Per facilitare le funzioni fisiologiche
ogni tanto spulcio quel covo di fustrate e arriviste della 27ora.
Oggi si parla di Rihanna, la starlette che ha deciso di ritornare insieme al suo ex, dal quale si era separata dopo che lui l'aveva riempita di botte.
Ovviamente la cosa fa infuriare le femministe, dato che mette a nudo l'attrazione che le donne hanno per gli uomini maneschi, e quindi la loro grave carenza di giudizio e di buon senso.
Infatti Rihanna è una donna ricca e affermata, e dunque la scusa che si trovi in una posizione di inferiorità rispetto al maschio ovviamente non vale. Questa decisione è tutta frutto del suo cervellino da femmina emancipata.
Ma aspettate! Contrordine, compagne! Anche in questo caso si può e si deve incolpare gli uomini. E che cavolo, non ci chiamamo mica femministe per niente!
Ecco infatti cos'ha il coraggio di scrivere Alessandra Farkas, corrispondente dagli USA del Corriere della Sera:
Purtroppo la colpa è di una società che ha condizionato moltissime donne a credere di non valere nulla e di meritarsi ogni tipo di sopruso e maltrattamento. Credo che sia giunto il momento di ripartire da zero e di allevare le nostre bambine insegnando loro, sin dai primi anni, ad avere stima di se stesse, ad amarsi e a farsi rispettare dal mondo esterno.Ora, gli uomini non vengono menzionati espressamente, ma è ovvio che una siffatta società, che condiziona le donne ad accettare le botte, non può che essere una società maschilista e misogena.
Una società in cui anche una donna ricca e affermata come Rihanna diventa una vittima di questo imprinting culturale maschilista.
L'affermazione è così pretestuosa, così inverosimile, così insensata da non meritare neanche di essere controbattuta.
Ma è importante sottolineare che chi scrive queste assurdità nazifemministe non è una femminuccia complessata qualsiasi; si tratta invece di una importantissima figura mediatica ( è la corrispondente dagli USA del più importante quotidiano italiani, e lo è da tanti anni ), e qui sta il dramma di questa epoca.
E qui sta la ragione per cui certe cose non devono smettere di indignarci