Ho trovato quest'articolo che, da una prima visione, mi sembra fatto piuttosto bene.
E' lunghetto quindi lo copio incollo per parti.
Inoltre voglio precisare che non è un elogio al patriarcato ed una critica al matriarcato (termini che nella psicologia non si riferiscono alle istituzioni sociali ma a condizioni psichiche, coscienza appunto), ma mi piacerebbe invece muovere una critica ad entrambi e tirane fuori, se possibile, una sintesi.(un superamento di entrambi)
La luna e la coscienza matriarcale
Erich Neumann
Nella «Storia ed origine della coscienza» è analizzata
una successione di fasi nella quale l'Io si libera
dall'inconscio, dalla situazione uroborica iniziale e alla
fine del processo si pone come centro della moderna
coscienza occidentale, di fronte all'inconscio come sistema
psichico separato da sé. In questa evoluzione che porta
alla liberazione dallo strapotere dell'inconscio la simbologia
della coscienza è maschile, mentre quella dell'inconscio,
come insegnano la mitologia e la simbologia dell'inconscio
collettivo, è femminile, in quanto in opposizione
all'emancipazione dell'Io.
La fase nella quale la coscienza dell'Io nel suo rapporto
con l'inconscio è ancora infantile, cioè relativamente
dipendente, viene rappresentata nel mito con l'archetipo
della Grande Madre. Noi indichiamo la costellazione di
questa situazione psichica e le sue forme di espressione e
proiezione come « matriarcato » e chiamiamo, al contrario,
« accento patriarcale » dello sviluppo della coscienza la
tendenza dell'Io a liberarsi dall'inconscio e a dominarlo.
II matriarcato ed il patriarcato sono quindi stadi psichici
caratterizzati da uno sviluppo differente della coscienza e
dell'inconscio, ed in particolare da differenti atteggiamenti
dell'uno verso l'altro. Matriarcato perciò non significa solo il
dominio dell'archetipo della Grande Madre, ma in generale
una situazione psichica totale nella quale l'inconscio (e la
femminilità) dominano mentre la coscienza (e la
maschilità) non sono ancora pervenute all'autonomia e
all'indipendenza. In questo senso uno stadio psichico,
una religione, una nevrosi e anche uno stadio dello
sviluppo della coscienza possono essere chiamati
matriarcali, e patriarcale non significa dominio sociologico
dell'uomo, ma piuttosto predominanza di una coscienza
maschile alla quale è riuscita la separazione dei sistemi
coscienza-inconscio e che si è affermata abbastanza
solidamente nella sua opposizione all'inconscio e
indipendenza da esso. La donna moderna deve quindi
percorrere anch'essa tutti gli stadi dello sviluppo che porta
alla formazione della coscienza patriarcale che è tipica e
naturale della situazione del conscio occidentale e
dominante nella cultura patriarcale.
Accanto a questa « coscienza patriarcale » esiste però
anche una « coscienza matriarcale » il cui agire è nascosto
ma significativo. Essa fa parte di quello strato matriarcale
della psiche che è all'origine del primo sviluppo culturale
nella preistoria dell'uomo. E' caratteristica della spiritualità
femminile — al di là dell'acquisizione della coscienza
patriarcale da parte della donna —, ma ha una parte
importante anche nella vita dell'uomo. Cioè, dovunque la
coscienza non ancora (o non più) patriarcale non si è
distaccata dall'inconscio, predomina la « coscienza
matriarcale » nella preistoria umana cosi come nella fase
ontogeneticamente corrispondente dell'infanzia; nell'uomo,
ad es., predomina come influsso più intenso dell'Anima,
che rappresenta il lato femminile della sua psicologia, in
crisi spirituali e nei processi creativi. La breve rappresentazione dello sviluppo del femminile esposta in altro
luogo costituisce il complemento necessario per una comprensione della « coscienza matriarcale
» che solo nella forma ad essa propria risalta sullo sfondo
di questo sviluppo graduale. E' la coscienza del femminile
accordata alla fase uroborica patriarcale che noi indichiamo
come « coscienza matriarcale» e che, come l'Io di questo
stadio, non è sviluppata con la stessa autosufficienza
dell'Io cosciente patriarcale. Ma sia per l'uroboro patriarcale
che per la coscienza matriarcale è caratteristico lo stesso
simbolo: la luna. Il simbolo lunare è cosi pregno di
significati che sembra del tutto impossibile dimostrare la
sua attinenza univoca alla femminilità, e infatti si presenta
in forma femminile, maschile ed ermafrodita. Nel mito
troviamo il sole come compagna femminile della luna e più
spesso la luna come compagna del sole. La fase di luna
nuova può essere vista come morte della luna
nell'abbraccio del sole, ma anche come morte dell'uomo
lunare buono nell'abbraccio della donna solare cattiva;
viene anche spiegata come morte del femminile dopo il
compimento della nascita o dopo l'abuso sessuale, ma
anche come ritorno alla vita della luna affamata ad opera
della sorella che la nutre. Quando il sole e la luna sono
fratelli, la luna può essere a volte maschile, a volte femminile, e l'allontanarsi e riavvicinarsi reciproco viene
interpretato come nostalgia della luna-uomo per la sorella
solare o anche come nostalgia del fratello solare per la
sorella lunare. Può anche significare la fuga della luna dal
sole inseguitore o il desiderio della luna per il sole.
La diversità degli aspetti attribuiti alla luna, a volte come
maschile rapportato al femminile, a volte come femminile
verso il maschile, che si esprime anche nella diversità delle
sue fasi (ad es. come falce crescente o calante può essere
considerata maschile e come luna piena femminile)
porta anche alla concezione, altrettanto diffusa nella
mitologia, che la luna sia ermafrodita.
Anche se tentiamo di discernere una legge in queste
attribuzioni apparentemente arbitrarie, dobbiamo
riconoscere dalla mutevolissima simbologia della
luna che nessun simbolo è « assoluto », ma che ha un
significato solo in quanto immesso in una totalità simbolica
più ampia, la quale viene determinata dalla fase della
coscienza in cui si presenta ed a cui è associata. Perciò
dobbiamo distinguere se la simbologia lunare appartiene
ad un mondo matriarcale dominato dal femminile e
dall'inconscio, oppure ad un mondo patriarcale, dominato
dal maschile e dalla coscienza.
E' necessario innanzitutto astrarre dall'opinione per noi
corrente che la luna riceve la sua luce dal sole perché
astronomicamente la luce della luna in tutte le sue fasi è
solo luce solare riflessa. Questa circostanza che compare
già con i presocratici greci e viene ancora posta in
discussione da Agostino, non è affatto « ovvia ». La più
tarda scoperta astronomica della dipendenza della luna dal
sole non fa che divenire espressione e simbolo della sottomissione della luna nel mondo patriarcale, nel quale il sole
ed il giorno, e con essi la coscienza umana nel suo aspetto
maschile, hanno assunto la posizione predominante. In
questo mondo la luna è femminile ed il sole maschile e
nello stesso tempo la solarità maschile è il principio
luminoso e creativo e la lunarità femminile il principio
ricettivo della luce e dipendente. Ad es. le molte
identificazioni di deità femminili con la luna nell'ellenismo
sono anch'esse espressione di questa rivalutazione patriarcale. Quasi sempre si tratta di sottomissione o
associazione di « spose » che vengono dominate dal dio
solare. Però nel passato di queste dee troviamo in
abbondanza anche rapporti completamente differenti con
la maschilità e con il sole.
Per il mondo antico ogni fase lunare è essenziale in quanto
manifestazione dell'essere lunare così come le fasi della
vita sono manifestazione dell'essere dell'uomo. Su queste
fasi lunari viene proiettato l'evolversi delle costellazioni
psichiche caratteristiche della donna, o nelle quali la donna
sperimenta il suo rapporto con l'uomo.
Nel tardo strato patriarcale il sole può essere maschile e la
luna femminile; come fratelli possono
assumere ambedue i sessi, oppure, come nello stadio
matriarcale, valere come maschile; comunque il rapporto
sole-luna verrà sempre percepito mitologicamente come un
importantissimo evento celeste e sentito soprattutto come
rappresentazione simbolica del rapporto fra i sessi. Il tipo di
questo rapporto dipende dallo stadio di sviluppo psichico
nel quale ha luogo. L'ordinamento patriarcale è l'esatto
rovesciamento del precedente ordine matriarcale in cui
predominava il femminile. Non importa se nel matriarcato la
luna è associata alla notte come deità maschile e ne è figlio
— spesso addirittura figlio morente nella fase del novilunio
— o se il sole ed il giorno ne sono i nati. In ambedue i casi,
la cui diversità non interessa in questa sede, viene
sottolineata la dipendenza del maschile dalla maternità
feconda del femminile notturno. Come spesso accade in
Oriente in questo stadio la luna può possedere caratteri
del mondo superiore e vitali e il sole caratteri del mondo
sotterraneo e notturni; il principio predominante è però la
femminilità che muore nel novilunio e riceve il sole nella
morte.
La luce nascente dall'abbraccio solare non è generata e
neanche donata dal sole, ma solo da lui suscitata ed
accesa, poiché per la femminilità matriarcale della luna
vale lo stesso che per il legno femminile, il quale per sua
natura contiene in sé il fuoco, e l'elemento penetrante
maschile lo suscita solamente, ma non lo genera. Cioè
nello stadio matriarcale, anche se la luna femminile muore
nel novilunio e viene a contatto con il sole in un rapporto di
vita e di morte, le fasi lunari vengono intese come fasi
dell'essere femminile indipendenti dal sole, ad es. anche
come fasi della gravidanza.