Autore Topic: Soldatesse e ipocrisia maschile  (Letto 29508 volte)

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Harmonica

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Soldatesse e ipocrisia maschile
« il: Novembre 21, 2009, 23:27:42 pm »
http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2009/11/21/visualizza_new.html_1619522612.html
E' un giuramento militare che resterà nella storia quello che si è svolto oggi in piazza del Plebiscito a Napoli. Qui, davanti ad autorità militari, civili e religiose hanno giurato fedeltà alla Repubblica italiana gli allievi del 222° corso della Scuola militare Nunziatella. E per la prima volta a farlo sono state anche le donne. A sfilare, tra gli allievi del primo anno di corso, anche sette giovani ragazze. A loro, scelte tra circa 250 ragazze che avevano presentato domanda di ammissione al concorso, l'onore di essere le prime giovani ammesse nella prestigiosa scuola militare partenopea dopo ben 222 anni. Con lo sguardo fiero, sistemate in prima fila, hanno gridato 'lo giuro' insieme ai loro compagni.

Capelli legati, hanno indossato l'uniforme storica della Nunziatella e imbracciato il moschetto risalente al 1891, proprio come i loro compagni. E dalle tribune, dove erano sistemate le famiglie, al loro passaggio, durante la parata conclusiva della cerimonia, qualche genitore non ha saputo trattenersi e ha gridato: 'Brave'. Qualcuno, per la verità, alla cerimonia ha riservato anche qualche fischio. Non per la presenza delle donne, hanno subito spiegato gli ex allievi della Nunziatella, ma per la decisione, presa dai vertici della scuola militare di interrompere le tradizioni, soprattutto quelle goliardiche, proprio in virtù della presenza del gentil sesso. "Siamo a favore dell'ingresso delle ragazze - hanno detto - ma allo stesso tempo vogliamo che le tradizioni non vengano eliminate perché rappresentano esperienze che legano allievi di diverse generazioni". Ad augurare un buon anno scolastico alle allieve e agli allievi, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale di Corpo d'Armata Giuseppe Valotto, il comandante delle Scuole dell'Esercito Generale di Corpo d'Armata Giuseppe Maggi, il comandante dell'Accademia militare di Modena Generale di Corpo d'Armata Roberto Bernardini, il comandante della Nunziatella colonnello Filippo Troise, il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il prefetto Alessandro Pansa ed altre autorità militari, civili e religiose.

"Sono lieto - ha detto il generale Valotto - di aver partecipato a questa cerimonia che vede per la prima volta, in 222 anni, la presenza delle allieve alle quali auguro un sereno anno scolastico pregno di successi e di esperienze". Un augurio che si è aggiunto a quello del comandante della Nunziatella, colonnello Troise, ex allievo del corso '80-'83, che ha sottolineato come "oggi per la prima volta si aprono le porte di una scuola militare alle donne che già sono presenti nell'esercito dal 2004". "La Nunziatella - ha proseguito Troise - è una scuola di grande tradizione e sono lieto nel vedere che queste ragazze siano così determinate forse anche più dei loro compagni". Ad eccezione del pernottamento all'interno della scuola, che sarà diviso tra donne e uomini, miste sono, invece, le classi, ma anche la pratica delle attività sportive e militari.


« Ultima modifica: Marzo 13, 2010, 10:18:44 am da Harmonica »

Online fabriziopiludu

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #1 il: Novembre 22, 2009, 13:22:47 pm »
CHE SCHIFO!!!!!
Che retorica nauseante!
Essere "determinate, anche più dei loro compagni" è considerato un pregio!?
Sono discorsi da Jagoda, Beria, Ezov!!!!

Notate bene!!!: Una Scuola Militare, aperta alle ragazze;
"les midinettes", invece, rimangono, ermeticamente, femminili!
Non si possono - secondo loro - sporcare con presenza maschile!!!
« Ultima modifica: Novembre 22, 2009, 13:32:03 pm da fabriziopiludu »

Offline Ethans

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #2 il: Novembre 22, 2009, 19:49:04 pm »
Le donne nell'esercito... forse nessuno si rende conto di quanto sia pericoloso far intraprendere alle donne una carriera militare. Penso che questa sia una cosa irresponsabile e una follia relativamente alla sicurezza di una nazione.

milo

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #3 il: Novembre 22, 2009, 20:46:32 pm »
Citazione
quel che si deve fare è che l'addestramento e le relative prove da superare  non siano agevolate rispetto a quello maschile

Concordo, lì si parrà la loro nobilitate.
Milo, anche poeta. :ohmy:

Scusate se faccio l'Indice e recupero un po' di memoria storica.
Per il momento ricordo solo questo:

GERUSALEMME - Un insolito miscuglio di attestati militari e libri sulle donne distingue il piccolo studio quadrato di Martin van Creveld, 56 anni, olandese di nascita ed israeliano per scelta da oltre trent'anni. Docente di Storia militare all'Università di Gerusalemme ed esperto di strategia di fama internazionale, van Creveld dalla sua casa di Mevasseret Zion, guida una solitaria battaglia contro il suo nemico giurato: le donne. E´uno dei pochi temi che in queste settimane riesce a distogliere Israele assediata dal terrorismo dei kamikaze palestinesi. Con alle spalle i diplomi ricevuti a Quantico, in Virginia, dalla Scuola del Corpo dei Marines e sulla scrivania una bandiera del Sol Levante dipinta a mano, van Creveld svela i motivi della sua crociata contro le donne, illustrando il contenuto del prossimo libro (uscirà in francese) dal titolo chiaro e provocatorio: Il Sesso Privilegiato.

Professore come si sente ad essere definito il nemico pubblico del sesso femminile?

«Sono il più grande maschilista di Israele. Le mie tesi danno fastidio, perché sfidano tabù radicati in tutto l'Occidente. Hanno provato ad accusarmi di molestie sessuali, a spiarmi con microfoni durante le mie lezioni. Ma non hanno trovato niente, solo le mie idee».

Perché un esperto di strategia militare come lei ha dichiarato guerra alle donne?

«Sono uno studioso di Storia militare dall'inizio degli anni Settanta. E´una materia che ha poco a che fare con le donne: Clausewitz nelle 863 pagine della sua "bibbia" non le menziona mai. Dieci anni fa iniziai a interrogarmi su questo. Mi chiesi come era possibile discutere della guerra senza tener presente metà dell´umanità».

Che rapporto c'è fra le donne e la guerra?

«Le donne non hanno mai avuto un ruolo nelle guerre: dopo secoli di assenza dagli eserciti, negli ultimi decenni le italiane o le americane hanno cominciato ad arruolarsi. Solo quando si passa dalla guerra convenzionale alla guerriglia, sia nel caso della Seconda Guerra Mondiale che delle kamikaze palestinesi, il loro numero cresce sensibilmente. Per la guerra le donne non esistono. Nessuno nella tradizione militare si è mai posto tali domande, io l'ho fatto. Ho iniziato a studiare, fare ricerche, ho scritto Uomini e Donne in Guerra. La risposta all'assenza delle donne dalla guerra mi è venuta dallo studio del rapporto fra sessi, di cui parlerà il mio libro, "Il sesso privilegiato"».

Perché considera le donne il sesso privilegiato?

«Le donne sono più deboli nel fisico e nella capacità di competere e, al contrario di quanto afferma la propaganda femminista, l'intero meccanismo della nostra società è un tentativo di compensarle per la loro debolezza: se dovessero cimentarsi con gli uomini infatti soccomberebbero e l'umanità avrebbe fine». ….

Teoria a parte, può fare degli esempi concreti di privilegi femminili nella società?

«Gli esempi sono infiniti. Tanto per cominciare, dalle donne si esige meno che dagli uomini. Lo stesso comportamento che porta alla punizione per un bimbo diventa abbraccio di consolazione per una bambina. Il matrimonio è una forma di protezione per le donne, perché geneticamente una lei può avere solo un numero limitato di figli, mentre lui può avere molti figli da più donne. Sul lavoro la musica non cambia: dall'inizio della Storia, l'uomo ha lavorato più duramente e intensamente delle donne, per il motivo che se si richiedono ad una donna i ritmi di un uomo, va incontro ad un collasso. Poiché le donne non lavorano quanto gli uomini, l'intera società può essere letta come un sistema di trasferimento di risorse dagli uomini alle donne. Il novanta per cento di quanto accumulato dagli uomini viene speso dalle donne, basta guardarsi in casa per averne la prova. Altro esempio, la beneficenza: se guardiamo la Storia di Paesi come l'Italia e la Francia, ci accorgiamo che è sempre stato più facile per le donne anziché per gli uomini ricevere della beneficenza. Specialmente se chiedono le elemosina con i figli. Lo stesso è vero per lo Stato Sociale dei nostri tempi:  gli uomini pagano le tasse, le donne ricevono i benefici. Per natura le donne sono il sesso debole, dunque l'intera storia dell'umanità è un tentativo di compensarle. Le donne hanno sempre ricevuto più aiuti economici degli uomini, perché altrimenti sarebbero morte di fame e l'umanità sarebbe scomparsa. Le donne sono trattate con favore anche dalla giustizia: per un reato simile, l'uomo riceve una pena maggiore della donna; ad ogni stadio del processo giudiziario, gli uomini sono penalizzati. Il numero delle donne in prigione è inferiore a quello degli uomini, non perché commettono meno reati, ma perché ricevono pene più lievi».

Torniamo al rapporto con la guerra. Perché Clausewitz ignorò le donne?

«Clausewitz riteneva la guerra un'arte razionale e dunque non c'è spazio per le donne, che sono emotive ed intuitive».

Ma madri, figlie e mogli pagano comunque un prezzo alto quando si entra in guerra...

«Una singola donna che aspetta a casa il marito, o che bada ai suoi figli è più importante in guerra di mille segretarie in uniforme. Le donne sono molto importanti nelle guerre, ma non combatteranno mai come gli uomini».

Se fosse una donna non si sentirebbe umiliato dalle sue teorie?

«Sì, ma non sono una donna, dunque la questione non mi tocca. In guerra gli uomini muoiono per far vivere le donne. A volte mi piacerebbe avvenisse il contrario. Se fossero andate in Afganistan, sarebbero morte tutte. L'unico Paese nella Storia che ha imposto la coscrizione per le donne è Israele, ma neanche qui combattono, creano solo grane».

A questo punto non resta che chiederle perché le donne vivono più a lungo...

«I medici dicono che è a causa degli estrogeni, ma fino a due secoli fa gli uomini vivevano di più. Non sono gli estrogeni, ma la civilizzazione ad aver modificato l'equilibrio. Il cambiamento è iniziato con la rivoluzione industriale, quando gli uomini hanno cominciato a fare i lavori pesanti all'aperto. E´stato un fenomeno progressivo. In Europa, l'ultimo Paese dove la vita delle donne ha superato quella degli uomini è stato l'Irlanda, nel 1850. In Paesi come India ed Egitto, il sorpasso è avvenuto negli ultimi 50 anni.  Oggi restano dieci Paesi dove gli uomini vivono ancora di più e si tratta di posti molto poveri, come il Bangladesh».

Il fatto che le donne siano il sesso privilegiato è una cosa buona?

«Sono un uomo, dunque credo sia una cosa buona, se fosse al contrario mi sentirei colpevole, mi vergognerei davvero molto».

L'intervista è finita, il professore più maschilista d'Israele non fa a tempo ad alzarsi, che arriva la sua seconda moglie a dargli manforte: ha una rivista della mutua in mano: «Vedete, mettono in copertina la salute della donna, non certo i problemi della prostata...».

http://www.uomini3000.it/401.htm


E il libro segnalato da Ventiluglio:

Le donne e la guerra - Ieri, oggi e domani
(tit. orig.: Men, Women and War)

di Martin Van Creveld

Listino: € 20,00
Editore: Editrice Goriziana
Collana: Le Guerre
Data uscita: 01/05/2007
Pagine: 340


Nel corso della storia, le donne sono rimaste lontano dalla linea del fronte. Con poche eccezioni, il ruolo della donna in guerra è sempre stato solo di ausilio per l’uomo cui era affidato il compito di combattere. Ora, all’inizio di un nuovo secolo, le cose stanno cambiando.
Per la prima volta nella storia le donne hanno ottenuto un posto a fianco dell’uomo sul campo di battaglia. Negli Stati Uniti e in buona parte dell’Europa, le donne rappresentano circa il 12 per cento delle forze armate. A differenza dalle loro madri, le donne oggi possono prestare servizio militare in marina, sui caccia-bombardieri, e possono manovrare i pezzi d’artiglieria. In tutti i paesi sviluppati, stanno progressivamente occupando posizioni a livello di reggimento che un tempo erano riservate esclusivamente agli uomini. È in corso una rivoluzione celebrata dalle femministe di ogni nazione.
L’autore, però, osserva che l’afflusso delle donne nelle forze armate può essere un interessante esperimento sociale, ma dal punto di vista militare costituisce un problema. Data la diversa costituzione fisica, le donne al fronte non possono offrire le stesse prestazioni dei maschi, e, soprattutto, sono più soggette a farsi male. Le donne che entrano a far parte dei reggimenti avanzati, hanno condizioni di accesso più facili, hanno compiti più leggeri e sono soggette ad una disciplina meno rigida. Se poi si aggiungono tutte le cause legali per molestia sessuale e per sessismo, si crea un quadro di circostanze che ha avvilito il morale delle unità miste ai minimi storici. Se dunque le donne entrano numerose nelle forze armate, ancor più numerosi sono gli uomini che ne escono.
Martin van Creveld, con questo libro provocatorio e controverso, afferma che se la parità dei sessi è un valore desiderabile nella vita civile, il compito di fare la guerra deve esser lasciato agli uomini. Nelle forze armate i ruoli vengono attribuiti al genere maschile o femminile per ragioni ben precise, e la correttezza politica della parità non solo mette a rischio la sicurezza nazionale, ma rappresenta un pericolo anche per i soldati che sono chiamati a difenderci.

http://questionemaschile.forumfree.net/?t=26654160&st=0#entry228105138

milo

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #4 il: Novembre 22, 2009, 20:50:00 pm »

Harmonica

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #5 il: Novembre 23, 2009, 01:10:45 am »
Questo e' un bel post.
http://www.uomini3000.it/88.htm
DONNE MILITARI?       

Una grande conquista femminista…

 

di Lorenzo R.

 

 

Sono nettamente contrario alle donne-militari, ma la questione è articolata e complessa e occorre fare chiarezza.

 E’ vero che, in percentuale, le donne soldato coprono ruoli “di comando" (“ufficiali”) in misura maggiore degli uomini, ma esistono donne nella “truppa” (soldati semplici), eccome. Sia nell’Esercito Italiano che in tutti gli eserciti aperti al “gentil” sesso.

 Il fatto è che le donne sono esentate dal “combattimento” (che non sia esercitato per l’esclusiva “difesa personale”), cioè da quello sgradevole aspetto della vita militare che costituisce peraltro il suo fine ultimo (e per certi aspetti la sua “nobiltà”, perché chi combatte “rischia ciò che il nemico rischia”).

Nessun esercito al mondo (nemmeno quello USA e tantomeno quello israeliano) permette alle donne di coprire ruoli di combattimento.

 Quello USA nel ‘97 (sotto Clinton), ha permesso - molto ipocritamente - l' “accesso” (non lo stazionamento) delle donne alla cosiddetta prima linea... ma NON in ruoli di combattimento! (situazione in sé assurda - che viene infatti sistematicamente evitata).

 In tutti gli altri eserciti del mondo, le donne soldato devono restare fuori dalla linea di combattimento e di rischio (con criteri variabili e complessi da esercito ad esercito).

 Non ci sarebbe nulla di male in ciò (l’idea infatti di avere una donna al mio fianco in battaglia, o una dall’altra parte da dover/poter uccidere, come uomo mi ripugna - ed avrebbe aspetti deleteri anche per altri motivi pratici): in pratica, malgrado le dichiarazioni bellicose ed “emancipate”, le aggressive divise mimetiche ed il posto di prima fila riservato loro nelle parate militari, queste donne soldato sono per lo più delle mere burocrate (furiere, vivandiere, ecc.) delle Forze Armate.

 Teniamo infatti presente che, negli eserciti moderni, per avere un soldato “vero” che spara e combatte ne servono altri nove (almeno) che lo nutrano, lo vestano, lo informano, lo armano, ecc. (dicesi “logistica”).

 Non ci sarebbe nulla di male in sé, ancora, a parte il fatto che prestare la propria opera in un’organizzazione il cui scopo ultimo resta pur sempre “killing the people and destroying the things” senza rischiare - se non in bassissime percentuali - la propria pelle, è il contrario di qualunque etica “guerresca”.

 Cosa che fa inoltre a pugni con la pretesa Femminista per cui “donna è pace” e con la trita (e falsa) affermazione “tutte le guerre sono contro le donne - tutte le donne sono contro la guerra”.

Considerato poi che, in una guerra moderna, si calcola che il numero di morti civili è da 10 a 20 volte superiore a quello dei morti militari (ribaltamento completo di quel che era un tempo), fare il “soldato” nelle retrovie vuol dire stare nel posto più sicuro e confortevole che si possa immaginare in una guerra (il luogo ideale del “vigliacco imboscato”).

 Non ci sarebbe nulla di male, infine, se le gerarchie fossero nettamente separate e fosse impossibile (perché intrinsecamente “immorale”) che una donna dia ordini a un uomo.

 Siamo invece all’assurdo che un’ufficialetta, diventata tale sulla base di nozioni puramente teoriche, grazie a uno standard fisico di accesso più basso di quello maschile, il cui posto le è garantito da rigide “quote” femminili... ordini a un subordinato uomo di fare qualcosa per cui quello possa rischiare la vita!

 E’ tutto assurdamente immorale e scandaloso.

 Di una gravità di cui sembra che pochi si rendano pienamente conto...

 

L. R. – Febbraio 2004

Offline Ethans

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #6 il: Novembre 23, 2009, 01:22:00 am »
L'avevo letto anch'io su Uomini 3000... riflessioni completamente condivisibili... soprattutto il finale (ultime 7 righe)... chi non è d'accordo è un ipocrita... o un folle...

Offline Ethans

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #7 il: Novembre 23, 2009, 03:15:26 am »
CHE SCHIFO!!!!!
Che retorica nauseante!
Essere "determinate, anche più dei loro compagni" è considerato un pregio!?
Sono discorsi da Jagoda, Beria, Ezov!!!!

Notate bene!!!: Una Scuola Militare, aperta alle ragazze;
"les midinettes", invece, rimangono, ermeticamente, femminili!
Non si possono - secondo loro - sporcare con presenza maschile!!!

Veramente, mi viene il vomito...

Offline Ethans

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #8 il: Dicembre 08, 2009, 17:18:01 pm »
L'altra sera parlavo con un mio conoscente che è maresciallo dell'esercito, gli ho chiesto cosa ne pensava dell'entrata delle donne nella vita militare, mi ha risposto che è un fatto positivo in quanto i militari maschi hanno iniziato ad avere più cura della propria immagine, del proprio look.

Mi sono cascati i maroni.
« Ultima modifica: Dicembre 08, 2009, 17:23:29 pm da Ethans »

Offline ilmarmocchio

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #9 il: Dicembre 08, 2009, 17:22:52 pm »
Il soldato femminile ha la stessa valenza dell'atleta femminile : zero

Offline Red-

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #10 il: Dicembre 09, 2009, 01:13:07 am »
Poco tempo fa una soldatessa ha postato su questo forum. Io, oltre a quello che già avevo scritto, volevo aggiungere che un esercito, tranne smentite, nasce per combattere. Per combattere ci vuole forza almeno pari (comunque competitiva) rispetto all'esercito avversario.
Avrei voluto che mi dicesse, costei, se ritiene le donne forti come gli uomini.
Inoltre io ho fatto, a suo tempo, il classico anno di militare. Una compagnia "operativa", manovre a fuoco (colpi veri su sagome) scavalcamenti di montagne, pattuglie, ho spento incendi, sono stato di pattuglia in un paesotto siciliano col più alto tasso di latitanti in Italia, campi estivi e invernali, etc, etc. Una volta un commilitone si fratturò il dito indice per evitare i campi invernali. Fece tre giorni di infermeria e poi in marcia col dito steccato. NOn sono un marcantonio ma ho un fisico robusto ed integro (tocco ferro :P).
Diverse volte sono stato in difficoltà e una volta sono svenuto sul finire di un attacco simulato a W rovesciata ad una postazione "nemica".
In una vera azione spesso non è il fuoco nemico che ti uccide, ma è la fatica e gli incidenti/imprudenze conseguenti.

L'esercito nasce per far la guerra, cosa può fare una donna in una vera guerra? Giusto le parate, e poi può far vedere che lei arriva dappertutto, perchè "è uguale". Una manovra politica, evidentemente; che di concreto e di specifico ha ben poco e che serve solo come immagine.
Non credo affatto che i vertici militari, così come i politici, ritengano una donna combattente efficace quanto un uomo.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Warlordmaniac

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #11 il: Dicembre 10, 2009, 19:08:37 pm »
Poco tempo fa una soldatessa ha postato su questo forum.
Se quella è veramente una soldatessa, allora io sono quello a sinistra sul mio avatar.

Online fabriziopiludu

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #12 il: Dicembre 19, 2009, 16:47:21 pm »
Qualche soldatessa mutilata c'è già adesso.

Online fabriziopiludu

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #13 il: Dicembre 20, 2009, 09:54:22 am »
Affermare la totale mancanza di soldatesse mutilate avrebbe potuto causare assurde accuse da parte delle femministe, come: "Siete male informati!".
Ho voluto prevenire.
« Ultima modifica: Dicembre 20, 2009, 09:59:21 am da fabriziopiludu »

Online fabriziopiludu

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Re: Soldatesse e ipocrisia maschile
« Risposta #14 il: Dicembre 22, 2009, 09:38:11 am »
Non voglio ritornare a formare una galleria fotografica di soldatesse, ma mi sembra doveroso mettere questa fotografia, emblematica.
Ma come si può sorridere di soddisfazione, davanti a fiamme e fumo nero!?