Risposta semplice: del caso Assange, alle femministe preme che un uomo (si tratti di Assange o di
chiunque altro) possa essere sbattuto in galera su denuncia di una donna. E basta. Se una donna lo
accusa, questo è già un motivo sufficiente. Tutti i suoi meriti o benemerenze non hanno alcun valore e
non contano nulla. Che questo poi sia un pretesto (che giova alle femministe) per eliminare un uomo
scomodo, alle femministe non importa nulla. Tanto, per loro, gli uomini sono scomodi per definizione.
Tutti. Che vada pure in galera. Che venga istradato negli USA. E lì che salga pure sulla sedia elettrica.
Un uomo in meno. Uno stupratore potenziale in meno. Che abbia o no stuprato, non importa. Avrebbe potuto farlo. Ha il cromosoma Y. E' nato colpevole. E che muoia da colpevole. Non dobbiamo dimenticare uno dei motti di queste mentecatte: "Gli uomini che finiscono in galera per stupro, vanno
in galera per qualcosa che DIFFERISCE MOLTO POCO da quello che altri maschi fanno normalmente".
Quindi, che Assange crepi pure.
Quanto alle Pussy Riot, esse sono l'emblema della pretesa femminile secondo la quale le donne
possono andare dove vogliono, vestite come vogliono e a fare quello che vogliono, senza essere
arrestate oppure ostacolate in alcun modo. Questo è il messaggio di fondo del quale la protesta
politica costituisce solo il pretesto e l'involucro politico legittimante. Nelle Pussy Riot le femministe
difendono non le attiviste politiche, ma questa nuova pretesa e presunzione femminile. E il mondo
occidentale, stupidamente e supinamente, va loro dietro, assecondandole anche in questo, dietro
la mascheratura della legittima satira politica che fatta da uomini non avrebbe scatenato tutto
questo gran casino. Il sostanziale "silenzio" mediatico sul caso Assange e l'ampissimo risalto dato
per contro al processo alle Pussy Riot non può avere che questa chiave di lettura. Io la vedo così.