Il considerare il primo femminismo in un modo o nell'altro fa parte di una analisi ontologica che è lunga e complessa. Conosco Renato il tuo punto di vista, se ne può parlare, ma in una diversa discussione.
In questa discussione si affronta il rapporto con la controparte politica e rappresentativa, che consiste di donne che si riconoscono nel femminismo, a diversi gradi, così come uomini si riconoscono, come possiamo ben vedere a diversi gradi, nella qm.
Bene. In questa prospettiva pragmaticamente politica possiamo dire che con il femminismo egualitarista delle origini il dialogo è possibile, mentre con il femdominismo suprematista che si afferma nel post anni 80, il dialogo è difficile.
Colpa degli estremismi. Il femminismo "ufficiale" si è estremizzato. Questo è il dato politico, dato che comporta, più che una diversa visione ontologica sui femminismi, una diversa strategia nella ricerca dialettica e del contraddittorio.
Se vogliamo capire che questa faccenda è seria, iniziamo a diventare seri noi stessi. Per rivendicare una dinamica democratica bisogna in primo luogo porci noi stessi in compatibilità con la dinamica democratica e non uscirne.
Per quanto riguarda la questione della liceità o meno di certe espressioni, come quella di "mentecatte", sotto un profilo puramente legale, vi dico che la mia polemica con il forum non attiene alla legalità delle espressioni, o meglio, attiene alla legalità delle espressioni usate ma questo è solo un aspetto secondario, addirittura irrilevante.
La mia obiezione attiene invece all'opportunità e al fatto che il reiterato utilizzo di forme espressive provocatorie, è un momento di sfogo della piccola rabbia che alberga negli uomini quemmisti, ma rivela allo stesso tempo una debolezza e rappresenta un ostacolo al superamento della guerra tra i sessi, che si deve muovere in primo luogo come rifiuto della provocazione e del rinnovo dei motivi di rancore.
Questa secondo me è la linea quemmista che ci distingue da quella femminista radicale.
Noi vogliamo rappresentare il contraddittorio maschile al femminismo. Vogliamo ristabilire la comunicazione collettiva uomo donna su binari dialettici e paritetici. Non chiediamo alcuna tacitazione ma con fermezza, ci vogliamo rivolgere come uomini onesti a gruppi di donne oneste.
Se siamo fermi su questa linea li troviamo, altrimenti troviamo solo organizzazioni radicali come FaS, con cui vivere di infiniti flame che non portano da nessuna parte e che francamente, se portati davanti a un giudice, lo farebbero probabilmente sorridere come se avesse a che fare coi bambini di un asilo.
In tutto questo la forma, legale o non legale che sia, è un contenuto. Una questione centrale. E' la lingua del movimento maschile.