Il primo Forum sulla Questione Maschile rimane aperto in sola lettura come archivio storico
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Alcuni aggiornamenti a proposito delle Manifestazioni del 4 ottobre. Lo stesso giorno sono previsti due appuntamenti. Una iniziativa indetta da Bigenitorialità Assente e l’altra da una serie di organizzazioni di padri separati, famiglie, nonni e nuove compagne. In entrambi i casi – ci sembra -si appoggi il ddl 957, si esige bigenitorialità pienamente riconosciuta e si supporta il riconoscimento della Pas. Nel primo caso si lamenta la strumentalizzazione della questione della bigenitorialità e si parla di diagnosi Pas fatte male e nel secondo caso si supporta ugualmente ddl e Pas con diversi elementi a supporto.La manifestazione era stata annunciata da tempo dal secondo gruppo. Di recente è stata annunciata anche quella delle madri separate (BA) e la questione aveva creato un fraintendimento che speriamo di aver contribuito a chiarire.La manifestazione delle madri separate si terrà nel pomeriggio del 4 ottobre in Piazza Montecitorio e quella delle organizzazioni di papà e nonni e nuove compagne si tiene lo stesso giorno, stessa ora ma nella Piazza della Rotonda antistante il Pantheon. Sempre a Roma.Tutti/e sapete come la pensiamo noi sul ddl 957 e sulla Pas. Fatto salvo il diritto dei papà di rivendicare dei cambiamenti rispetto al loro ruolo il ddl presenta poi a nostro avviso degli aspetti che bisognerebbe discutere meglio (lo abbiamo già chiarito più volte) e riguardo alla Pas (sulla quale una di noi scriverà presto un post con le rispettive versioni della storia) abbiamo chiaro che ciò che viene definita una “malattia” per noi resta un comportamento che bisognerebbe classificare prescindendo dalla medicalizzazione di un conflitto attraverso una terapia detta della “minaccia” sulla base di presunti sintomi che non vengono riconosciuti in quanto tali da larga parte della comunità scientifica internazionale.Ma lungi da noi fare le barricate o vivere ossessivamente con l’assillo di impedire ad altri/e la possibilità di manifestare una idea che non ci corrisponde. Dunque, nel rispetto delle reciproche opinioni, dalla vicenda di cui parlavo nell’introduzione traiamo un dato interessante che, senza voler fare torto a nessuno, ci piace fare emergere.Abbiamo pubblicato qui due comunicati in cui due differenti gruppi di donne hanno espresso presa di distanza l’uno dall’altro [1] [2]. Altre non sono che le madri separate, riconoscibili socialmente con lo status di ex mogli, megere, perfide, e le nuove compagne che stereotipo vuole siano demonizzabili in quanto matrigne, arpie, streghe e chi più ne ha più ne metta.Il primo gruppo di donne si rivolge alle madri separate, dicevamo, alle ex mogli, e l’altro gruppo alle seconde spose, fidanzate, conviventi ma anche nonne e figlie, come vedremo a seguire.Le due piazze annunciate da un lato richiamando all’unità tra donne e madri italiane e dall’altro da una rete di associazioni che da tempo si occupano di affido condiviso, con padri e nuove compagne, rappresentano la mancata realizzazione di quelle che normalmente chiameremmo famiglie allargate, in cui tutti/e tentano di far funzionare nuove situazioni successive la separazione.A prescindere dagli obiettivi, che siano simili e declinati solo attraverso diverse semantiche o che siano differenti, non ci sembra un contesto sufficientemente sereno attraverso il quale poter agire una opposizione costruttiva.A noi non sarebbe mai venuto in mente di organizzare una manifestazione in contrapposizione, madri contro padri, donne contro donne, lo stesso giorno in cui era già annunciata un’altra su tema affine e non ci verrebbe in mente neppure di schierarci compatte in piazza per fronteggiare gli avversari politici in una situazione in cui certamente è molto difficile trovare il giusto equilibrio e lo spazio per ragionare serenamente. Perciò per quello che ci riguarda in quelle piazze non ci saremo, a nessuna delle due. Al massimo possiamo proporre di organizzare un servizio di baby sitting perché se madri e padri e tutti/e sono in piazza qualcuno/a dovrà pur badare a queste creature (ovviamente stiamo scherzando!).Ma in ogni caso vorremmo parlare, e magari approfondiremo meglio in un altro post, di questi due bisogni espressi che non ci sentiamo di ignorare. Da una parte le madri, single o post/separazione, che vorrebbero aiuto, esigerebbero interventi mirati e che sentono trascurato, penalizzato o criminalizzato il proprio ruolo, e dall’altro ci sono le nuove compagne che si portano dietro tutto il carico di stereotipi negativi che la società assegna loro. Sono considerate rovina famiglie, matrigne cattive, e in questa epoca in cui ancora, purtroppo, vedi circolare fiabe e storie in cui queste donne altro non vorrebbero che chiudere in collegio i figli dei loro partner o rinchiudere le figliastre in cucina a pulire i fondi delle pentole o cacciarle nei boschi assieme ai sette nani, non reggono proprio il confronto con le madri tanto osannate in quel ruolo che realizza una scala di valori attraverso i quali le donne vengono considerate apprezzabili.Madri, madonne, riproduttive e nuove compagne, matrigne, nella fantasia storica spesso sterili.Di entrambe le categorie vorremmo raccontare i problemi e le rivendicazioni in un tentativo di ascolto neutrale che esige la narrazione di donne che si raccontano attraverso noi e che hanno differenti ma altrettanto serie difficoltà. Sappiamo già che le donne dell’MFPG non hanno problemi a leggere qui sul nostro blog né pareri espressi civilmente che differiscono dalla loro opinione né racconti di donne che rappresentano altre esperienze. Lo stesso speriamo, e lo speriamo sul serio, sappiano fare anche le altre.Dicevamo di madonne e matrigne e in realtà, così come emerge dai racconti delle nuove compagne, nel secondo caso si tratta di “donne che devono fronteggiare molteplici problemi di natura pratica ed emotiva per i quali non si individuano (perchè proprio non esistono!) canali di ascolto e di sostegno appropriati.”“La nostra associazione – ci dicono dall’MFPG – raccoglie testimonianze di donne che potrebbero e vorrebbero sostenere il loro compagno anche nella cura dei figli di “primo letto” ma alle quali viene impedito ogni contatto perchè condannate a priori come “figure perturbatrici” senza alcuna verifica di fatto. Non di rado sono coinvolte in false accuse infamanti dalle quali sono costrette a difendersi.Abbiamo richieste che esprimono il bisogno di accompagnamento nell’accettazione dei figli del compagno, nella comunicazione ai figli della precedente unione dell’arrivo di un nuovo fratello o una nuova sorella. La più drammatica è la ricerca di una tutela per una maternità desiderata cui spesso queste donne debbono rinunciare: vuoi per le carenze economiche dovute al mantenimento della ex moglie e dei figli della precedente unione (che non tiene conto dell’arrivo di un nuovo nato); vuoi – ipotesi ancora peggiore – perchè temono ritorsioni di ogni tipo sia su loro stesse (…) sia sul loro compagno, in questo ultimo caso con il più odioso dei ricatti: quello affettivo a mezzo dei figli.Ci sono donne che da sole e con un unico stipendio si fanno carico di mutui, case e spese (quindi sono sempre costrette a lavorare) poichè il loro compagno di vita è rimasto senza beni e senza mezzi di sostentamento; spesso queste donne sono persino chiamate dai giudici (?!?) ad integrare il mantenimento della ex e dei figli, e in questo vediamo una doppia discriminazione. Donne asservite ad altre donne: ecco il nuovo, vero “proletariato femminile”: una bella contraddizione, non vi pare?Ma la componente economica, seppur importante, non è nulla in confronto alla violenza psicologica, alle persecuzioni alle quali queste donne sono sottoposte, quotidianamente.Queste donne non hanno tutele sociali, perchè considerate alla stregua di ”concubine” (per usare un termine educato). Indipendentemente dalla durata del loro percorso affettivo accanto all’uomo che hanno scelto di amare, saranno sempre seconde: un matrimonio precedente, anche se di pochi mesi, conterà sempre di più di una seconda unione, anche se stabile e duratura.Abbiamo nonne che non hanno MAI visto i nipoti, pur dovendo sostenerne il mantenimento. Non ricevono mai nemmeno una foto. Nonne e nonni esclusi da comunioni, cresime, feste.Abbiamo sorelle, zie….. Abbiamo – e le tuteliamo più di tutte le altre (chiedendo loro di non esporsi troppo per evitare scontri indegni) FIGLIE che hanno atteso la maggiore età per ricercare e ricucire un rapporto con un padre dal quale erano state tenute lontane.Per queste urla di dolore che annegano nel silenzio dell’iprocrisia non abbiamo parole… benchè tra le nostre fila ci siano professionisti psicologi educatori, avvocati… Per la loro sofferenza servirebbe di più e abbiamo bisogno di una mano.Abbiamo anche i padri, i nonni, i fratelli, i figli…. e anche mariti felici e mogli felici, e ex mogli felici ed ex mariti senza problemi, e simpatizzanti che ci aiutano, da qui la “vivacità” del gruppo, che non è fatto solo di piagnistei e accuse!”E queste sono solo alcune esigenze che non escludono altre ma che non possono esse stesse essere escluse per partito preso perché queste situazioni accadono e se c’è chi le racconta non significa che lo faccia a discredito di altre esperienze differenti e di altro dolore.Quando e se accadrà che il dolore riesca a raccontarsi senza negare altro dolore noi saremo felici. Perché parlarsi a volte è una scommessa, difficile, dirsi la propria sofferenza avendo chiaro che le relazioni sono sempre molto complesse e che i mostri o le streghe non esistono, sarebbe un passo avanti. Per smettere di accreditare stereotipi sessisti contro donne e uomini a seconda dei ruoli che occupano e per lasciare che gli adulti si comportino da adulti e che i bambini possano godere di questa benedetta genitorialità condivisa dove l’unica cosa ad essere condivisa non può essere il rancore quanto piuttosto la responsabilità di essere genitori, persone, esseri umani. Magari in grado di capirsi. O anche no. Ma comunque in grado di porre fine alle guerre ché non servono a nessuno/a. Mai. E che noi non agevoleremo. In nessun modo.