Vedrò di trovarlo su BitTorrent in libreria e vi faccio sapere.
Nel frattempo, da cultore della letteratura e del cinema, vi dico che l'atteggiamento auto-apologetico delle scrittrici femministe è di per sé controproducente. Creare personaggi perfetti è, stilisticamente parlando, un giochino che costa caro allo scrittore.
Nel gergo delle fanfiction, si chiamano Mary Sue* e sono una specie diffusissima anche nella letteratura canonica. Chiunque abbia letto Mille splendidi soli si è reso conto dell'evidente faziosità femminista dell'autore: i personaggi di Laila e Mariam sono semplicemente troppo irreali per essere veritieri o coinvolgenti. L'una è troppo perfetta, l'altra è troppo vessata. Non hanno difetti.
La bambina Aziza viene dipinta come matura, già adulta in tenera età, il bambino Zalmai come stupido, infantile e viziato. È molto più vivido il personaggio di Tariq, o perfino quello di Rashid. L'unico personaggio femminile con qualche profondità è la madre di Laila, che appunto ha pesanti carenze emotive. Nessuna delle protagoniste ha neanche lontanamente la meravigliosa complessità di Amir o di Baba de Il cacciatore di aquiloni, uomini veri, a tutto tondo, con luci ed ombre, contradditori, deboli, proprio perché lo scopo di Hosseini (candidamente ammesso nella prefazione) era di scrivere una specie di libello propagandistico per vendere presso le donne.
Un personaggio senza tormenti interiori autentici e autonomi (e non inflitti dall'esterno) è piatto, spiacevole, irritante. Non ti immerge, non ti immedisimi nei suoi panni.
Uno dei migliori personaggi femminili di sempre, secondo me, è proprio la Sydney Bristow interpretata da una splendida Jennifer Garner in Alias, diretto da J.J. Abrams. Infatti Sydney è emotiva, fragile, piange spesso, ha bisogno di appoggio ma è anche forte e competente. Una persona "normale".
L'altra grande protagonista femminile del telefilm è Irina, la madre di Sydney, che appunto si afferma per vacillare fra bianco e nero, fra bene e male, verità e menzogna. È un personaggio profondo nella sua ambiguità.
Non hanno nessun appeal la malvagia dark lady Lauren o l'innocua piccina Nadia.
In Star Wars, Leia piace perché è forte, indipendente, è una ribelle ma anche insicura, tendenzialmente nevrotica e bisognosa d'affetto. Padmé, al contrario, è perfetta al punto da stufare con la sua mielosità: acquista un po' di carattere quando trasgredisce alle regole e decide di amare Anakin contro le regole.
Darth Vader è forse il miglior cattivo di sempre, e la sua redenzione è anche più vivida di quella dell'Innominato manzoniano. L'Imperatore, invece, vecchio brutto e laido, è piattamente malvagio e non molto interessante. Non ha una psicologia complessa, contraddittoria. Nessuna evoluzione.
Jenny dello straordinario, mozzafiato Forrest Gump è stregante nella sua umana imperfezione. Soffriamo con lei, le vorremmo dare pugni in testa quando la vediamo drogarsi, scatenarsi, bruciarsi. Forrest è innocente, puro come un bambino. Il personaggio di Forrest ha valore di contrasto, perché si staglia nettamente contro l'adulta pochezza degli altri e questo lo innalza. Ma Forrest è stupido, per questo è così innocente. Chi voglia raccontare un personaggio intelligente, non potrà che dipingerlo come macchiato dalla vita, in qualche modo.
Per fare un esempio che anche le ragazzine bimbominchia capiranno: Avril Lavigne (è una cantante pop-punk per teenagers, grande idolo della mia ragazza) piaceva quand'era una tomboy, un maschiaccio, poco curata, sportiva, ubriacona, sboccata, testarda, "ribelle" quanto lo può essere una che pudicamente rimuove con lo scratch le parolacce dalle sue canzoni, ma comunque non conformista. La donnina inamidata, linda e pinta, con i suoi tubini neri e i tacchi alti di oggigiorno non piace più.
Per spostarci su esempi che anche i diversamente giovani capiranno: ne I promessi sposi, fra Renzo e Lucia, tutti simpatizzano per Renzo. Perché è più vero, più realistico, più vicino. Renzo è ognuno di noi: chi non fa qualche cazzata, ogni tanto? Lucia, nella sua monolitica perfezione religiosa, viene a noia. Incatramata nel suo pudore, viene surclassata dalla troppo sicura di sé Agnese, dalla pettegola Perpetua, dalla misteriosa Monaca di Monza, dall'ipocrita Donna Prassede. Uno dei molti motivi per i quali Manzoni era un genio è che nessuno dei suoi personaggi, a parte la succitata Lucia e forse lo stitico cardinale Borromeo, è totalmente buono o cattivo, nemmeno don Rodrigo, pavido e agitato da turbamenti d'animo. Per questo piace tanto don Abbondio, per questo gli si perdonano i misfatti: è uno di noi. Non si riesce ad essere crudeli con sé stessi.
Gli esempi si sprecano. Potremmo continuare per ore.
I migliori personaggi della storia, quelli che ti porti nel cuore, sono invariabilmente imperfetti.
Il topos dei topoi della letteratura è proprio la redenzione, il viaggio di formazione, il superamento di ostacoli interiori e la maturazione. Perché tutti noi siamo intrisecamente deboli, parziali, vigliacchi, buoni o cattivi.
Ma non si può redimere quel che è già perfetto. Non si può rendere più perfetto ciò che lo è già. Il viaggio di un essere perfetto verso la redenzione non ha senso. È già redento. Allo stesso modo, il viaggio di un essere assolutamente malvagio verso la dannazione non ha senso. È già dannato.
A parte i personalissimi deliqui della Marcela sull'improbabile connubio fra "terapia" e "letteratura", se la scrittrice parte da codesti presupposti, scriverà un romanzino propagandistico magari anche di buona qualità artistica, qualcosa di facile da leggere, ma così vuoto che non rimarrà nella storia. Come giustamente fa notare ilmarmocchio, l'ortodossia culturale, oggigiorno imperante, è così sterile da essere noiosa. Il libro piacerà alle femministe perché dice cose che si confanno alla dottrina attuale, ma tra vent'anni già non se ne parlerà più. Tra l'altro, siccome non mi pare sia
Vi è mai capitato di vedere quei film di Hollywood degli anni '40, prodotti in piena seconda guerra mondiale? Molti sono artisticamente ottimi, ben girati, dal copione intelligente.
Eppure sono così imbevuti di retorica patriottica da risultare boriosi, iperglicemici, diabetici.
Stesso vale per i libriccini femministi o femminili.
Sperticarsi nel narrare le lodi assolute di qualcosa equivale a scrivere un calepino che ti leggi sul cesso o in spiaggia, non certo uno che ti porti nel cuore, men che meno uno che ti induce a riflettere. Non si può riflettere su una verità che ti viene presentata come già assoluta.
Scrivere per lodare è una cosa fatta dai regimi e dai leccaculo. Si scrive per esprimere sé stessi, per raccontare le proprie esperienze, per ammonire, per fissare nella pietra (o nella carta) il proprio brandello di pensiero. Non per lodare o incensare.
*http://it.wikipedia.org/wiki/Mary_Sue