Autore Topic: "Altro che flagello, io, madre single, aiuto il paese".  (Letto 1207 volte)

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Offline Fazer

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"Altro che flagello, io, madre single, aiuto il paese".
« il: Settembre 16, 2011, 12:07:12 pm »
http://www.corriere.it/cronache/11_settembre_16/basso_madre_single_37a4765e-e037-11e0-aaa7-146d82aec0f3.shtml

«Altro che flagello, Io, madre single, aiuto il Paese»
A proposito del welfare all'italiana

Proviamo ad aiutare un po' di più i nostri figli

di Dario Di Vico (14 settembre 2011)
La lettera

Caro direttore,
nel commento in prima pagina di Dario Di Vico, mercoledì, si parla del «fenomeno delle madri single che flagella tutti i Paesi del Nord Europa» e «altre gravi distorsioni» in cui rischio di finire anch'io, madre single di ritorno che dall'ex marito il mese scorso ha ricevuto solo un decimo di quanto stabilito dal tribunale per il mantenimento dei figli. A proposito di «trasferimento di risorse dai padri ai figli»...

Le parole feriscono. Né io né le mie amiche mamme single sapevamo di essere moderne Attila importate dai Paesi scandinavi. Ci consideriamo, più semplicemente, madri che provano a crescere al meglio i propri figli, amandoli. Senza pesare sulla società. Anzi, «mettendo sul mercato» di questa vecchia Italia giovani menti che speriamo il Paese saprà sfruttare al meglio, senza costringerli a cercar fortuna altrove. Ci vuole fiducia nel futuro e un cambio di prospettiva. Le famiglie, monoreddito o plurireddito, sopravvivono con grande fatica, in realtà. E non si parla abbastanza dei padri che sfuggono le proprie responsabilità. Parlo di figli ma anche di casa, famiglia, lavoro, scelte e, soprattutto, condivisione reale del potere.

Questo è il vero flagello che impedisce alla società di domani di prendere corpo e alle donne e ai figli di liberare i propri talenti. A meno che non si privilegi una visione pessimistica di questa Italia. Un Paese dove non c'è futuro, nessuna voglia d'innovazione o nuove frontiere. Nessun bisogno di nuovi talenti, giovani o vecchi che siano. Solo l'urgenza disperata di tagliar pensioni e posti di lavoro. Non per far largo ai nostri figli/figlie, ma per far tornare i conti di chi ha investito male in passato (e son quasi tutti uomini). Informando i giovani che le risorse dei padri, dei nonni e (già) anche delle madri e delle nonne sono finite. E che l'Italia non può più permettersi di essere patria di letterati/e e scienziati/e, o di giovani che studiano al liceo per il piacere di sapere.

La risposta (d.d.v.) Ammetto subito l'errore. In omaggio al linguaggio politicamente corretto ho usato l'espressione «madri single» al posto di «ragazze madri». Ma i due termini, come dimostra la lettera della signora Basso, non sono equivalenti. Quindi riavvolgiamo il nastro e ripartiamo. Nell'articolo sostenevo che la famiglia italiana è stata una straordinaria rete di protezione che - tra le altre cose - ha impedito che da noi dilagasse per l'appunto il fenomeno delle ragazzi madri, ovvero delle minorenni o poco più che come in molti Paesi d'Europa vivono da sole con i loro bambini in condizione di esclusione e povertà. Ricordo sempre come uno dei primi a farcelo notare sia stato un Ralph Dahrendorf straordinariamente colpito dai guasti che le maternità precoci hanno causato nella società inglese. «Voi italiani non vi rendete conto della fortuna che avete». Se la memoria non mi tradisce mi pare che sia stato proprio il sociologo della London School of Economics a parlare di «flagello sociale». Tutt'altro fenomeno e problematica sono quelli che riguardano le madri ampiamente maggiorenni e single. La solitudine è il punto di approdo di una variegata gamma di percorsi individuali in qualche caso scelti e in molti altri no, ma comunque si tratta di una condizione soggettiva sorretta da una passione, da una forte mobilitazione individuale necessaria, del resto, per affrontare le «acrobazie» della vita quotidiana di una donna che lavora e mantiene da sola una famiglia. Concordo pienamente con la lettrice sul giudizio che le madri single esprimono una carica di ottimismo e di tensione verso il futuro sicuramente superiore alla media della società italiana. In definitiva con il loro impegno quotidiano insegnano qualcosa a tutti noi.


Quello che segue è uno dei commenti:

In Tema di Flagelli

Mai come oggi e' importante esprimere con micrometrica precisione anche i risultati di indagini statistiche o demoscopiche. Pero' mentre da un lato si fa esercizio di stile logico matematico, dall'altro si generalizza e si sprofonda nella vacuita' piu' grossolana. Come di consueto quando si toccano queste tematiche dalle parole della Signora trapela un'ombra di risentimento e disagio verso il genere maschile visto come 'altro' dal connubio aureo 'figli-mamme'. Qui in italia siamo tanto fortunati, cosi' fortunati che vengono dalla Corea (cercare su YouTube per credere) a fare servizi giornalistici sulla iniqua situazione dei Padri Separati Italiani. Non vanno in Danimarca, Svezia o Inghilterra o in USA, vengono qui da noi, e non perche' siamo il Bel Paese. E per ogni Madre Single c'e' un Padre Separato alle spalle che spero la Signora non vorra' generalizzare e descrivere per definizione come un Barbablu'. La legislazione italiana oggi in materia di Diritto di Famiglia in pratica ha creato uno scompenso per cui la Separazione e' un business. Altro che scatole vuote come l'Affido Condiviso. Dopo la separazione la Legge vuole i Padri fuori dalle scatole e guai ad insistere per essere presente con i tuoi figli, poiche' ti fai nemico anche il tuo avvocato che non vuole avere grattacapi con i giudici che sappiamo come la pensano. E solo chi non ci e' passato non lo sa. Business e' anche gettare sempre piu' benzina sul fuoco dell'odio tra i sessi.


Offline Fazer

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Re: "Altro che flagello, io, madre single, aiuto il paese".
« Risposta #1 il: Settembre 16, 2011, 23:00:23 pm »
Anche una delle rintronate della 27esimaora si aggiunge alla lagna:

Perché noi mamme single
non siamo un flagello

Mercoledì leggo il fondo in prima pagina del vicedirettore Dario Di Vico, “Cari genitori”. Si parla della «formidabile rete di protezione» fornita dalla famiglia italiana ai propri figli e di welfare, di pensioni da riformare e immobilismo. Si parla molto di padri. Le madri, invece, compaiono solo nelle prime righe, quando si parla del «fenomeno delle madri single che flagella tutti i Paesi del Nord Europa». Ne parlo con la mia amica Viviana Basso, madre single di ritorno: da un anno è separata dal marito, che le passa gli alimenti per i figli a ritmo altalenante. E’ arrabbiata, almeno quanto me. Oggi firma una lettera che è sulla prima pagina del Corriere, con la risposta di Di Vico. Forse, merita un seguito. Perché non siamo diverse da migliaia di altre donne con l’affanno, madri o no, single o accoppiate, di città o di provincia, che s’arrabattano per far tornare i conti, tenere insieme mille pezzi di vita che vanno in direzioni opposte, dimostrare continuamente di valere. Lottando nella speranza che i compagni di coppia o di lavoro accettino di condivere davvero il potere. Assieme agli obblighi e ai piaceri.
 
Quattordici anni fa sono diventata madre, senza un compagno al fianco. A volte nella vita succedono cose bizzarre e val la pena di dar corso al destino. Come scrive la mia amica Viviana, che invece è diventata “madre single” con i figli ormai alle elementari, «non sapevamo di essere novelle Attila importate dai Paesi scandinavi. Ci consideriamo, più semplicemente, madri che provano a crescere al meglio i propri figli, amandoli. Senza pesare sulla società». A differenza del quadro descritto da Di Vico, non abbiamo goduto, o solo in parte, di «trasferimenti di risorse dai padri ai figli».
 
La “carretta” la mandiamo avanti noi, tra incoscienza e onnipotenza.
 
Viviana e io siamo felici che la lettera sia finita in prima pagina. Ringraziamo la vice-direttrice Barbara Stefanelli, che lo ha reso possibile insistendo con delicatezza perché venisse scritta, e il vice-direttore Dario Di Vico che oggi ha risposto, da vero gentleman qual è, riconoscendo che le madri single «con il loro impegno quotidiano insegnano qualcosa a tutti noi». Grazie, ma il punto va spostato un po’ più in là.
 
Non siamo martiri né eroine.

Di Vico oggi fa un sottile distinguo fra le “madri ampiamente maggiorenni e single” e le “ragazze madri” che “flagellano” le società del Nord. Eppure non siamo diverse neppure da quelle ragazze, a parte le rughe sul volto. Non sono meglio io perchè il figlio è arrivato a 33 anni, quando già avevo uno stipendio che mi sosteneva. Sono solo maledettamente più fortunata.
 
Il flagello non sono le ragazze madri. E tantomeno i loro figli, che sono il futuro. Semmai, è un gioco di potere che non abbiamo scardinato, ancora. Altro che welfare da riformare, questa è impresa più ardua:
 
«Il vero flagello che impedisce alla società di domani di prendere corpo e alle donne e ai figli di liberare i propri talenti», scrive Viviana.
 
A proposito di welfare: quale uomo non ha sorriso quando a Roma hanno deciso che anche le donne andranno in pensione a 65 anni – “la vera parità” ci hanno detto – senza che nessuno spiegasse loro che le donne di lavori nella vita ne fanno due o tre, solo uno pagato (spesso meno degli uomini e con minori prospettive di carriera) e forse neppure il più usurante.
 
Ieri ho visto al cinema Carnage, ultimo film di Polanski. Un piccolo capolavoro. Verso la fine del film Kate Winslet, madre e donna in carriera, espode svelando il piccolo, sporco segreto del marito. Non ne vuole sapere nulla delle decisioni che riguardano il figlio, la casa, la famiglia, “perchè lo annoiano”. Lui fa l’avvocato di successo e porta a casa i soldi. Punto.
 
E’ vero, a volte i figli, la casa, la famiglia sono una noia mortale. Quasi sempre sono una gran fatica. Fanno comunque parte della vita e spesso sono un gran piacere. Che in due, mi dicono, si può vivere anche meglio.

Offline yamamax

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Re: "Altro che flagello, io, madre single, aiuto il paese".
« Risposta #2 il: Settembre 17, 2011, 19:02:20 pm »
La “carretta” la mandiamo avanti noi, tra incoscienza e onnipotenza.

No si chiamano "deliri di onnipotenza" scompensati.