tratto dal BLOG:
http://morti-di-stato.blogspot.com/A morire o uccidere di divorzio spesso sono i figli. Da sempre. Un giorno qualcuno farà una “lista decessi” anche per loro. Morti o assassini per depressione, caos, apatia, rabbia e molto altro, quando una separazione distrugge il nucleo famigliare, equilibri e legami, e toglie loro il padre amato.
Una vecchia storia di cui si trovano tracce antiche. Come questa:
Il 3 Giugno 1835 un giovane ventenne (Pierre Riviére) si armò di roncola e uccise con grande violenza la madre, una sorella di 19 anni ed un fratellino di 7, colpendoli alla testa, al volto, al collo. Lo fece - spiegherà più tardi al processo e in una Memoria* di una quarantina di pagine - per amore del padre. Pierre era molto attaccato all’uomo e animato da forte risentimento nei confronti della madre che accusava di una vera e propria persecuzione messa in atto contro il marito, dal quale era separata: “
Una cattiva donna, che lo molestava continuamente da quanto era sua moglie, che lo rovinava, che lo metteva in un tal stato di disperazione, che egli era tentato talvolta di suicidarsi.” I rapporti fra i coniugi si traducevano in scenate pubbliche, ricorsi continui in giudizio, liti feroci, consultazione di avvocati, giudici.. insomma tutto lo scenario che caratterizzava, allora come oggi, molte separazioni coi figli. Dopo la strage Pierre esce di casa con le mani insanguinate, la roncola in mano, e lo odono esclamare: “Ho appena liberato mio padre da tutte le sue sventure. So che mi si farà morire (allora c’era la pena di morte), ma questo non m’importa niente”.
* (la Memoria si intitolava: “riassunto delle pene e delle afflizioni che mio padre ha sofferto da parte di mia madre dal 1813 fino al 1835” - va ricordato che il divorzio è stata pratica ammessa e comune tra molte tribù antiche, da romani e greci, dall’illuminismo europeo sino ai giorni nostri)testo tratto da “Storia della Paternità” (anno 2010, pag.430) di Maurizio Quilici, basato su “Io Pierre Riviére” (anno 1973) del filosofo e archeologo Michel Foucault.
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