Autore Topic: no choice e no life  (Letto 1547 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline COSMOS1

  • Amministratore
  • Storico
  • ******
  • Post: 7673
  • Sesso: Maschio
  • Cosimo Tomaselli - Venezia
no choice e no life
« il: Marzo 02, 2013, 18:02:21 pm »
http://cosimotomaselli.blogspot.it/2013/03/pro-life-e-no-choice-pro-choice-e-no.html#more


 Pro-Life e No-Choice, Pro-Choice e No-Life   
C'è qualcuno che dice di occuparsi di linguaggio e di fare cose come "decostruire" i messaggi. Posto che io non so cosa sia lo strutturalismo nè la semantica, che per guadagnarmi da vivere uso le mani e che il mio cervello sa di muffa, ebbene, tutto ciò premesso, mi preoccupo non di seguire i ragionamenti di costoro, ma soltanto il mio ramingare.
 
 
 
 Quando si votò il referendum sulla legge 194 che legalizzava in Italia l'aborto, gli italiani in gran maggioranza votarono no all'abolizione, creando perciò due schieramenti contrapposti: gli abortisti in maggioranza e gli anti-abortisti in minoranza al 32 per cento. Due definizioni negative, in quanto essere a favore dell'aborto in sè non appare una virtù e in quanto essere anti è comunque essere contro e non sempre il no al no è percepito come un sì.
 
 Gli anni passarono e guardando oltre oceano ci accorgemmo che là gli esperti di marketing suggerirono a ciascuno schieramento di trovare una autodefinizione positiva. È vero che in Italia Casini volle chiamare il movimento antiabortista, Movimento Per la Vita, ma onestamente sapeva e sa molto di buonista.
 Pro-Life è la stessa cosa, ma nella pronuncia anglosassone sibila una determinazione maggiore. Dirimpetto le abortiste USA decisero di auto-appellarsi non abortiste ma Pro-Choice, per mettere in evidenza il loro punto positivo: loro sono a favore della auto-determinazione delle donne.
 
 
 
 Bene, quindi il disquisire sarebbe se la libertà di scelta della donna debba o meno prevalere sul diritto alla vita dell'embrione o, detto altrimenti, se l'embrione abbia un diritto alla vita che possa in qualche modo limitare la libertà della donna. Ecco perciò i due fronti contrapposti: Pro-Choice di qua, Pro-Life di là, due diverse espressioni, due diverse sfaccettature della cultura contemporanea. La libertà propria e i diritti altrui.
 
 
 
 Potrebbe essere una base sulla quale discutere. Si potrebbe discutere su cosa è un diritto, su chi sia il soggetto titolare di diritti, su quali limiti debbano avere i diritti, su quale gerarchia abbiano i diritti. Si potrebbe appunto discutere, pacatamente che non ci sono ragioni per ammazzarsi in nome della vita. Forse per la libertà sì, perché è così cara. Ma prima di ammazzare qualcuno in nome della libertà è meglio domandarsi se davvero la libertà che difendi è minacciata o sei tu che preferisci giocare di anticipo.
 
 
 
 In ogni caso a partire da queste due auto-definizioni, accettate e condivise, si potrebbe anche, forse, discutere. Perché ormai è un tema sempre meno caldo, che riguarda sempre meno donne. Per un fatto molto semplice: gli aborti in Italia (da parte di italiane, beninteso. Ma quelle di cui discutiamo qui sono giustappunto italiane) sono in costante diminuzione, non perché la prevenzione funziona, ma per una banale questione anagrafica. L'invecchiamento del nostro paese spinge le donne in quella pausa nella quale non vi è più nulla cui rimediare con un aborto legale o illegale che sia. Perciò potremmo sempre più discuterne come caso accademico, davanti ad un cappuccino.
 
 
 
 Capita invece che vi sia chi vuole lo scontro e la caccia alle streghe. Costoro sono, guarda caso, coloro che vorrebbero farsi passare per streghe e violentano il linguaggio e le auto-definizioni respingendo gli avversari in quella Geenna nella quale non si discute ma si condanna e si lapida. Eccole perciò ad appellare i Pro-Life con l'appellativo negativo di No-Choice. Eccoci rigettati al muro contro muro, dove non si discute ma si combatte.
 
 
 
 Perciò le Pro-Choice diventano No-Life e tra No-Life e No-Choice c'è un abisso che nessuna parola colmerà.
 
 
 
 Vale la pena accettare la sfida? No. Noi sappiamo bene, l'abbiamo capito, non siamo stupidi, che il valore che lo schieramento Pro-Choice vuole difendere è la libera scelta della donna. Noi siamo pronti a discutere su cosa sia la libertà e quali limiti abbia. 
 Ci rendiamo altresì conto che coloro che ci etichettano come No-Choice perdono l'occasione per pensare, per discutere, per confrontarsi. Scelgono di rendere ancora più freddo e triste il crepuscolo dell'Occidente. Ne hanno facoltà, fanno la loro scelta. Peccato.
Dio cè
MA NON SEI TU
Rilassati

Offline Vicus

  • Moderatore Globale
  • Pietra miliare della QM
  • ******
  • Post: 21253
  • Sesso: Maschio
Re:no choice e no life
« Risposta #1 il: Marzo 03, 2013, 00:23:50 am »
Citazione
Ci rendiamo altresì conto che coloro che ci etichettano come No-Choice perdono l'occasione per pensare, per discutere, per confrontarsi. Scelgono di rendere ancora più freddo e triste il crepuscolo dell'Occidente. Ne hanno facoltà, fanno la loro scelta. Peccato.
Chi rifiuta il dialogo perde credibilità-stanno lavorando per noi. Quale che sia la loro influenza, le gente è sempre meno con loro, e con chi attribuisce ad ogni cosa, anche al fatto che sia l'uomo o la donna a caricare la lavapiatti, un significato politico.
Il fatto che non si discuta sulla liceità di sopprimere una vita umana indifesa senza necessità-per capriccio, per ragioni materialistiche-quando la si potrebbe dare in adozione, si commenta da solo. Specialmente oggi che essere separata o avere figli da relazioni casuali è diventato uno status symbol di cui vantarsi.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Mercimonio

  • Veterano
  • ***
  • Post: 1894
Re:no choice e no life
« Risposta #2 il: Marzo 03, 2013, 07:32:33 am »
i loro slogan sono tipicamente orwelliani e di matrice mondialista.

diritti .. liberta' .. bla bla bla .. sempre la stessa solfa fin dalla rivoluzione francese, e infatti sono frutti dello stesso albero.

oggi la loro ultima battaglia e' voler sottomettere la realta' alla loro teoria : far si' che le aziende le paghino come e piu' dei dipendenti maschi, obbligare le aziende a fare orari che permattano di andare a prende i bimbi all'asilo, ricevere soldi stando a casa ad allattare i figli, mantenere l'assurda legge che manda le donne in pensione prima degli uomini, imporre quote rosa nelle dirigenza aziendale (gia' imposta in scandinavia).

queste sono assurdita' che costringeranno ancor di piu' le aziende a migrare in cina e india, e cozzano in pieno contro il libero mercato tra l'altro, sono idee che se attuate farebbero alzare ulteriormente i costi di produzione e di conseguenza l'inflazione, resterebbe solo il terziario come gia' in molte zone del nord europa dove non si produce piu' quasi nulla, poi scomparirebbe pure quello visto che il modello oggigiorno non e' neppure piu' il capitalismo in chiave nazionale ma in chiave mondiale, mondialismo appunto, ma queste ancora pensano solo al loro giardino e al loro quartiere, diano una occhiata alla situazione spagnola e greca e presto a quella italiana con milioni di disoccupati, altro che diritti e quote rosa, ci si scannera' l'un l'altro per uno straccio di contratto precario e i datori di lavoro se ne fotteranno bellamente dei diritti delle donne.

la cosa divertente e' che i contratti precari senza pensione, ferie, e malattia pagati li ha creati la sinistra, la stessa sinitra che a parole si fa detentrice dei diritti della donna e poi nei fatti se la ride alle loro spalle ed e' culo e camicia coi peggiori banchieri e usurai internazionali.

ormai queste si son scavate la fossa da sola, prima era socialmente accettato che una facesse la casalinga mantenuta a vita, nessuno aveva da ridere, oggi invece grazie al femminismo le casalinghe vengono incolpate e ridicolizzate, la donna "deve" lavorare, etc etc

una bella conquista di civilta' insomma, donne laureate ma precarie e pagate 800 euro al mese con contratti di 3-4 mesi, poi si fanno 1-2 mesi a casa a cercare altri contratti precari e cosi' fino a 40 anni quando finalmente gettano la spugna, sole come un cane, senza figli, senza marito, senza nulla in mano e incazzate col mondo intero a rosicare e incolpare l'uomo di tutte le loro sfighe.

se le facciano loro le aziende composte di sole dipendenti donne.
ma dove sono queste aziende ?
non erano le donne superiori in tutto e per tutto ?


perche' qui casca l'asino, la dura realta' che cozza fatalmente contro la loro ideologia utopica.