e i padri separati  (Letto 884 volte)

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Offline jorek

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La follia e i padri separati
« il: Maggio 29, 2011, 16:31:44 pm »
La follia e i padri separati

di Carlotta Zavattiero - 29 Maggio 2011
Cosa non funziona nel sistema giuridico italiano, così criticato anche da Berlusconi
Carlotta Zavattiero
Hanno «fatto uscire pazzo» anche lui. E il premier ora è costretto a elemosinare comprensione dagli altri grandi della terra: perfino da quello «abbronzato». Silvio Berlusconi è ossessionato dai giudici e va in giro di qua e di là a ripetere che il sistema giudiziario italiano è generatore di ingiustizia, per dirla in altri termini. E se avesse ragione? Mi ritrovo così, nella follia dei tempi in cui viviamo, a perorare la causa del premier, proprio ora che si intravedono le luci del tramonto e gli «osanna» di qualche settimana fa si sono abbassati in voci di leggero dissenso, velata critica. Del resto la cautela è dovuta: con i biscioni non si sa mai. Non è il momento, ma io lo difendo lo stesso. E parto dai padri separati. Che ammazzano i figli, la moglie, se stessi. I casi alla Matthias Schepp: padre di due gemelline, scomparse, probabilmente uccise; lui suicida, stritolato sui binari da un treno in corsa. Nella sua vicenda la moglie è stata risparmiata: ma Schepp diabolicamente le fa scontare la colpa di avere causato la separazione, da viva. È solo la premessa della mia difesa.

Gli istituti di ricerca, statali e privati, per fornire un quadro statistico il più dettagliato possibile, osservano, sezionano, analizzano e catalogano per anno, per semestre, per mese, e poi ancora per regioni, province, città e piccoli centri, per sesso e per fascia d'età, di reddito, di scolarizzazione, i più diversi aspetti della vita quotidiana degli italiani. In tali statistiche, tanto minuziose e capillari, continua però a mancare la voce relativa e specifica ai fatti di sangue legati alle separazioni. Perché? Dimenticanza fortuita o volontà precisa? La spiegazione dei media in occasione di ogni fatto di sangue fra separati è sempre la stessa: gesto isolato di un folle. Non si analizza mai il fenomeno nel suo insieme, ma se i cosiddetti «gesti isolati» si ripetono a migliaia, significa che il sistema non funziona come dovrebbe.
Chi muore per l'uso di anabolizzanti nel culturismo e nello sport agonistico in generale non è definito «pazzo» e dopo si cercano le ragioni, i responsabili delle (centinaia) di morti in certi studi medici, in certe palestre, in certe farmacie. Non si archivia frettolosamente come pazzo il debitore disperato che uccide l'usuraio causa della sua rovina: la collettività è piuttosto solidale, può nascere un numero verde anti-usura, si stanziano fondi, si creano fondazioni antiusura. E sulle stragi del sabato sera: non sono definiti malati di mente i ragazzi che muoiono in auto dopo avere trascorso una notte in discoteca. E le discoteche difatti sono oggetto di provvedimenti legislativi finalizzati ad arginare il fenomeno negativo: orari di chiusura definiti per legge, limite al livello dei decibel, stop anticipato alla vendita di alcolici, controlli per la diffusione di stupefacenti. Così accade che quando la gente muore uscendo dalle discoteche si cercano i motivi nelle discoteche, quando invece la gente muore uscendo dai tribunali i motivi si cercano nei disturbi mentali della gente.

Facciamo un passo indietro, anzi dentro. Entriamo in un tribunale per una causa di separazione. La maggior parte di esse termina con un affido dei minori alla madre e con un assegno che il padre deve versare. Primo paradosso: gli uomini sanno già di avere un'altissima percentuale di possibilità di perdere la causa solo perché appartenenti al sesso maschile. L'esito di questo processo è la perdita del contatto quotidiano con i propri figli. Qui siamo al secondo paradosso: la sentenza solitamente ottenuta da un padre separato gli impone di considerare «normale ed obbligatorio» quanto il diritto e la psicologia definiscono lesivo dei diritti e della stabilità del minore. Un genitore non separato che volesse trascorrere con il proprio figlio un week end ogni quindici giorni, dalle sei alle otto ore nei pomeriggi infrasettimanali, una settimana in inverno e due settimane d'estate, verrebbe considerato - dagli psicologi, dagli avvocati, dai periti, dagli assistenti sociali - un «genitore trascurante». In un giudizio di separazione se questa fosse la sua scelta, essa lo farebbe definire «genitore inadeguato». Un genitore separato che non si accontenta di trascorrere con il proprio figlio un week end ogni quindici giorni e sei, otto ore alla settimana, sette giorni in inverno e quattordici d'estate, è considerato un genitore che non vuole adempiere alle statuizioni giudiziarie e dunque «genitore conflittuale», «potenzialmente abusante», «inadempiente». E in un giudizio di separazione ciò lo farebbe definire genitore «inadeguato». È da uscirne pazzi. La follia dunque può essere attribuita solo a chi compie il gesto materiale di uccidere i propri familiari e poi se stesso? O forse a tutto un sistema che vive anche economicamente creando un conflitto che poi deve gestire? Poveri padri e povero Berlusconi.


http://www.cadoinpiedi.it/2011/05/29/la_follia_e_i_padri_separati.html

Offline tuxedo

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Re: La follia e i padri separati
« Risposta #1 il: Maggio 29, 2011, 19:28:47 pm »
L'eta` della pietra non e` finita per mancanza di pietre.
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Nil admirari