Ne sei sicuro? Io non voglio generalizzare, ma tante persone che conosco, si sono scottati, eppure continuano imperterriti a scottarsi.
Non ho statistiche, ma se anche le avessi pensi che sarebbero attendibili? Pensi che alla domanda "ma lei nella coppia si sente succube della sua compagna" direbbero la verità? Francamente, penso che pochi direbbero la verità.
Non è tutto così semplice.
Innanzitutto è difficile identificare che significhi essere succube. Se vivi in un mondo in cui tutti gli uomini che stanno con una donna ne sono catalizzati e non possono e non vogliono dirle quasi mai dirle di no, se tu fai lo stesso quanto puoi essere definito succube? Oppure ricadi semplicemente in una "strana normalità"? Chi decide cosa significa essere succubi? Se amo la mia ragazza e per questo mi piace trascorrere quanto più tempo con lei e partecipare alla sua vita, questo è essere succubi? E se essere succubi diventa un'abitudine di TUTTI, come la si fa a identificare come anomalia?!
Come si può immaginare, in un mondo di zerbini è difficile prendere atto di essere succubi o meno. Se la maggioranza fa qualcosa, anche se tecnicamente sbagliata, questa diventa normalità, abitudine.
In secondo luogo, se parli con molti di quelli che sono succubi almeno tecnicamente delle proprie ragazze, cosa credi che questi possano pensare? Come già detto molti ti diranno che non lo sono perché ciò che fanno loro
è la semplice normalità di tutte le coppie. Ma pur ammettendo che alcuni ne siano più o meno consapevoli, ti assicuro che ti direbbero comunque che non possono farci niente.
Nel senso che se essere almeno un po' zerbini è una normalità e essere più distaccati o individualisti è anormalità, allora si giustificheranno con il fatto che
"se non fanno così, non troveranno mai da scopare". E questo spiega tutto.
Il problema è sempre lo stesso. La dipendenza crea potere, e il potere crea schiavitù. E poi va beh, vedendola da un punto di vista scientifico essere succubi o zerbini è anche un modo per compensare il sesso ceduto dall'altro. E qui arriviamo a un altro punto fondamentale. Notate come ho usato il termine "compensare per il sesso", come se il sesso di una donna fosse un favore. La cultura vuole che le donne e gli uomini abbiano coscienza che se una donna fa del sesso con te sia per concessione, e non per condivisione. E da qui ci si ritrova nella follia moderna: una donna nel fare sesso con te, che dovrebbe essere un atto di condivisione, ti rende sempre e costantemente consapevole che in realtà quello è stato un "favore" un regalo a cui deve corrispondere altro.
Non a caso il senso di tutti i modi di dire e i modi di pensare sul sesso riflettono questa mentalità ginocentrica:
- Classico modo di dire: "Te l'ha data?" (non si dice mai "te l'ha dato?" fra donne, il tutto per lasciare intendere la natura squilibrata del sesso:
l'uomo mendica sesso, la donna glielo concede come quando si lanciano due spiccioli a un barbone dalla faccia simpatica)
- Altro modo di dire: "Dove ti ha portatA fuori?" (mai sentito una donna dire a un'altra: "dove l'hai portato?" , "cosa gli hai offerto?"). E' quasi sempre l'uomo che deve fare la prima mossa, le donne non si espongono mai perché vogliono sempre e ripeto sempre partire passive e quindi "avvantaggiate", dato che è l'uomo ad aver chiesto di uscire e quindi lui bisognoso e voglioso della sua compagnia.
- Vi è anche la cultura della cavalleria, dove ogni uomo "che si rispetti" deve offrire cene e quant'altro alla donna: come se la compagnia di una donna valesse molto di più di quella che l'uomo da alla donna.
E gli esempi potrebbero andare avanti quasi all'infinito...