Secondo me c'è il solito punto debole di aver rovesciato sostanzialmente la retorica femminista,
secondo me non c'è una via d'uscita: in qualsiasi modo si ponga la questione maschile (e sottolineo il "porre" nel senso di portare a conoscenza o far pensare che esista) si scivola nel rovesciamento della retorica femminista.
Nel momento in cui evidenzi i punti critici della narrazione femminista, (le omissioni, per esempio, l'aver messo in luce soltanto la discriminazione e le difficoltà femminili, o le esagerazioni) devi necessariamente portare alla luce le discriminazioni e le difficoltà maschili.
Lo si potrà fare con un linguaggio diverso, senza vittimismo o riconoscendo i propri punti deboli, ma già il "parlare contro" la narrazione femminista è un rovesciarla, a mio avviso, in qualsiasi modo lo si faccia.