Autore Topic: Casa alla figlia  (Letto 26119 volte)

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Offline ilmarmocchio

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #60 il: Aprile 07, 2012, 00:35:23 am »
La nostra egregia direttrice parla di " maschi" contrapposto a "donne " , e di una " statistica di genere ".
Pascal e Leibnitz  si rivolterebbero nella tomba a vedere affibbiata una caratteristica di genere alla loro creazione matematica che, per definizione è asessuata.
Questo documento non lo avevo ancora letto.
Delirante come gli scritti di quella magistrata antiberlusconiana che ha intasato il già pesante sito di Magistratura democratica ( perchè esiste anche una magistratura NON democratica ?) .
Giustizia di genere, ecco il parto distocico della non insigne giurista .

O.T. (parziale ) :  come è attivo l' Istat : c'è anche la violenza economico/domestica
http://d.repubblica.it/argomenti/2012/04/04/news/violenza_economica-929770/?rss

questi uomini, le inventano tutte per angariare le donne.
Fortuna che c'è l'Istat che tutto vede.
Meno che i padri separati che mangiano alla Caritas :doh:

Offline Animus

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #61 il: Aprile 07, 2012, 01:07:42 am »
Citazione
http://d.repubblica.it/argomenti/2012/04/04/news/violenza_economica-929770/?rss

Ivana Dessanay
Sono in attesa di una manifestazione gestita, organizzata e partecipata dagli uomini che si dissociano dai loro simili per ogni forma di violenza, di maltrattamento e di anuso sulle donne. Perchè gli uomini che non si riconoscono in questi atteggiamenti stanno in silenzio?


Luca Nullo
Gentile Ivana, posso risponderle per quanto mi riguarda: mi è sempre stato insegnato che non ci sono differenze tra uomini e donne così come non ce ne sono tra bianchi e neri...


Che brutta gente, che gentaglia ... :sick:
Ma dove andremo a finire di 'sto passo?  :cry:
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)

Offline FikaSicula

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #62 il: Aprile 07, 2012, 01:40:56 am »
(...)
Pensando magari: "chi sono io per contestare ONU, Amnesty, etc?"
(...)
C'è poco da contestare all'ONU, bisogna solo riaccendere i cervelli della gente.
Vero , però intanto c'è voluta una fiction per far scoccare la scintilla, e ha smosso più merda quella fiction di decine di altre iniziative.
Quanto poi al "non è così che convinci la gente" permettimi di dissentire.
Non darei tanto peso all'intelligenza del Sig. Mario Rossi.
Guarda al caso Sex & the City... :hmm:

Infatti. Chi sono io? :)
Ma radunare altri dati è un inizio, credo. E in quanto al riaccendere i cervelli tu pensi che si riaccendano andando di blog in blog a dare della misandrica e della nazifemminista alla prima che si becca? (non tu ma simpatizzanti di questa corrente di pensiero)
Un minimo difetto di comunicazione io dico che c'è, suvvia. Almeno fornire un dizionario del perfetto antifemminista. Invece niente, sparati a bruciapelo e bona. E c'è chi resta lì basita a dire mah, boh, bhé, chissà. Ci si mette un pezzo, ma proprio un grande pezzo per capire e solo se si ha volontà di farlo, eh.

La fiction, le cifre ribadite, l'invasione di ultracorpi (scherzo :P) sulla rete, se non è sostanziata da contenuti espressi in modo chiaro ed esauriente, che non siano frasi fatte e slogan precotti, se non c'è volontà di informare, con documenti e roba che la fornisci e il mondo poi realizza una sua opinione, se la volontà più evidente, almeno in rete, è quella di agire quasi esclusivamente a contrapposizione, arriva a chi?
Inoltre: me con una fiction non mi convinci di sicuro. Non convinci neppure mia madre e neppure la madre di mia madre, buonanima, e neppure l'amica di mia madre, e non sono femministe e neppure politicizzate. Non convinci neppure mio padre. Forse fai parlare un po' il mondo romano che vive di riflesso e si riflette sui media mainstream tant'è autoreferenziale ma altrove la gente vive vite normali e quello che succede nella capitale è talmente periferico che non ne tiene conto.

E chi dovrebbe/potrebbe farla?
Chi può scalzare il Ministero della Verità (noto anche come ISTAT)?
Sai che mezzi ci vogliono per un'indagine multiscopo?
Sai quanti mesi durano le operazioni di censimento e quanti enti coinvolgono?
Sai che l'ISTAT, volendo, potrebbe effettuare indagini infinitamente più serie e precise, visto che noi dei Comuni, le ASL, etc, sono tenuti PER LEGGE a comunicargli persino quando andiamo in bagno?
Hanno tutti i mezzi.
I risultati sono quelli che vediamo: pessimi.

Va bene. Una indagine di quel tipo è impossibile. Ok. La puoi sollecitare affinchè si faccia un'altra indagine di genere che registri il dato della violenza sugli uomini. Fai tanto casino finchè i soldi non vengono tirati fuori e nel frattempo analizzi il fenomeno, ne parli, lo dettagli e lo divulghi con sistemi anche più poveri.
Dammi i dati raccolti dalle associazioni dei padri separati, prima che io riesca a raccoglierne d'altri, io li divulgo attraverso canali in cui non si scade nello stereotipo opposto e nella misoginia, in cui non si sparano inutili e gratuite e generiche bordate demonizzanti contro il femminismo e in cui non si dice che la violenza sulle donne è un fatto che c'è e non c'è, e vedrai che il dato acquista credibilità. Fuori dalle estremizzazioni, con il linguaggio del buon senso. Perché vi interessa che emerga il dato, giusto?
Dammi storie di uomini picchiati dalle mogli, torturati psicologicamente, ricattati, urlati, quel che vuoi, e io te le racconto in un linguaggio non ideologico, che entra dritto nella pancia della gente e che non è la fiction, pietosa, stupida, fatta di lacrimoni e buoni sentimenti, che mostra tutti a piangere di fronte alle ingiustizie e la santa mano dello Stato come oggetto di richiesta di tutele. Una narrazione che deve rendere merito a questi problemi deve analizzare le complessità senza scadere nel giustificazionismo, deve guardare l'anima delle persone senza istigare odio nei confronti di nessuno, deve parlare una lingua fatta di dettagli, dove le cose non possono essere viste in due e neppure in quattro colori, dove siano evidenti i mezzi toni, le sfumature, i grigi, deve evitare la divisione tra buoni e cattivi e far maturare una idea che superi le divisioni sociali e che evochi solidarietà. Parola cristiana che io vivo in senso laico e che va coniugata in un modo più intelligente e meno banale che non sia quello hollywoodiano.

http://questionemaschile.forumfree.it/?t=24201601
articolo  (vecchissimo.. peraltro) comparso su La Repubblica con una delle rare indagini sulla violenza delle donne nei confronti del partner.


Questo è quello che intendevo ma l'articolo non mi piace. Parla una lingua che è pietosa, non è impietosa. Non restituisce dignità agli individui. Alle vittime. Non riconosce forza. Misura tutto in una vittimizzazione che pare una perenne debolezza e invece ci deve essere una grande forza nel misurarsi con questi problemi.

O.T. (parziale ) :  come è attivo l' Istat : c'è anche la violenza economico/domestica
http://d.repubblica.it/argomenti/2012/04/04/news/violenza_economica-929770/?rss
questi uomini, le inventano tutte per angariare le donne.
Fortuna che c'è l'Istat che tutto vede.

se appunto l'istat ha fatto una indagine di genere orientata a rilevare un solo dato ora ne dovrebbe fare un'altra.
la violenza economica esiste perché esistono purtroppo le donne che dipendono economicamente dagli uomini e fin quando si realizza quella dipendenza e c'è chi non dà alla moglie l'accesso al conto in banca trattandola come una infante alla quale dare la paghetta, con la borsa da stringere o allargare affinchè lei resti nei paraggi e i soldi siano elemento di controllo di quella vita, allora esiste anche quella violenza.
La violenza economica la può esercitare anche una donna. Ridefinitela per quello che riguarda gli uomini, non dite che non esiste. :)

(...)
Sono in attesa di una manifestazione gestita, organizzata e partecipata dagli uomini che si dissociano dai loro simili per ogni forma di violenza, di maltrattamento e di anuso sulle donne. Perchè gli uomini che non si riconoscono in questi atteggiamenti stanno in silenzio?[/i]

Vabbè, sta cosa dell'appello agli uomini perchè si discostino dai violenti è una bizzarria. E' come dire che se non ti dichiari estraneo sei colpevole a priori. E' la visione della questione maschile secondo Snoq. Bizzarrissima e terra terra. Prima o poi bisogna dirglielo. Lo farò io.

Offline ilmarmocchio

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #63 il: Aprile 07, 2012, 01:47:14 am »
Un articolo di marco faraci sull'affido condiviso  l'ho reperito :

Libertiamo.it » Affido condiviso: riforma ostaggio ...
http://www.libertiamo.it/2011/06/21/affido-condivi...
- Libertiamo.it - http://www.libertiamo.it -
Affido condiviso: riforma ostaggio delle lobby di avvocatura e magistratura
Posted By Marco Faraci On 21 giugno 2011 @ 11:59 In Diritto e giustizia,Partiti e Stato | No Comments
- Non fa passi avanti la nuova legge sull’affido condiviso [1] dei minori in caso di separazione (DDL 957 e 2454)
che da troppo tempo giace in un cassetto al Senato.
Dopo la chiusura dei termini di iscrizione per le audizioni, il 16 marzo scorso, non ci sono stati fatti nuovi: a questo
punto risulta fortemente a rischio la conclusione dell’iter entro questa legislatura.
Questa “legge bis” sull’affido si è resa necessaria dopo che il precedente testo approvato nel 2006 è stato
sistematicamente forzato dalla magistratura nella fase applicativa, fino a tradire completamente lo spirito del
dispositivo e perpetuare de facto nella maggior parte dei casi un affidamento monogenitoriale – quasi sempre alla
madre.
Da un lato assistiamo ad una percentuale già di per sé bassa di concessioni “nominali” dell’affido
condiviso – considerando che si dovrebbe poter escludere un genitore solo nei rari casi in cui questo sia
potenzialmente pericoloso per il bambino. Dall’altro ci troviamo di fronte ad un sostanziale svuotamento del
concetto di affido condiviso che viene ricondotto negli effetti pratici all’affidamento esclusivo ad un solo
genitore attraverso l’invenzione ad hoc di figure giuridiche non previste, come il “genitore collocatario” o
“prevalente”, e attraverso la sistematica adozione di soluzioni, come la “residenza privilegiata” o il mantenimento
dei figli mediante assegno, che la riforma invece intenzionalmente superava.
Nei fatti, i nuovi DDL con relatrice la sen.Gallone ribadiscono e rendono vincolanti i principi del doppio
domicilio e del mantenimento diretto.
Si prevede, in altre parole, che entrambi i genitori siano chiamati ad oneri diretti di cura del minore e che possano
trascorrere con lui, flessibilmente, un tempo comparabile. Inoltre il padre e la madre mantengono direttamente il
figlio per i capitoli di spesa che sono loro assegnati e dunque si fuoriesce dalla logica attuale in cui il genitore non
affidatario (o “non collocatario”) deve trasferire un assegno all’altro genitore che dispone in pieno dell’effettiva
spesa del denaro.
Il principio del diritto dei figli a fruire dell’apporto dei genitori in condizioni di parità nei doveri e nelle
opportunità è un concetto moderno, avanzato ed evidentemente fair, tanto che pubblicamente è molto più
facile per i politici dirsi favorevoli che contrari, prova ne sia il fatto che, alla fine, la prima legge sull’affido condiviso
è stata approvata dal parlamento pressoché unanimemente. Tuttavia i contrari ci sono eccome, e la loro strategia
in questa legislatura, così come lo era stata nella legislatura 2001-2006, è quella di tentare di insabbiare la riforma
e poi, quando questa arriva effettivamente in discussione, di introdurvi emendamenti in apparenza innocui, ma
che hanno lo scopo di introdurre teste di ponte che consentono la continuazione di prassi applicative contra
legem, ostili all’affidamento condiviso.
Contro la nuova legge militano oggi da un lato un malinteso femminismo che preferisce l’obiettivo di un
sindacalismo di genere (in questo caso figli e soldi alle donne) a quello del superamento dei ruoli sessuali
tradizionali, dall’altro l’atteggiamento corporativo dell’avvocatura e della magistratura che si sentono
sminuite nelle loro prerogative dal progetto di riforma – e non bisogna dimenticare che avvocati e magistrati
sono due categorie ampiamente “sovrarappresentate” all’interno delle aule parlamentari.
E’ chiaro, infatti, che l’affermazione del diritto soggettivo del minore ad un rapporto continuativo con
entrambi i genitori toglie margini di discrezionalità e quindi in definitiva potere ai giudici ed al tempo stesso
va a disinnescare il conflitto tra i coniugi per ottenere l’affidamento esclusivo del figlio (e con esso l’assegno di
mantenimento e l’assegnazione della casa), privando gli avvocati di uno spazio lucrativo di azione
professionale.
Proprio alcune associazioni di avvocati e di magistrati hanno portato in queste ultime settimane un
attacco frontale al “condiviso bis”. E’ il caso dell’OUA [2] (Organismo Unitario dell’Avvocatura), dell’AIAF [3]
(Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori), dell’UNCM [4] (Unione Nazionale Camere
Minorili) e dell’AIMMF [5] (Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia).
Le critiche di queste associazioni alla riforma sono in gran parte fuori bersaglio, al punto che – come
notano [6]l’associazione Crescere Insieme ed il Centro studi e ricerche sul diritto della famiglia e dei minori spesso
si riducono ad illazioni relative ad aspetti che neppure sono contenuti nel DDL. Nella maggior parte dei casi, si
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21/06/2011 15:30
Libertiamo.it » Affido condiviso: riforma ostaggio ...
http://www.libertiamo.it/2011/06/21/affido-condivi...
afferma in pratica che la legge sull’affido va bene così com’è, purché non venga applicata, e si sostiene come un
“condiviso” effettivo andrebbe a detrimento del bambino e della donna.
In realtà il minore ha solo da guadagnare dal mantenimento di un rapporto equilibrato con entrambi i
genitori, tanto dal punto di vista del suo sviluppo psicologico ed emozionale, tanto da quello dell’effettivo tenore di
vita – in quanto, quando i padri sono coinvolti direttamente nella cura dei figli, la loro predisposizione a spendere
per loro si accresce.
Sostenere, invece, che il passaggio dall’assegno al mantenimento diretto “indebolisca” economicamente
le donne rappresenta un’insinuazione alla quale le madri dovrebbero essere le prime a ribellarsi, dato che
può implicare che esse attualmente spenderebbero per loro stesse il denaro che ricevono dall’ex-marito per il
mantenimento dei figli. E non è un caso che proprio da associazioni di donne come la Federcasalinghe –
espressione della categoria in teoria più “debole” – venga invece un vigoroso sostegno [7] ai due DDL in nome di
effettive pari opportunità.
Evidentemente ha del surreale il tentativo di giustificare l’affidamento esclusivo del figlio alla madre come
forma di perequazione del gap economico e sociale tra uomini e donne, anche perché in caso di significativo
squilibrio di reddito tra i due ex-coniugi sussistono altri strumenti compensativi (come l’assegno per il
mantenimento del coniuge) che però devono collocarsi su un piano assolutamente distinto rispetto a
quello dei rapporti dei genitori con il minore.
E malgrado le forze di centro-destra si mostrino in generale culturalmente aperte alla riforma dell’affido, non
manca purtroppo anche chi preferisce rappresentare un anello di collegamento con gli interessi organizzati di
giudici ed avvocati. E’ il caso, in gran parte, del sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati che
si sta producendo in inverosimili difese d’ufficio dell’operato della magistratura [8] e delle attuali forme di
applicazione dell’affidamento.
Non è escluso, peraltro, che dietro all’atteggiamento molto critico di alcune lobby nei confronti del “condiviso bis”
vi siano anche questioni collaterali rispetto all’oggetto principale della riforma. Ad esempio, se la magistratura
minorile appare particolarmente bellicosa è forse anche perché i DDL in esame prevedono l’unificazione
delle competenze nei giudizi di affidamento, con l’equiparazione della filiazione naturale e legittima,
attribuendole a sezioni specializzate del tribunale ordinario e non a forme riorganizzate del tribunale per i
minorenni.
Allo stato attuale delle cose l’azione di lobbying degli avversari del “condiviso” pare destinata al successo e può
essere contrastata solo dal prevalere di una chiara determinazione politica da parte dei maggiori partiti in favore
della bigenitorialità.
Fin dai prossimi giorni occorrerà accrescere la pressione per addivenire ad una rapida calendarizzazione
delle audizioni ed a seguire per portare la nuova proposta in aula.
Anche la legge del 2006 fu approvata in extremis, appena prima della conclusione del mandato delle due Camere:
questo fa sperare che anche questa volta si sia ancora in tempo per portare il nuovo dispositivo al traguardo.
Serve, però, un’effettiva volontà.
Article printed from Libertiamo.it: http://www.libertiamo.it
URL to article: http://www.libertiamo.it/2011/06/21/affido-condiviso-riforma-ostaggio-delle-lobby/
URLs in this post:
[1] legge sull’affido condiviso: http://www.libertiamo.it/2010/09/02/verso-la-legge-bis-sullaffido-condiviso-
una-conversazione-con-marino-maglietta/
[2] dell’OUA: http://www.oua.it/Documenti/2011.4.04%20-%20Affido%20condiviso.doc
[3] dell’AIAF: http://www.aiaf-avvocati.it/aiaf-documento-su-ddl-957_modifica-affidamento-condiviso/
[4] dell’UNCM: http://www.direnews.it/newsletter_minori/anno/2010/ottobre/05/?news=18
[5] dell’AIMMF: http://www.minoriefamiglia.it/download
/RELAZIONE%20CSM%208%20MARZO%20AFFIDAMENTO%20CONDIVISO%20e%20ESCLUSIVO%2027%20marzo.pdf
[6] come notano: http://www.crescere-insieme.org/index.php?option=com_content&view=article&id=278:in-
tema-di-modifiche-al-ddl-957-e-2454-
[7] un vigoroso sostegno: http://www.crescere-insieme.org/index.php?option=com_content&view=article&
id=284:la-federcasalinghe-si-muove-a-sostegno-delaffidamento-condivis
[8] inverosimili difese d’ufficio dell’operato della magistratura: http://www.adiantum.it/public/2196-interrogazione-
bernardini,-la-casellati-nega-il-falso-condiviso.-a-maggio-via-agli-stati-generali.asp
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21/06/2011 15:30
Libertiamo.it » Affido condiviso: riforma ostaggio ...
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21/06/2011 15:30

Offline ilmarmocchio

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #64 il: Aprile 07, 2012, 01:52:02 am »
Fikasicula :  se appunto l'istat ha fatto una indagine di genere orientata a rilevare un solo dato ora ne dovrebbe fare un'altra.
la violenza economica esiste perché esistono purtroppo le donne che dipendono economicamente dagli uomini e fin quando si realizza quella dipendenza e c'è chi non dà alla moglie l'accesso al conto in banca trattandola come una infante alla quale dare la paghetta, con la borsa da stringere o allargare affinchè lei resti nei paraggi e i soldi siano elemento di controllo di quella vita, allora esiste anche quella violenza.
La violenza economica la può esercitare anche una donna. Ridefinitela per quello che riguarda gli uomini, non dite che non esiste. smile_001

Nessuno dice che non esiste. Il fatto è che esiste anche la violenza psicologica sul marito, il negarsi a letto, mal'Istat non la vede.
Non vede i padri separati alla Caritas.
Non mi stupisce , visti i proclami della non proprio imparziale direttrice L.L. Sabbatini.
Statistica di genere :
no, non ci siamo

Offline ilmarmocchio

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #65 il: Aprile 07, 2012, 01:54:56 am »
Ivana Dessanay
Sono in attesa di una manifestazione gestita, organizzata e partecipata dagli uomini che si dissociano dai loro simili per ogni forma di violenza, di maltrattamento e di anuso sulle donne. Perchè gli uomini che non si riconoscono in questi atteggiamenti stanno in silenzio?


Luca Nullo
Gentile Ivana, posso risponderle per quanto mi riguarda: mi è sempre stato insegnato che non ci sono differenze tra uomini e donne così come non ce ne sono tra bianchi e neri...


Che brutta gente, che gentaglia ... :sick:
Ma dove andremo a finire di 'sto passo?  :cry:

male , molto male , Animus .
Li ho letti anch'io, visto che Alberto86 li ha segnalati.
Certo che quel Nullo
nomen omen :doh:
l'altra , nel mentre che aspetta che gli uomini si dissocino, forse si è già...dissociata :w00t:

Offline FikaSicula

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #66 il: Aprile 07, 2012, 02:40:29 am »
Un articolo di marco faraci sull'affido condiviso  l'ho reperito :
(...)
- Non fa passi avanti la nuova legge sull’affido condiviso [1] dei minori in caso di separazione (DDL 957 e 2454)
che da troppo tempo giace in un cassetto al Senato.
Dopo la chiusura dei termini di iscrizione per le audizioni, il 16 marzo scorso, non ci sono stati fatti nuovi: a questo
punto risulta fortemente a rischio la conclusione dell’iter entro questa legislatura.(...)

Conosco la faccenda, almeno questa, e i due ddl non mi piacciono molto perché mi sembrano sbilanciati e non tengono in considerazione alcune questioni. E non ultimo il fatto che io stralcerei alcuni articoli ché non possono essere approvati con superficialità. Ma su questo io non vorrei imbarcarmi in una discussione a carattere giurisprudenziale perché non ho gli strumenti per sostenerla.
Quello che so è che l'Oua, credo, o l'Aifa, hanno fonito una statistica sulle separazioni e gli affidi e l'affido condiviso risulterebbe applicato per una cifra pari all'86% delle separazioni non consensuali, perchè di quelle si sta parlando. Giusto?
Voi dite che quelle cifre sono fasulle e che in realtà dove l'affido condiviso viene concesso è solo sulla carta e che il bambino resta collocato presso la madre con il padre estromesso dal suo ruolo.

Il nuovo ddl, per quanto ne so, ma, ripeto, non ho le competenze per dirvi se avete ragione o meno, stabilirebbe l'obbligo della mediazione familiare, l'obbligo dell'affido condiviso reale (non so se si dice così), l'obbligo per il genitore, che viene identificato nella madre (ed è lo sbilanciamento tutto proteso a stabilire un pregiudizio di genere), a non spostarsi dalla sede prossima all'ex coniuge neppure in caso di esigenze professionali, economiche, l'obbligo di affido condiviso anche in caso di violenze evidenti (storie passate e certificate presso pronto soccorsi e/o interventi di questure e centri antiviolenza) da parte dell'ex coniuge (padre o madre), le false accuse brandite per togliere credibilità a qualunque denuncia e in ultimo, ma non per ultimo, la Pas che per quello che mi riguarda e per tutto il materiale che ho letto, per ammissione di medici, psichiatri, o una parte di essi, è una forma di maltrattamento ma non una malattia riconosciuta la quale dallo Stato non godrebbe ne di elencazione nel Dsm e diverrebbe semplicemente un dispositivo autoritario attraverso il quale si corre il rischio di togliere credibilità ad ogni denuncia espressa da donne e bambini. Su questo, lo so bene, c'è un grande divario. Con la probabilità che dopo una lunghissima ed estenuante discussione ciascuno resta comunque della propria idea.

Dico di più. Per capire il perché serva l'approvazione dell'art. 9 che riconoscerebbe giuridicamente la Pas ho ascoltato avvocati e medici e quello che emerge è che il dispositivo serve agli avvocati per dirimere un conflitto altrimenti non risolvibile a colpi di perizie in un sistema di giustizia che medicalizza ogni bisogno. Ma non si può correggere una stortura con un'altra stortura e non si può definire "malattia" un comportamento. E la chiudo qui perché so che avrete mille argomenti contrari e non mi interessa fornirvi la lunga sequela di link e documenti che io conosco che dicono esattamente il contrario.

So solo che queste questioni non possono prescindere dal buon senso e che bisogna tenere conto di ogni tipologia di separazione e di ogni quadto familiare, ragionando anche sul fatto che esiste un vuoto legislativo sulla violenza assistita, quella alla quale un bambino assiste, sulla quale come ha affermato l'Onu, bisognerebbe intervenire e fare maturare una sensibilità. Il conflitto tra genitori non si può liquidare in quanto semplici beghe coniugali e la serenità del bambino deve essere tale a cominciare dal fatto che deve essere tutelato anche da situazioni violente alle quali può o potrebbe assistere.

Nessuno dice che non esiste. Il fatto è che esiste anche la violenza psicologica sul marito, il negarsi a letto, mal'Istat non la vede.
Non vede i padri separati alla Caritas.
Non mi stupisce , visti i proclami della non proprio imparziale direttrice L.L. Sabbatini.
Statistica di genere :
no, non ci siamo

La cosa del negarsi a letto io non la posso intendere come violenza né da un lato né dall'altro, perché si tratta di sessualità e ciascuno/a deve essere libero/a di decidere quando, come, dove, con chi. Non è un fatto dovuto a meno che tu non intendo quello come un dovere coniugale. Il sesso lo fai se ne hai voglia. Se l'uomo vuole fare sesso e la moglie non vuole e questo determina una rottura nei fatti semplicemente ci si separa. Ma non puoi imputarla alle donne come "violenza", credo.
La violenza psicologica per quanto ne so io parla di minare l'autostima, di ridicolizzazione, di sfottò, di denigrazione costante, di ricatti, di cattivi comportamenti, ma se una non vuole fare sesso con te perché non ne ha voglia, non può, non le va, non le piaci, rientra nella sua libertà.
Non posso credere che la direttrice dell'Istat sia dedita a orientare i dati a vantaggio di non so chi. Credo che prima che lei ci siano una serie di altre entità sulla base delle qualei quelle indagini si basano ma fermandosi al fatto che ha dichiarato che non c'erano i soldi per fare una inchiesta d'altro genere allora bisognerà che li propcurino. e Sulla povertà mi pare che l'ultiam indagine abbia rilevato questo dato, disoccupazione, chi lo cerca un lavoro e chi non lo cerca più, stato civile e tutto, e i dati mi pare siano pubblici. Non credo quella sia una statistica fatta in base al genere perché ai quesiti a casa mia abbiamo risposto tutti di qualunque genere e le domande, per quanto ne posso capire io, mi sono sembrate di buon senso. Però qui sto a sentire Fazer che mi dice altre cose e ne tengo conto. Intanto ho quei dati.
I padri separati poveri non sono credo un'entità a se'. sono uomini e saranno stati calcolati tra gli uomini, separati, di tutta l'italia. ancora l'Istat mi dice che:

http://www.istat.it/it/archivio/47539

"La quota di separate, divorziate o riconiugate in famiglie a rischio di povertà è più alta (24%) rispetto a quella degli uomini nella stessa condizione (15,3%) e a quella delle donne in totale (19,2%). Le percentuali più elevate di donne a rischio di povertà si trovano tra le sinlge (28,7%) e tra le madri sole (24,9%).

Chi ha cambiato abitazione (41,3%) è tornato per lo più a casa dei genitori (il 32,5% degli uomini e il 39,3% delle donne), oppure ha preso un'altra abitazione in affitto (il 36,8% e il 30,5%).

Dopo la separazione, a veder peggiorare la propria condizione economica sono soprattutto le donne (il 50,9% contro il 40,1%), chi al momento dello scioglimento non aveva un'occupazione a tempo pieno (54,7%) e chi aveva figli (52,9%).

Il 19% di chi ha vissuto la rottura di un matrimonio ha ricevuto aiuti in denaro o in natura nei due anni successivi alla separazione. Si tratta, in gran parte, di donne e di persone che vivono al Sud."

Il resto si ricava dal testo integrale e senza voler fare una guerra tra poveri mi chiedo, per esempio, perché le abitazioni pubbliche destinate per il soccorso alle separazioni siano decisamente destinate ai padri e non alle madri. Almeno questo è quanto emerge da articoli reperiti in rete. Mi piacerebbe sapere se non è così. E comunque lungi da me fare la sindacalista di genere. Se gli uomini sono in mezzo ad una strada il punto è dargli strumenti per rimettersi in piedi e l'assistenzialismo io non lo vedo come una soluzione a prescindere. La pappa alla caritas o qualunque cosa che tolga dignità e orgoglio, non mi piace. Non è quello che in uno Stato di diritto si dovrebbe fare, secondo me e l'assistenzialismo non è quello che bisognerebbe chiedere alle istituzioni. Ma è la vostra battaglia e non la mia. e se sto sbagliando il tiro me ne scuso.
Lavoro, reddito, regole che risarciscano dove una persona viene privata di ciò che gli consentiva di vivere in modo dignitoso, tutto ciò che può consentirgli di essere indipendente e non piegato a chiedere favori e a fare la fila a spalle curve alla mensa dei poveri. Non è un giudizio, è un apprezzamento nei loro confronti, per l'umiltà, ma non mi pare una soluzione.

Ripeto, so che tocco molle che sono scoperte e non intendo mancare di rispetto a nessuno. Grazie per l'opportunità che mi date di poter scrivere che contrastano così tanto la vostra opinione.


Offline Rita

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #67 il: Aprile 07, 2012, 09:51:09 am »

Inoltre: me con una fiction non mi convinci di sicuro. Non convinci neppure mia madre e neppure la madre di mia madre, buonanima, e neppure l'amica di mia madre, e non sono femministe e neppure politicizzate. Non convinci neppure mio padre. Forse fai parlare un po' il mondo romano che vive di riflesso e si riflette sui media mainstream tant'è autoreferenziale ma altrove la gente vive vite normali e quello che succede nella capitale è talmente periferico che non ne tiene conto.

Va bene. Una indagine di quel tipo è impossibile. Ok. La puoi sollecitare affinchè si faccia un'altra indagine di genere che registri il dato della violenza sugli uomini. Fai tanto casino finchè i soldi non vengono tirati fuori e nel frattempo analizzi il fenomeno, ne parli, lo dettagli e lo divulghi con sistemi anche più poveri.
Dammi i dati raccolti dalle associazioni dei padri separati, prima che io riesca a raccoglierne d'altri, io li divulgo attraverso canali in cui non si scade nello stereotipo opposto e nella misoginia, in cui non si sparano inutili e gratuite e generiche bordate demonizzanti contro il femminismo e in cui non si dice che la violenza sulle donne è un fatto che c'è e non c'è, e vedrai che il dato acquista credibilità. Fuori dalle estremizzazioni, con il linguaggio del buon senso. Perché vi interessa che emerga il dato, giusto?
Dammi storie di uomini picchiati dalle mogli, torturati psicologicamente, ricattati, urlati, quel che vuoi, e io te le racconto in un linguaggio non ideologico, che entra dritto nella pancia della gente e che non è la fiction, pietosa, stupida, fatta di lacrimoni e buoni sentimenti, che mostra tutti a piangere di fronte alle ingiustizie e la santa mano dello Stato come oggetto di richiesta di tutele. Una narrazione che deve rendere merito a questi problemi deve analizzare le complessità senza scadere nel giustificazionismo, deve guardare l'anima delle persone senza istigare odio nei confronti di nessuno, deve parlare una lingua fatta di dettagli, dove le cose non possono essere viste in due e neppure in quattro colori, dove siano evidenti i mezzi toni, le sfumature, i grigi, deve evitare la divisione tra buoni e cattivi e far maturare una idea che superi le divisioni sociali e che evochi solidarietà. Parola cristiana che io vivo in senso laico e che va coniugata in un modo più intelligente e meno banale che non sia quello hollywoodiano.


una domanda: tu (il vostro blog insomma) pensate di essere riusciti a fare tutto questo con la violenza sulle donne? di aver raccontato storie senza essere scadute nella misandria, nello stereotipo del maschio padrone e insensibile, di non aver istigato odio o sospetto nei confronti di nessuna categoria, di aver evidenziato tutti i grigi e le sfumature e di non aver mai spaccato il mondo in due? Perchè qui molti, (io compresa) non hanno avuto quest'impressione... sinceramente pur non intervenendo leggo con abbastanza assiduità e ho seguito anche le polemiche. Anch'io noto che la sensibilità verso una violenza verso gli uomini sta nascendo soltanto in qualche articolo recentemente. Guarda, beninteso, io sono d'accordo che entrare in un blog e urlare "nazifemminista"  :D senza spiegare le ragioni dell'origine di quel termine (che a me non piace molto, diciamo che l'origine dell'accostamento dei metodi femministi a quelli nazisti è lungo da spiegare e non credo nessuno pensi che l'intenzione delle femministe sia quella di arrivare ai campi di concentramento) non serve a un tubo ed è anzi controproducente, però ho esperienza di discussioni pacate su forum generalisti, in cui si ha la possibilità di discutere come qua. Chi la pensa  in un modo comincerà ad insultarti e ad attaccarti dicendo che preferisce chi sbotta in un "nazifemminista" perchè almeno è un misogino dichiarato!  :lol:

p.s.: l'approccio di invito ai maschi a dissociarsi dalla violenza sulle donne e a farsene carico come problema maschile non è solo un approccio SNOQ, io ad esempio lo vedo anche in maschileplurale... tempo fa ci andai a discutere e posi loro proprio questa domanda, "perchè nel vostro interrogarvi sulla maschilità parlate sempre di donne?"
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Offline Rita

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #68 il: Aprile 07, 2012, 09:55:59 am »
questa è una mia opinione personale: lo sono tutte ovviamente, perchè a nome del forum parlano solo gli amministratori o chi delegato da loro, però lo preciso ugualmente

Io credo che tu sia qui a dialogare, proprio perchè evidentemente in questi anni (al di là delle schegge impazzite che ci sono ovunque) è stato fatto un buon lavoro di comunicazione e di diffusione dei pochi dati e delle poche evidenze e risultanze che c'erano. Con nessun mezzo, solo con la volontà, il buon senso e la logica. E anche con poco coordinamento a mio avviso.

Fermo restando che c'è sempre da imparare anche in fatto di comunicazione,  :)
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Offline Fazer

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #69 il: Aprile 07, 2012, 11:50:50 am »
E in quanto al riaccendere i cervelli tu pensi che si riaccendano andando di blog in blog a dare della misandrica e della nazifemminista alla prima che si becca? (non tu ma simpatizzanti di questa corrente di pensiero)

Io non posso rispondere per i simpatizzanti di "questa corrente di pensiero".
Peraltro, potrei parzialmente rovesciare il discorso, visto che tu provieni da un sito che quanto a gratuita distribuzione di appellativi sciocchi, non è secondo a nessuno.

Inoltre: me con una fiction non mi convinci di sicuro. Non convinci neppure mia madre e neppure la madre di mia madre, buonanima, e neppure l'amica di mia madre, e non sono femministe e neppure politicizzate. Non convinci neppure mio padre. Forse fai parlare un po' il mondo romano che vive di riflesso e si riflette sui media mainstream tant'è autoreferenziale ma altrove la gente vive vite normali e quello che succede nella capitale è talmente periferico che non ne tiene conto.

Ma perchè ogni volta che si fa un discorso generale tu riduci tutto al tuo piccolo mondo personale?
"Io, mia madre, la madre di mia madre..."
La propaganda colpisce duro, convinciti, io e te non contiamo nulla, siamo eccezioni, conta solo il numero di persone che vengono convinte da certi messaggi. Conta la "massa critica", non i cervelli autonomi.

Va bene. Una indagine di quel tipo è impossibile. Ok. La puoi sollecitare affinchè si faccia un'altra indagine di genere che registri il dato della violenza sugli uomini. Fai tanto casino finchè i soldi non vengono tirati fuori e nel frattempo analizzi il fenomeno, ne parli, lo dettagli e lo divulghi con sistemi anche più poveri.

La fai troppo semplice, perchè (e ne abbiamo discusso tanto), ci sarebbe da considerare a monte la naturale/culturalmente imposta (scegli tu, non è questo il punto)  ritrosia degli uomini, a denunciare e persino ad ammettere a se stessi o a riconoscere come tali molti episodi che, a parti rovesciate, vengono considerati "violenza".

Dammi storie di uomini picchiati dalle mogli, torturati psicologicamente, ricattati, urlati, quel che vuoi, e io te le racconto in un linguaggio non ideologico, che entra dritto nella pancia della gente e che non è la fiction, pietosa, stupida, fatta di lacrimoni e buoni sentimenti, che mostra tutti a piangere di fronte alle ingiustizie e la santa mano dello Stato come oggetto di richiesta di tutele. Una narrazione che deve rendere merito a questi problemi deve analizzare le complessità senza scadere nel giustificazionismo, deve guardare l'anima delle persone senza istigare odio nei confronti di nessuno, deve parlare una lingua fatta di dettagli, dove le cose non possono essere viste in due e neppure in quattro colori, dove siano evidenti i mezzi toni, le sfumature, i grigi, deve evitare la divisione tra buoni e cattivi e far maturare una idea che superi le divisioni sociali e che evochi solidarietà.

Bei propositi. Peccato che, quando si parla di violenza sulle donne, tutte queste "sfumature di grigio", "evitare la divisione tra buoni e cattivi", "parlare una lingua fatta di dettagli", etc non si siano mai viste.
Tu davvero pretendi il politicamente corretto a fonte della denigrazione costante?
Non ti sfiora l'idea che parecchi uomini semplicemente ne abbiano le palle piene di rispondere con la ragione alla propaganda cieca, con la calma all'odio violento, col ragionamento alle urla?
E guarda che dal punto di vista del "metodo" io sono perfettamente d'accordo con te. Peccato che si viva in una società dove il ragionamento complesso, in termini di efficacia, è stato soppiantato dallo slogan, dal jingle pubblicitario, e il tuo sito si è rivelato maestro in questo.
E in questo luogo di incontro si cerca proprio di fare dei ragionamenti, non di urlare slogan.
Ma poi, arriva un Beppe Fiorello qualsiasi, e smuove più coscienze di 10000 post di quemmisti.
Un certo femminismo non ha raccolto consensi col ragionamento, ma con slogan, urla e dati diffusi in modo parziale, è inutile negarlo.
« Ultima modifica: Aprile 07, 2012, 12:13:29 pm da Jason »

Offline Rita

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #70 il: Aprile 07, 2012, 12:25:31 pm »
per Fikasicula: questo è il risultato della comunicazione femminista (fatta da voi, da SNOQ, dal femminismo di quarant'anni fa, della Melandri, della Terragni, della Zanardo, da chicchessia).

http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/hanno-fatto-centro/

ecco, a me pare che se il risultato è questo c'è stato un problema diciamo che forse questa comunicazione non è stata

Citazione
deve guardare l'anima delle persone senza istigare odio nei confronti di nessuno, deve parlare una lingua fatta di dettagli, dove le cose non possono essere viste in due e neppure in quattro colori, dove siano evidenti i mezzi toni, le sfumature, i grigi, deve evitare la divisione tra buoni e cattivi e far maturare una idea che superi le divisioni sociali e che evochi solidarietà.

non mi pare abbia evocato solidarietà, mi pare abbia evocato diffidenza, abbia portato e stia portando all'allontanamento.

e torniamo al discorso che le differenze non ci sono più e devono essere cancellate, ma devono essere mantenute le differenze di racconto e narrazione sulla violenza.

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Offline beta

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #71 il: Aprile 07, 2012, 13:40:41 pm »
x FS:

tu dici che se la moglie nega il sesso, piu che pretenderlo è il caso di separarsi (lasciando stare che il discorso è complesso, ad esempio cè chi preferisce la continenza, piuttosto che far vivere una separazione ai figli).
ora, hai presente la rivendicazione secondo cui le donne non potevano lasciare il marito in quanto dipendenti da lui economicamente?
ora, è l'uomo che se lascia la moglie perche vorrebbe una vita sessuale, (l'alternativo è il tradimento e comporta le stesse conseguenze che ti vado a dire:) perde la casa, una buona parte di stipendio, e deve vedere i figli a rate..questo non è un ricatto come nel caso della donna dipendente economicamente?
nel link che vado a darti (e ci tengo a farti notare la nota dell'autore, che dici che queste non sono chiacchiere ma sentenze della cassazione) puoi vedere la differenza fra quando è il marito a negare il sesso, e quando è la moglie.

http://www.landriscina.it/wiki/doku.php?id=qm:antologia_della_discriminazione_antimaschile

trovi: marito condannato perche non fa sesso con la moglie
e poi: il marito non ha diritto all'amplesso: 5 anni di reclusione

vedi un po tu.

Offline ilmarmocchio

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #72 il: Aprile 07, 2012, 15:47:07 pm »
Fikasicula : ...l'obbligo di affido condiviso anche in caso di violenze evidenti (storie passate e certificate presso pronto soccorsi e/o interventi di questure e centri antiviolenza) da parte dell'ex coniuge (padre o madre), le false accuse brandite per togliere credibilità a qualunque denuncia e in ultimo, ma non per ultimo, la Pas che per quello che mi riguarda e per tutto il materiale che ho letto, per ammissione di medici, psichiatri, o una parte di essi, è una forma di maltrattamento ma non una malattia riconosciuta la quale dallo Stato non godrebbe ne di elencazione nel Dsm e diverrebbe semplicemente un dispositivo autoritario attraverso il quale si corre il rischio di togliere credibilità ad ogni denuncia espressa da donne e bambini.

Qui ci sono dei punti che vanno chiariti .
pronto soccorso ecc :  i medici dei pronto soccorso non stabiliscono MAI che c'è stata una violenza da parte del marito, ma semplicemente che ci sono dei traumi, in quanto i edici NON sono presenti  al momento del trauma e non hanno nessun tipo di riscontro, tant' è che un referto del P.S. generalmente è in questa forma : " la Sig. XY presenta ecchimosi, o contusioni o fratture all'emitorace X, o in sede frontale/ occipitale nel cranio ecc.
Cioè una descrizione che, quasi mai permette di accertare la natura e l'autore dell'eventuale atto violento.
Nel caso dello stupro, lo stesso. Ci vogliono tutta una serie di riscontri e , non a caso, ultimamentec'è stata una epidemiadi false denunce, con esiti anche drammatici ( v. incendio delcampo Rom ).
Idem, ancor di più per le Questure.
Sulla PAS , maltrattamento o malattia ? Le conseguenze sono dannose e continuate nel tempo,il che la cattarerizza comemalattia. Il DSM ( siamo al 4 -R ) è il manuale americano di psichiatria , unaspecie di Bibbia dei psichiatri, in costante revisione : per la cronaca fino a 3 , l'omosessualità era una patologia, ora non loè più, la pedofilia è una parafilia ( come zoofilia, necrofilia, ecc ) , ma ora , con l'ultima revisione , si è introdotto il concetto, a mio avviso aberrante, di pedofilia egosintonica. Se ti interessa , ti spiego dove sta l'aberrazione e il cortocircuito logico/ideologico.
Per altro, esiste un'altra grande catalogazione delle malattie , quela dell'OMS, l'  ICD ( ora siamo al 10 ).
Questo per dire che la situazione è fluida trattandosi anche di un problema recente.
sulladeprivazione sessuale attuata come ritorsione/pressione da molte mogli, ti ha risposto beta.
Di mio posso dire che la percezione di tale azione è assai negativa, molto di quanto possa essere quella di una guardata insistente nella scollatura, chissà perchè presente

Offline FikaSicula

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #73 il: Aprile 07, 2012, 16:00:29 pm »
una domanda: tu (il vostro blog insomma) pensate di essere riusciti a fare tutto questo con la violenza sulle donne? di aver raccontato storie senza essere scadute nella misandria, nello stereotipo del maschio padrone e insensibile, di non aver istigato odio o sospetto nei confronti di nessuna categoria, di aver evidenziato tutti i grigi e le sfumature e di non aver mai spaccato il mondo in due? Perchè qui molti, (io compresa) non hanno avuto quest'impressione... sinceramente pur non intervenendo leggo con abbastanza assiduità e ho seguito anche le polemiche. Anch'io noto che la sensibilità verso una violenza verso gli uomini sta nascendo soltanto in qualche articolo recentemente.

No. Non penso che ci siamo riusciti/e. Ci sto/stiamo ragionando. Ma non credo, da ciò che ricordo, che ci sia mai stata superficialità o volontà di fare questo. C'è sempre stata grande attenzione in molte direzioni ed è così grande la sensibilità nei confronti degli uomini che sono diventati parte fondamentale del progetto. solo che quegli uomini non sono quelli che stanno qui e in questo ammetterai che si rientra nel campo della differenza di opinione e non della criminalizzazione di un sesso a favore dell'altro.

Citazione
Guarda, beninteso, io sono d'accordo che entrare in un blog e urlare "nazifemminista"  :D senza spiegare le ragioni dell'origine di quel termine (che a me non piace molto, diciamo che l'origine dell'accostamento dei metodi femministi a quelli nazisti è lungo da spiegare e non credo nessuno pensi che l'intenzione delle femministe sia quella di arrivare ai campi di concentramento) non serve a un tubo

Io ho fatto un esempio molto pacato. Ci è stato detto di molto peggio e non erano neppure neologismi rivendicativi (che mi paiono fantascienza ma vabbè) ma proprio insulti gratuiti. Questo è stato l'approccio iniziale altrimenti noi non avremmo saputo nulla di tutte le cose che abbiamo cercato di approfondire dopo. Non negherai certo che tra le persone che sostengono alcuni argomenti esistono quelli che li usano a pretesto per sparare offese a donne, femministe, lesbiche e chi più ne ha più ne metta? Affidare la comunicazione di problemi così grandi, vitali, importanti, a persone che sanno comunicare solo in quel modo non mi pare una buona scelta. Io non lo farei. Ma non imputo responsabilità. Ciascuno poi ovviamente rappresenta se stesso/a. Dico solo che se vuoi comunicare un problema eviti di produrre una comunicazione che ti fa apparire reazionario e misogino. Sempre perché è consolatorio dire che il male sta in chi legge ma se il messaggio che arriva a tante persone è quello un difetto di comunicazione deve esserci.

Citazione
p.s.: l'approccio di invito ai maschi a dissociarsi dalla violenza sulle donne e a farsene carico come problema maschile non è solo un approccio SNOQ, io ad esempio lo vedo anche in maschileplurale...

Non posso parlare a nome, per conto e di maschile plurale. Ciò che so è che loro si occupano del maschile ma è un maschile diverso da quello che orientativamente mi pare di aver visto evocare qui. Gli uomini non sono tutti uguali, così le donne. Non si possono fare branchi in base al genere, credo. Lì esistono diversità culturali e caratteriali. ma questo lo lascio al vostro dibattito. :)

(...)
Io credo che tu sia qui a dialogare, proprio perchè evidentemente in questi anni (al di là delle schegge impazzite che ci sono ovunque) è stato fatto un buon lavoro di comunicazione e di diffusione dei pochi dati e delle poche evidenze e risultanze che c'erano. Con nessun mezzo, solo con la volontà, il buon senso e la logica. E anche con poco coordinamento a mio avviso.
Fermo restando che c'è sempre da imparare anche in fatto di comunicazione,  :)


Io sono qui perché sono testarda e sono andata al di là delle offese, delle schegge impazzite e mi sono fatta spazio tra tanta pessima comunicazione andando al nocciolo del problema, partendo da quasi zero rispetto alle questioni di cui vi occupate voi e da una sensibilità totalmente opposta. Quante altre donne che si occupano delle questioni di cui mi occupo io vedi qui a parlare con voi?

Io non posso rispondere per i simpatizzanti di "questa corrente di pensiero".
Peraltro, potrei parzialmente rovesciare il discorso, visto che tu provieni da un sito che quanto a gratuita distribuzione di appellativi sciocchi, non è secondo a nessuno.

E' un confronto reciproco e dopo aver esaurito i "tu hai fatto questo" e "tu hai fatto quest'altro" dovremo comunque, se se ne ha voglia, guardare avanti e dirci come superiamo il difetto di comunicazione. Io/noi ci stiamo ponendo il fatto che la comunicazione sulla violenza sulle donne per esempio va ragionata in modo diverso, va capovolta nell'immaginario collettivo l'immagine della dopnna pestata/vittima in immagine della donna che non chiede tutele e che si autodetermina. Questo anche perché, credo, se è necessario dare fiducia, sicurezza, investire nell'autostima di donne che ne hanno bisogno è necessario anche non criminalizzare l'altro genere. Sono riflessioni aperte che spero potranno riguardare tanta parte del movimento femminista. Dopodiché comunque, insisto, rispetto agli argomenti di cui parlate voi c'è un difetto di comunicazione.

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Ma perchè ogni volta che si fa un discorso generale tu riduci tutto al tuo piccolo mondo personale?
"Io, mia madre, la madre di mia madre..."
La propaganda colpisce duro, convinciti, io e te non contiamo nulla, siamo eccezioni, conta solo il numero di persone che vengono convinte da certi messaggi. Conta la "massa critica", non i cervelli autonomi.

Il personale è politico, è una lezione del femminismo, ti insegna a uscire dalle generalizzazioni, a non produrre stereotipi e a partire da te, sempre. E' ciò che fanno i padri separati, partono da se' e producono rivendicazioni sul personal/politico. Non c'è migliore dinamica di autocoscienza sociale che io possa portarti come esempio in questo momento a parte loro. Ti facevo l'esempio del mio piccolo mondo personale per dirti che l'Italia è fatta di tanti piccoli mondi personali dove quei messaggi non arrivano.

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La fai troppo semplice, perchè (e ne abbiamo discusso tanto), ci sarebbe da considerare a monte la naturale/culturalmente imposta (scegli tu, non è questo il punto)  ritrosia degli uomini, a denunciare e persino ad ammettere a se stessi o a riconoscere come tali molti episodi che, a parti rovesciate, vengono considerati "violenza".

Perché il percorso è sempre lo stesso, come per la violenza sulle donne, parlarne serve anche a far crescere la consapevolezza e a far emergere un sommerso fatto di percezioni truccate, di sensazioni negate, di riconoscimento della violenza ed è per questo che le storie diventano il modo per produrre percorsi identificativi. Le storie e non la fiction, il pappone strappalacrime che produce stereotipi e mille clichè banali.

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Bei propositi. Peccato che, quando si parla di violenza sulle donne, tutte queste "sfumature di grigio", "evitare la divisione tra buoni e cattivi", "parlare una lingua fatta di dettagli", etc non si siano mai viste.
Tu davvero pretendi il politicamente corretto a fonte della denigrazione costante?
Non ti sfiora l'idea che parecchi uomini semplicemente ne abbiano le palle piene di rispondere con la ragione alla propaganda cieca, con la calma all'odio violento, col ragionamento alle urla?
E guarda che dal punto di vista del "metodo" io sono perfettamente d'accordo con te. Peccato che si viva in una società dove il ragionamento complesso, in termini di efficacia, è stato soppiantato dallo slogan, dal jingle pubblicitario, e il tuo sito si è rivelato maestro in questo.
E in questo luogo di incontro si cerca proprio di fare dei ragionamenti, non di urlare slogan.
Ma poi, arriva un Beppe Fiorello qualsiasi, e smuove più coscienze di 10000 post di quemmisti.
Un certo femminismo non ha raccolto consensi col ragionamento, ma con slogan, urla e dati diffusi in modo parziale, è inutile negarlo.

La comunicazione sulla violenza sulle donne si evolve. Io credo di saper scrivere storie complesse, o per lo meno ci ho provato. Probabilmente farò di meglio. E non sto parlando di "politicamente corretto" perché qui il punto non è affatto di cosa è politicamente corretto e cosa no ma di superare nella comunicazione la linea del rancore. La propaganda cieca, l'odio, le urla, sono cose che ho letto anch'io in tante cose che pure se fossero state comunicate in modo diverso avrebbero avuto tanto più successo. Il problema è capire qual è l'obiettivo. La guerra? Perché se l'obiettivo non è quello e non si vuole seguire la brutta scia che l'Italia ha intrapreso circa l'odio tra disagi differenti, istigazioni al linciaggio di chiunque e caccia alle streghe in qualunque direzione allora bisogna fare - insieme - un salto culturale che a prescindere dai singoli argomenti, dalla differenza di opinioni, debba parlare un'altra lingua. Se tu dici che Fiorello ha smosso coscienze io ti dico che è un inutile pappone strappalacrime che non restituisce dignità agli individui.

per Fikasicula: questo è il risultato della comunicazione femminista (fatta da voi, da SNOQ, dal femminismo di quarant'anni fa, della Melandri, della Terragni, della Zanardo, da chicchessia).
http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/hanno-fatto-centro/
ecco, a me pare che se il risultato è questo c'è stato un problema diciamo che forse questa comunicazione non è stata
(...)
e torniamo al discorso che le differenze non ci sono più e devono essere cancellate, ma devono essere mantenute le differenze di racconto e narrazione sulla violenza.

No. La violenza è violenza. Dicevo sopra: stiamo ragionando su altri modi di parlarne ma se sensibilizzo sulla violenza che le donne, per esempio, fanno agli uomini ne dovrò pur parlare. Senza alcuna differenza di racconto e narrazione. Con un metro unico di narrazione.

tu dici che se la moglie nega il sesso, piu che pretenderlo è il caso di separarsi (lasciando stare che il discorso è complesso, ad esempio cè chi preferisce la continenza, piuttosto che far vivere una separazione ai figli).
ora, hai presente la rivendicazione secondo cui le donne non potevano lasciare il marito in quanto dipendenti da lui economicamente?
ora, è l'uomo che se lascia la moglie perche vorrebbe una vita sessuale, (l'alternativo è il tradimento e comporta le stesse conseguenze che ti vado a dire:) perde la casa, una buona parte di stipendio, e deve vedere i figli a rate..questo non è un ricatto come nel caso della donna dipendente economicamente?
nel link che vado a darti (e ci tengo a farti notare la nota dell'autore, che dici che queste non sono chiacchiere ma sentenze della cassazione) puoi vedere la differenza fra quando è il marito a negare il sesso, e quando è la moglie.
http://www.landriscina.it/wiki/doku.php?id=qm:antologia_della_discriminazione_antimaschile
trovi: marito condannato perche non fa sesso con la moglie
e poi: il marito non ha diritto all'amplesso: 5 anni di reclusione
vedi un po tu.

Mi sono andata a vedere i link:
Quello che parla della pena di 5 anni dice ""Marito non ha diritto ad amplesso"
Cassazione, condanna per abusi sessuali
L'uomo non può pretendere dalla moglie un rapporto sessuale se lei ha detto di no. Lo ha ribadito la Cassazione. I Supremi giudici hanno confermato la condanna per violenza sessuale aggravata nei confronti di un 45enne di Palermo che aveva costretto la moglie ad avere rapporti sessuali con lui in un clima "di paura e soggezione", che ormai la donna respirava da tempo.
"In tema di reati contro la libertà sessuale - scrive il collegio di legittimità - integra la violazione dell'articolo 609 bis del Codice penale qualsiasi forma di costringimento psico-fisico idonea ad incidere sull'altrui libertà di autodeterminazione, a nulla rilevando l'esistenza di un rapporto di coppia coniugale o para coniugale tra le parti, atteso che non esiste all'interno di un tale rapporto un diritto all'amplesso, né conseguentemente il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale".
Condannato in primo grado a 5 anni di reclusione, poi ridotti a quattro dalla Corte d'appello, l'uomo si era difeso davanti alla Cassazione sostenendo che la moglie, inizalmente contraria al rapporto, si era poi lasciata andare acconsentendo. Una tesi che non ha convinto la Corte, secondo cui l'episodio doveva essere necessariamente inquadrato nel contesto di paura e soggezione creato dall'uomo. Ma non è tutto qui. "In particolare la Corte territoriale ha escluso che la donna avesse mai potuto scegliere liberamente di avere un rapporto sessuale con l'imputato, trovandosi in uno stato di soggezione psico-fisica idoneo ad incidere concretamente sulla sua libertà di autodeterminazione", si legge nelel motivazioni."

Non fare l'errore di basare la tua opinione sul titolo come qualche volta abbiamo fatto noi come per la presunta depenalizzazione dello stupro di gruppo. Qui non c'è condanna sulla base del fatto che il marito non ha diritto all'amplesso ma si parla di violenza sessuale dove la parola chiave è "costretta". Lui non nega il rapporto sessuale e dice che è consensuale e dunque puoi discutere di quello, del fatto che dentro il matrimonio possano esserci circostanze per cui una donna possa o non possa essere costretta a fare sesso anche quando non le va.

Gli altri link che parlano di condanna perché lui non aveva detto che era impotente (parola bieca) o perchè insomma non gliela dava, sanno tanto di sacra rota, di rapporto da consumare, di doveri coniugali e certo che non approvo. Sono sentenze infime. E so che la faccio semplice perché una separazione non è una scelta che si fa all'acqua di rose ma se tu giustamente con la tua compagna vuoi fare sesso e lei non vuole puoi rimandare all'infinito ma alla fine il problema lo dovrai affrontare e non imputando a lei una violenza psicologica ma semmai imputando ad una cultura scioccamente anacronistica mille cose che impedirebbero quel tuo disagio. Se le relazioni non fossero vissute come istinto proprietario (da ambo le parti) si potrebbe immaginare che se lei non te la dà e tu con lei comunque vuoi stare perchè la ami e perchè ci stai bene e con lei hai costruito un equilibrio puoi andare a fare sesso altrove, lo stesso dovrebbe valere per lei. Per esempio.
Certe volte uomini e donne costruiscono delle prigioni salvo poi lamentarsene. Le leggi fatte sulla base di quelle prigioni culturali sono anacronistiche.
  

Offline ilmarmocchio

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Re: Casa alla figlia
« Risposta #74 il: Aprile 07, 2012, 16:13:20 pm »
Citazione di: FikaSicula - Oggi alle 01:40:56
Inoltre: me con una fiction non mi convinci di sicuro. Non convinci neppure mia madre e neppure la madre di mia madre, buonanima, e neppure l'amica di mia madre, e non sono femministe e neppure politicizzate. Non convinci neppure mio padre. Forse fai parlare un po' il mondo romano che vive di riflesso e si riflette sui media mainstream tant'è autoreferenziale ma altrove la gente vive vite normali e quello che succede nella capitale è talmente periferico che non ne tiene conto.


Eh, eh...adesso mi sembreresti un pò ingenua, o all'oscuro di come va il mondo, il che invece non mi pare , vista la tua evidente preparazione ed esperienza.
le fictions, i talk show, i vari Gente, Stop, ecc formano eccome il comune sentire. forse non il nostro, ma quello della maggioranza si, e ciò è quello che conta. Ecco perchè ci si accapiglia perle TV, per i quotidiani e per i media in generale.
Anche il cinema : negli USA , quando al potere c'è un repubblicano, i films sono patriottici, quando c'è un democratico, Holliwood si sbizarrisce con l' " altra America " ( che poi è la medesima della prima : bombardano di più i democratici che i repubblicani ) ;)
Non tutti formano la loro cultura con l'origine delle specie di Darwin, con i Principia mathematica di Russell, o con  la Critica alla Ragio Pura di Kant .
non la maggioranza