Dal sito del
Se non ora, quando?.
All’inizio abbiamo detto no, non possiamo. Poi qualcosa è cambiato, abbiamo detto sì. Ed è stata cosa buona e giusta. Non ricordo quando il nostro no è diventato sì né perché. È stato cancellato dagli avvenimenti successivi. Ora possiamo riguardare al tutto con reale soddisfazione. L’assemblea era affollata, aula piena, gente in piedi, i nostri timori svaniti. Interventi coinvolgenti, che ricostruivano una persona bella, attiva, intelligente. Interventi che rinnovavano il rimpianto per una vita così piena di promesse, così brutalmente spezzata. Qualcosa è cambiato, credo in tutti noi. Nel giovani maschi, i cui interventi, così diversi dal tono distaccato che di solito è usato, così vicino al nostro linguaggio da stupirci, abbiamo trovato un modo nuovo di porsi: una ricerca interna, un avvicinamento a posizioni interne al movimento femminista, un’analisi che, finalmente, partiva dal sé maschile, dall’accettazione di quello che per noi è ovvio ma è così poco diffuso tra gli uomini e cioè che la violenza è congeniale al genere maschile, è un problema maschile che può esplodere senza preavviso e va tenuta sempre sotto controllo.
Quando gli uomini smetteranno di pensare “io no” e lo sostituiranno con “io forse, devo stare attento” sono convinta che i delitti di genere, i crimini in nome dell’AMORE-PASSIONE diminuiranno. “Dobbiamo smettere di avere paura delle donne” dice un giovane maschio “dobbiamo vivere accanto a loro rispettandole ed accettando di non essere così forti, anzi di essere deboli.” Deboli certo di fronte alla paura dell’abbandono, di fronte alla paura di dover vivere senza l’oggetto del loro possesso, scambiato per amore. Come si può chiamare amore un sentimento così distruttivo, che ha bisogno di cancellare, spegnere, distruggere. Trovate un altro termine, per favore! Che alcuni giovani maschi abbiano cominciato questo percorso di ricerca intima, che abbiano accettato senza protestare la proposta di formare dei gruppi di auto-coscienza per indagare le proprie pulsioni interne è bello. Magari non lo faranno, magari non accadrà. Però l’idea è stata seminata e potrebbe anche dare frutti.
Straziante è stato, alla fine della fiaccolata, ascoltare l’elenco delle donne uccise nel 2011 e terribile sentire i metodi usati per ucciderle: pistole, martelli, piccozze o solamente botte, così violente da portarle alla morte. In cima alla lista degli assassini i mariti, seguiti dai conviventi, dai fidanzati, dai partner in genere. Sempre in nome dell’amore. A grande distanza i figli maschi e infine i padri. Neanche UNA donna è stata uccisa da un’altra donna!
[anonym]http://www.senonoraquando.eu/?p=6855
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Credo non ci sia bisogno di fare alcun commento.
Eclatante la frase: "
Nel giovani maschi, i cui interventi, così diversi dal tono distaccato che di solito è usato, così vicino al nostro linguaggio da stupirci, abbiamo trovato un modo nuovo di porsi: una ricerca interna, un avvicinamento a posizioni interne al movimento femminista, un’analisi che, finalmente, partiva dal sé maschile, dall’accettazione di quello che per noi è ovvio ma è così poco diffuso tra gli uomini e cioè che la violenza è congeniale al genere maschile, è un problema maschile che può esplodere senza preavviso e va tenuta sempre sotto controllo." Una sintesi perfetta del femminismo odierno, la discriminazione ultima: l'uomo violento in quanto uomo, l'uomo pericoloso
in re ipsa, senza altra distinzione che non di sesso.
Ne consegue che
tutti gli uomini vadano "tenuti sotto controllo", si presume reprimendoli e discriminandoli, perché potenzialmente violenti. Impeccabile.
Piccola nota semantica: l'autrice si riferisce agli uomini come "maschi". Sempre. "Giovani maschi", manco stessimo parlando di vitelli. Di bestie. Nient'altro da aggiungere.
