http://www.giornalettismo.com/?p=685933IL CASO – “In principio i coloni, poi i missionari, i soldati, gli avventurieri, i commercianti, gli artisti, i turisti e poi i turisti specializzati alla ricerca di qualcosa di specifico per soddisfare l’appetito sessuale” spiega lo Spiegel in merito alla tematica affrontata da “Paradise : Love” un film verità su quello che accade in Kenya ovvero il turismo sessuale.
PARADISO – Paradiso per chi? La combinazione esotico/erotico viaggia in prima linea quando si è alla ricerca di stimoli per sfuggire dalla noia e dalla routine dei paesi industrializzati. Il turismo sessuale non è certo una novità ma il film rivela una verità poco nota, anche le donne apprezzano la “merce” dei paesi che visitano. Merce, perché di questo si tratta quando si paga per avere del sesso. La pellicola fa parte di una trilogia, il primo è stato presentato al Festival di Cannes.
LA STORIA – Il regista ha volutamente scelto una figura caricaturale per rappresentare il cliché della donna che gradisce il giovanil sollazzo. La protagonista è un’austriaca cinquantenne in sovrappeso che sceglie una vacanza all inclusive in Kenya per sfuggire dalle problematiche del quotidiano. La Jeep che l’accompagna in albergo ha la scritta “Comfort Safari“. Quello che succede sulla calda spiaggia africana è un duello tra donne mature che si sfidano in base all’età più bassa dei loro pretendenti. La corda sulla sabbia serve a separare gli abitanti locali che si presentano in loco con finto materiale da vendere come souvenir ma sul piatto c’è il loro corpo.
TURISMO SESSUALE – Insomma, anche le donne pagano per fare sesso, è sufficiente recarsi in un paese povero dove per pochi spiccioli si può avere in albergo un uomo take-away pronto a soddisfare le fantasie di donne attempate e non. I dati rivelano che la fascia d’età di chi si dà da fare parte dai 45 anni e arriva fino ai 65,
convinte che non si tratti di prostituzione ma di aiuto ai giovani. Alcuni ufficiali di turismo confermano che la faccenda del turismo sessuale viene poco affrontata nel paese per paura di un crollo dei turisti, praticamente rappresenta parte del reddito. Al di là delle donne che cercano l’uomo giovane e disponibile, quello che preoccupa è la scelta di tutti gli uomini che si recano in Kenya alla ricerca di vergini e nella tratta finiscono soprattutto bambine. Secondo James Weru dell’Ong African Pro-poor Tourism development Centre “C’è bisogno di promuovere un’educazione per turisti e il Paese si deve assicurare di accogliere quelli giusti. Molti governi hanno liste di pedofili a cui viene impedito l’ingresso ma in Kenya queste misure sono inesistenti”.
Questa volta lo schifo lo hanno almeno esteso anche alle donne, anche se non mi sembra che vengano colpevolizzate più di tanto. Insomma le cozze alla fine fanno quasi del bene, gli altri tutti chiaramente malati di mente della peggio specie.
Cmq ribadisco lo schifo per tutti.