Autore Topic: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave  (Letto 1954 volte)

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ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« il: Maggio 22, 2012, 17:29:26 pm »
Il fatto che le donne prendano voti più alti non è un indice corretto di bravura. I ragazzi universitari, a differenza delle ragazze che imparano i testi a memoria, utilizzano la testa e si fanno mille domande. Inoltre i ragazzi, a differenza delle ragazze, molto tempo lo usano per divertirsi e per coltivare i propri interessi. Infine vale la pena ricordare che l'università col lavoro non c'entra una mazza, e sul lavoro, quando c'è da usare la testa e non imparare a memoria i testi, gli uomini prevalgono. Senza contare l'intraprendenza maschile, indiscusso vantaggio. Le donne vanno avanti solo a colpi di diritti, agevolazioni e quote rosa.

http://www.lavoroediritti.com/2012/05/rapporto-annuale-istat-e-allarme-lavoro-in-un-paese-in-cui-vige-la-disuguaglianza/

L’Istat nel suo rapporto annuale, dipinge un paese in cui il lavoro è sempre più utopia e dove forti sono le disuguaglianze sia tra uomo e donna che tra Nord e sud. Anche i giovani, in questa triste casistica non sono per niente fortunati; oltre due milioni di giovani, in un paese sempre più vecchio, non studia nè lavora.

Iniziamo dal divario del reddito tra uomini e donne: per gli uomini occupati, è relativamente più facile raggiungere livelli più elevati di reddito da lavoro che per le occupate. Tale differenza sussiste per qualunque livello di reddito, ma al crescere di quest’ultimo il divario di genere acquista un peso sempre più rilevante.

L’Italia è in fondo alla classifica europea per il contributo della donna al reddito della coppia: il 46,5 % delle donne ha un lavoro, contro una media europea del 58,5%. Il nostro Paese presenta la maggiore diffusione di coppie in cui la donna non percepisce redditi, insieme a Malta (51,9 per cento), Grecia (31,4 per cento) e Romania (29 per cento).

I due terzi delle coppie in cui la donna ha tra i 25 e i 54 anni il suo contributo economico è nullo o inferiore al 40 per cento del reddito della coppia. Circa la divisione dei carichi di lavoro domestico e di cura, in quasi un terzo delle coppie le donne non contribuiscono al reddito familiare e si fanno carico della totalità o quasi del lavoro domestico e di cura; quando c’è una qualche divisione con il partner, è la donna a farsene prevalentemente carico, mentre sono rarissimi i casi nei quali prevale un equilibrio.

L’Italia è un paese conscarsa fluidità sociale: la classe di origine influisce in misura rilevante sulla mobilità sociale, determinando disuguaglianze nelle opportunità degli individui. Influisce anche sugli esiti nello studio: il 55,4 per cento dei figli della classe operaia ottengono titoli di studio elevati, contro l’89,1 per cento tra i figli della classe sociale più agiata, e tale distanza si conferma soprattutto con riferimento al conseguimento del titolo universitario.

Le donne sono sicuramente più brave e, l’aumento dell’incidenza di laureate nella popolazione femminile è indipendente dalla classe sociale di origine: quelle che provengono dalla classe operaia quadruplicano il tasso di conseguimento della laurea (dal 3,2 al 12,8 per cento). Miglioramenti importanti si registrano anche per le altre classi (dal 4,0 al 18,5 per cento per quelle provenienti dalla piccola borghesia; dal 23 al 34 per cento per le discendenti della classe media impiegatizia; dal 31,5 al 49,2 per cento per quelle nate in famiglie borghesi).

Andiamo sulle note dolenti del lavoro. Il lavoro atipico si conferma il canale di accesso al mercato del lavoro sempre più diffuso. La quota di lavoratori atipici al primo lavoro è del 44,6 per cento, a fronte di percentuali del 31,1 per cento per i nati negli anni ‘70, del 23,2 per cento per quella degli anni ‘60 e di circa un sesto tra i nati nei decenni precedenti.

Occupazione e disoccupazione:  Il tasso di occupazione (15-64 anni) è del  56,9 per cento nel 2011. Una nota positiva c’è; dal 1993 al 2011 cresce l’occupazione femminile. Dal 1993 al 2011 il numero di donne occupate è cresciuto da circa 7,6 milioni a poco più di 9,3 milioni, mentre il livello dell’occupazione maschile si è ridotto di 40 mila unità.

Tra il 1993 e il 2011 l’occupazione femminile è cresciuta del 22,2 per cento, quella maschile è scesa dello 0,3 per cento. L’incremento dell’occupazione femminile si è distribuito in modo molto disuguale sul territorio: in quasi venti anni si è registrato circa un milione e mezzo di occupate in più nel Centro-Nord, ma solo 196 mila nel Mezzogiorno. Nell’ultimo decennio, appena il 10 per cento della crescita del lavoro femminile si è registrato nelle regioni meridionali, con un ulteriore ampliamento, anche in merito a questo aspetto, della già elevata forbice tra Nord e Sud.

Un lavoratore a tempo determinato su due è donna. In oltre un terzo dei casi i contratti a tempo determinato riguardano le donne più giovani (nelle classi 25-29 e 30-34 anni), che risultano anche maggiormente esposte al rischio di mancato rinnovo, o di stabilizzazione, in caso di gravidanza.

Giovani: nel 2011 il tasso di occupazione dei 18-29enni è sceso al 41 per cento, dopo aver toccato il valore massimo del 53,7 per cento nel 2002. Il tasso di disoccupazione dei 18-29enni, ha raggiunto , nel 2011, il 20,2 per cento. la quota di Neet,  (giovani che non studiano e non lavorano) è sensibilmente superiore (22,1 per cento nel 2010) alla media europea(15,3 per cento).

In Italia si tratta di oltre 2,1 milioni di persone. Peraltro, la quota di giovani neet, raggiunge il livello più alto nel Mezzogiorno, 31,9 per cento, un valore quasi doppio rispetto a quello del Centro-Nord. Campania e Sicilia sono le regioni con le quote più elevate, superiori al 35 per cento, seguite da Calabria e Puglia, con valori rispettivamente pari al 31,8 e al 29,2 per cento.

Nel Sud, il 23% delle famiglie è povero, contro il 4,9% del nord. Nel 2010, il 67 per cento delle famiglie e il 68,2 per cento delle persone povere risiedono nel Mezzogiorno.

Peggiora la condizione economica delle famiglie più numerose e con minori: nel 2010 il 29,9 per cento di quelle con cinque e più componenti risulta in condizione di povertà relativa, con un incremento di più di sette punti percentuali rispetto al 1997. Le famiglie con tre o più minori mostrano un aumento dell’incidenza della povertà di quasi cinque punti percentuali giungendo al 31,2 per cento a livello nazionale e al 47,3 per cento nel Mezzogiorno

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #1 il: Maggio 22, 2012, 17:32:46 pm »
Farrell afferma che mentre gli uomini sono "costretti" a scegliere un percorso di studi sulla base delle probabilità che questo dà loro di affermarsi nel mondo del lavoro, le donne sono più libere di scegliersi quello che più loro aggrada.
Chissà in che misura ciò incide sul rendimento allo studio.
Inoltre sarebbe anche da vedere gli studi che fanno le donne. Voglio dire che un esame in lettere offrirà le stesse difficoltà intellettuali di uno in ingegneria?

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #2 il: Maggio 22, 2012, 17:33:42 pm »
Peggiora la condizione economica delle famiglie più numerose e con minori: nel 2010 il 29,9 per cento di quelle con cinque e più componenti risulta in condizione di povertà relativa, con un incremento di più di sette punti percentuali rispetto al 1997. Le famiglie con tre o più minori mostrano un aumento dell’incidenza della povertà di quasi cinque punti percentuali giungendo al 31,2 per cento a livello nazionale e al 47,3 per cento nel Mezzogiorno

E vabbé, ci sono le donne che con la loro bravura tireranno mariti e figli fuori dal tunnel della miseria... :D

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #3 il: Maggio 22, 2012, 19:23:48 pm »
La scuola italiana è al 95% nelle mani di insegnanti femmine.
Ora... pare ci sia un modo maschile di imparare e quindi, un modo maschile di insegnare.

http://it.wikipedia.org/wiki/Educazione_omogenea

Le femminucce interagiranno bene con le maestre e saranno agevolate in italiano.
I maschietti, sarebbero migliori in geometria, matematica e scienze.
Tuttavia, questi ultimi, hanno bisogno di 3 cose per imparare:
1. capire che si tratta di una cosa che serve e che, quindi, è importante. S spesso, l'insegnate donna omette di dire a che cosa serve quello che sta insegnando. A volte perché non lo sa neppure lei.
2. aver fiducia nell'insegnante. il bambino non ti sta a sentire se si accorge che tu stai insegnando una cosa che non conosci o che non hai mai fatto. Come può insegnare scienze una maestra che non è nemmeno in grado di sostituire una ruota bucata?
Certe cose ai bambini non sfuggono.
3. esperienza. I maschietti avrebbero bisogno di fare e sperimentare.

Con una scuola nelle mani delle donne, è chiaro che la formazione dei maschi rischia di essere fallace e questo può avere ripercussioni negli stadi successivi della formazione.


"Storicamente, nella maggior parte dei casi, l'educazione a scuola avveniva in ambiente omogeneo fino a metà degli anni Sessanta. Da allora in poi si è progressivamente diffusa la scuola mista, ma si è trattato di una scelta organizzativa che non è stata preceduta da studi e da sperimentazioni. In effetti, non è facile trovare pubblicazioni scientifiche anteriori a quel cambiamento, che lo giustifichino pedagogicamente."

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #4 il: Maggio 22, 2012, 19:31:17 pm »
Farrell afferma che mentre gli uomini sono "costretti" a scegliere un percorso di studi sulla base delle probabilità che questo dà loro di affermarsi nel mondo del lavoro, le donne sono più libere di scegliersi quello che più loro aggrada.
Chissà in che misura ciò incide sul rendimento allo studio.
Inoltre sarebbe anche da vedere gli studi che fanno le donne. Voglio dire che un esame in lettere offrirà le stesse difficoltà intellettuali di uno in ingegneria?

Concordo.
La società (uomini e donne) non perdona l'uomo che non ha un'occupazione. Questo porta l'uomo a scegliere la scuola da frequentare in funzione delle prospettive d'impiego piuttosto che sulle proprie inclinazioni.

Questo rende detestabili tutte quelle situazioni nelle quali chi si è laureato in una facoltà inutile sembra pretendere il lavoro dallo Stato. Ricordo un articolo della titolare di femminismo a sud che sp-ttanava in rete il padre che la invitava a cercarsi un lavoro: " io ho faticato tanto per studiare e laurearmi, non è giusto che io faccia un lavoro non adeguato alla mia formazione".
Discorsi che può fare soltanto una donna che prende gli alimenti per se e, mi pare, una figlia e che vive alle spalle degli altri.
Discorsi da parassita.
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Offline ilmarmocchio

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #5 il: Maggio 22, 2012, 19:44:20 pm »
i datori di lavoro, anche delle multinazionali straniere, quindi dei paesi più avanzati e femministi, schifano il profitto.
E' logico : assumerebbero preferenzialmente uomini che rendono meno , essendio meno bravi.
Non solo, li pagano anche di più.
Eppoi c'è chi dice che non esistono più i filantropi :doh:

Offline ilmarmocchio

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #6 il: Maggio 22, 2012, 19:46:46 pm »
L' ISTAT è l'istituto di statistica nazionale, non è una entità aliena proveniente dallo spazio extragalattico.
Da chi prende i soldi ?
Dallo Stato.
Chi gli commissiona i lavori ?
Lo Stato. Chi è lo Stato ?
Il potere
può l' ISTAT fare uno sgarbo al potere che lo nutre? :cool:

Offline Giuseppe83

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #7 il: Maggio 22, 2012, 20:45:55 pm »
Il fatto che le donne prendano voti più alti non è un indice corretto di bravura. I ragazzi universitari, a differenza delle ragazze che imparano i testi a memoria, utilizzano la testa e si fanno mille domande. Inoltre i ragazzi, a differenza delle ragazze, molto tempo lo usano per divertirsi e per coltivare i propri interessi. Infine vale la pena ricordare che l'università col lavoro non c'entra una mazza, e sul lavoro, quando c'è da usare la testa e non imparare a memoria i testi, gli uomini prevalgono. Senza contare l'intraprendenza maschile, indiscusso vantaggio. Le donne vanno avanti solo a colpi di diritti, agevolazioni e quote rosa.

Straquoto.

Offline Effe

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #8 il: Maggio 22, 2012, 21:03:47 pm »
Farrell afferma che mentre gli uomini sono "costretti" a scegliere un percorso di studi sulla base delle probabilità che questo dà loro di affermarsi nel mondo del lavoro, le donne sono più libere di scegliersi quello che più loro aggrada.

Capisco che Farrell non si tocchi ... ma non so se al giorno d'oggi ed in Italia (ricordo che ogni realtà è connotata in un tempo/spazio) questo discorso valga. Nel mio caso, e ancor più per le nuove generazioni, credo che ogni uomo abbia avuto libertà di scelta forte della stabilità economica dela propria famiglia. Certo non tutti sono ricchi (anzi), però ... la maggioranza dei ragazzi ha una casa di partenza (ad esempio quella dei nonni). Quindi credo che almeno il 90% degli uomini di questi ultimi 25 anni abbia scelto il proprio lavoro indipendentemente dalla necessità di affermazione (al massimo dalla volontà di affermazione).
Le donne sono veramente più libere nella scelta del lavoro? forse sono più libere nel senso che se fanno qualche errore strategico, mal che vada riparano facendo la casalinga (cosa normale per una donna ed umiliante per un uomo). Ma questa è libertà o conferma di inferiorità?

Offline ilmarmocchio

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #9 il: Maggio 22, 2012, 22:51:45 pm »
Il fatto che le donne prendano voti più alti non è un indice corretto di bravura. I ragazzi universitari, a differenza delle ragazze che imparano i testi a memoria, utilizzano la testa e si fanno mille domande. Inoltre i ragazzi, a differenza delle ragazze, molto tempo lo usano per divertirsi e per coltivare i propri interessi. Infine vale la pena ricordare che l'università col lavoro non c'entra una mazza, e sul lavoro, quando c'è da usare la testa e non imparare a memoria i testi, gli uomini prevalgono. Senza contare l'intraprendenza maschile, indiscusso vantaggio. Le donne vanno avanti solo a colpi di diritti, agevolazioni e quote rosa.

Straquoto.

le votazioni a scuola sono una approssimazione al rendimento, così come ciò che si impara a scuola sono una approssimazione alla realtà delle cose che si imparano.
la votazione NON potà mai dire cosa una vale poi nella pratica.
Infatti si dice che :
las nave si giudica in mare, non a terra

Offline vnd

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #10 il: Maggio 23, 2012, 11:35:54 am »
credo che almeno il 90% degli uomini di questi ultimi 25 anni abbia scelto il proprio lavoro indipendentemente dalla necessità di affermazione (al massimo dalla volontà di affermazione).

Credi male.
Io volevo fare l'attore o l'astronauta.
Ma sono figlio di un operaio...

Ti pare che avrei avuto qualche possibilità?

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Offline TheDarkSider

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #11 il: Maggio 23, 2012, 20:15:31 pm »
Le donne sono veramente più libere nella scelta del lavoro? forse sono più libere nel senso che se fanno qualche errore strategico, mal che vada riparano facendo la casalinga (cosa normale per una donna ed umiliante per un uomo). Ma questa è libertà o conferma di inferiorità?
E' libertà: a parità di condizioni, la donna ha comunque una scelta in più.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #12 il: Maggio 23, 2012, 20:16:36 pm »
Capisco che Farrell non si tocchi ...

No, Farrell si può benissimo toccare. E' un essere materiale come noi... :D

Offline ugualitarioh

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Re: ISTAT: le donne sono sicuramente più brave
« Risposta #13 il: Maggio 25, 2012, 06:21:10 am »
Avere voti alti a scuola non significa essere intelligenti e superiori: ma solo impegnarsi e applicarsi più nello studio. Einstein (e come lui altri uomini di scienza) aveva voti mediocri a scuola, eppure era un genio! Tra l'altro un giudizio scolastico difficilmente è obiettivo al 100%, spesso varia da docente a docente in base a svariati fattori (spesso vi è anche il pregiudizio misandrico che i maschietti siano "a priori" meno bravi delle coccolate femminucce!)
Tra l'altro, i maschi risultano essere mediamente più portati per le materie tecniche e scientifiche, di gran lunga più importanti ed essenziali nella vita pratica, molto più di quelle umanistiche (che io comunque apprezzo), nello studio delle quali prevalgono le femmine, in ambito universitario, ma la cui utilità nella vita pratica di tutti i giorni è molto limitata (storia esclusa), trattandosi spesso di uno studio sterile, utile solo per la propria cultura personale! Ragioniamoci: la mitologia e la filosofia, che utilità hanno? Anche la lettura approfondita e sviscerata di novelle e romanzi (scritti da intellettuali benestanti, come Manzoni, che di certo non sapevano cosa volesse dire faticare e sudare tutto il giorno con le mani callose per garantirsi la sopravvivenza, altrimenti non avrebbero avuto tempo da perdere a scrivere racconti di fantasia, imposti poi alle future generazioni di poveri studenti!) è a mio avviso sterile e inutile: strano che la gente, quando parla di lettura e di amore per essa, si riferisca esclusivamente alla sterilissima narrativa, che io personalmente aborro! Leggere un quotidiano, un trattato scientifico, un testo di storia, anche quella è lettura e passione per essa a tutti gli effetti!!!