Alcune recenti vicende hanno scosso l'opinione pubblica: un conflitto tra genitori, bambini contesi, sentenze dei tribunali, le forze dell'ordine contestate per il modo nel quale hanno eseguito quelle sentenze.
E in fondo la ciliegina: l'auspicio che i genitori si mettano d'accordo nell'interesse del bambino sulla cui crescita tali conflitti influirebbero negativamente.
Se c'è qualcosa che mi indigna è la massa che ripete acriticamente bestialità.
La stessa legge sull'affido condiviso è una bestialità. Una bestialità che rappresenta il male minore, è vero, ma se non ci rendiamo conto che è una bestialità accelereremo la deriva bestiale della nostra società. Accelerazione sotto gli occhi di chiunque, evidente, talmente evidente che dirla è banale.
Per il Movimento Maschile la questione dell'affido condiviso mette in evidenza la differenza tra le due anime del nostro movimento: per Rino Barnart l'affido condiviso è l'unica via d'uscita per una cultura che ha perso la bussola. Se si reclama la parità che parità sia. Per Claudio Risè la negazione della differenza è invece appunto la riduzione dell'umano al bestiale.
Le due anime del Mo.Mas. hanno imparato a convivere e a stimarsi a vicenda, perchè nella pratica non ci sono alternative: qualunque discorso di buon senso sulla differenza sessuale (Risè) si scontra con una società incapace del minimo ragionamento alla quale possiamo solo chiedere di essere coerente con gli stessi principi che proclama, perchè l'insussistenza di quei principi può essere provata anche (forse) applicandoli (Barnart).
L'affido condiviso parte dal principio che i due genitori siano interscambiabili, che abbiano i medesimi diritti, e che l'interesse del bambino sia di avere un rapporto uguale con ambedue. A dir la verità si parla di rapporto equilibrato, ilo che dovrebbe aprire qualche riflessione: perchè un rapporto equilibrato tra l'acqua e il sale non significa che si debba gettare la pastasciutta in una pentola con cento grammi di sale e cento di acqua.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che è demenziale affermare che è nell'interesse del bambino passare metà del tempo con la mamma e metà con il papà a qualunque età. Un bambino di due, tre mesi, è bene che passi quasi il cento per cento del tempo con la mamma. I papà finocchi o infinocchiati che hanno imparato a cambiare i pannolini ai bambini e a imboccarli (non necessariamente per colpa loro, ma per la pressione di una società bestiale, e tra questi infinocchiati ci fui pure io) non danno nulla di più ai bambini di quello che avrebbe dato loro la mamma, anzi forse qualcosa di meno. Ma se nel frattempo hanno smarrito qualcosa, quando quei bambini avranno quindici o venti anni, con chi si confronteranno?
Il buon senso ci dice che un bambino a due mesi è bene che passi il cento per cento del tempo con la mamma, a venti anni è bene che lo passi con il papà.
Le mamme hanno un approccio fagocitante sui figli che crescono, è attraverso il padre che essi vengono lanciati nel mondo. Una buona legge dovrebbe tenere conto di questo. Ma le buone leggi non ci sono più.
Se i due genitori sono interscambiabili e nessuno se ne scandalizza (a parte il sottoscritto, quante proteste avete sentito contro l'affido condiviso in questa ottica? Proteste che non partano dalla violenza femminista per la quale il padre andrebbe semplicemente escluso?) perchè opporsi ai matrimoni gay? Che cosa perde, quale diritto ad una crescita equilibrata viene negato ad un bimbo con due mamme o con due papà. Se il maschio non è diverso dalla femmina, se le
serenate alla luna e l'abbronzatura al sole sonio equivalenti, la chiusura alle adozioni gay è battaglia di retroguardia, è reazionaria.
Ma yin e yang non sono interscambiabili, e non è una questione ideologica o di partito preso.
È buon senso.
Perchè i bambini hanno il diritto di crescere come persone umane, non come bestie, anche prima che un numero adeguato di ricerche scientifiche controllate e in doppio cieco abbiano dimostrato senza ombra di dubbio che i figli di coppie gay crescono con gravi turbe mentali.