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“SE LA DEMOCRAZIA E’ UN FATTO DI GENERE”
Lo ha scritto Dacia Maraini (“il sale sulla coda”, Corriere della Sera del 12.07.2011)
Ma io voglio chiedere, …perché, che cosa si vorrebbe dire?
Questa declinazione faziosa alla rivendicazione di un femminismo di prosopopea internazionalista, più che riscuotere solidarietà è deleteria per la ricomposizione della complementarità sociale in senso di specie. Falsa la dicotomia dei sessi, nel dividere l’umanità in due generi sindacali con questo escludere infingardo, anche su scala etica, che l’intelligibilità di ogni cosa non trovi ragione di esistere nel suo opposto (Bohme).
La Democrazia non può essere solamente un “fatto di genere” (al femminile), ma è un fatto di Cultura espressa dai mezzi.
D'altronde, il significato stesso di democrazia sconta molte variabili a secondo dei mezzi a disposizione, appunto la tecnologia e l’esigenza di produzione, i luoghi, l’aderenza alle necessità, la data storica di riferimento; può anche essere un evento prodotto dalla sincrasi dei suddetti fattori… Detto questo, che c’entra, allora, il “fatto di genere”?
Si perpetra l’inganno della democrazia dell’agio!... Nel genere di quelle viziate borghesi dell’ora del the e di vedove oziose nelle lussuose eredità, “filosofiste” lusingatrici, che si congregano con schierate movimentiste incartate di livore e frustrazioni, a cui si fanno parenti anche ipocriti maschi di oscure ambizioni.
C’è un inganno rischioso, che fa ipotizzare l’incredibile:
“l’inganno dei serpenti”
Serpenti! Che fate inganno agli occhi altrui,
avvelenando di astio verbo
la lingua e l’intelletto
di chi donna è anche madre
contro agli uomini suoi figli.
Verrà tempo così d’immonda pena,
chè il sangue verserà caino di sua sorella.
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