Quest'articolo è esilarante, notare il piglio contrariato dell'articolista. Ce l'ha anche con le ragazze tra l'altro.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/201002articoli/51894girata.aspBamboccioni francesi
"Come mamma nessuna mai"
La società torna indietro: le donne a casa, i maschi al lavoro
DOMENIC
O QUIRICO
Avanza forse una generazione di retrogradi, di nostalgici dei buoni vecchi tempi, di adepti fervorosi dei valori cosiddetti tradizionali che credevamo in pezzi dopo i mille Sessantotto, le rivoluzioni sessuali permanenti, i giulivi peana all’eguaglianza dei sessi, la disintegrazione della famiglia «normale» nei mille rivoli rigeneratori delle complesse tribù dei divorzi e delle separazioni? La Francia, dove un matrimonio su tre finisce in divorzio e si crede ultra modernista ed emancipata, ha prodotto invece adolescenti il cui ideale è: vorrei essere come papà e mamma. La maggioranza tra loro tira avanti a capo basso almanaccando, se è femmina, che il suo destino resta la maternità (passando attraverso la seduzione); e, se maschio, il lavoro.
Il dato più sconcertante è che non lo sente come una sconfitta ma come l’irrefrenabile inclinazione a un magnifico destino. La prova, definitiva? Invece di struggersi al cinematografo per i prototipi del mauvais garçon e della donna mascolinizzata, gli adolescenti vogliono assomigliare ad Angelina Jolie e Brad Pitt: non tanto per il glamour e il conto in banca quanto per il fatto che sono genitori di sei figli, la famiglia patriarcale! Per il 41% dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni, il modello cui ispirarsi è la mamma o il papà. Il 36% dice addirittura che la mamma è il miglior simbolo della donna.
E’ un guaio, questa indagine condotta da Ipsos Santé per conto del «Forum adolescentes 2010» promosso dalla fondazione Wyeth ieri a Parigi: sciupa il lessico di decenni di politiche dell’educazione e di rimodellamento sociale. Come riassume il pedopsichiatra Philippe Jeammet: «A furia di dire che siamo tutti eguali, si finisce per ottenere il contrario. Si cerca di abolire le differenze, e invece gli adolescenti vi si arroccano. Soprattutto i più fragili, i ragazzi che hanno bisogno di sembrare più grandi o quelli che vengono dall’immigrazione e ritornano alle loro culture di origine». Si è costruito un costume santificato alla mescolanza dei sessi ed ecco i risultati: nella fase cruciale della vita, quando si costruisce la propria identità, ragazzi e ragazze se ne stanno ben divisi gli uni dagli altri, duri e inconvertibili all’aria del tempo. Le ragazze, lontanissime dal rispettare i codici femministi, non aspettano altro che sentirsi toccare il cuore. I maschi strimpellano virilità, machismo e lavoro. Una quota rilevante tra loro (29%) non vuole farsi abbindolare dall’eguaglianza delle retribuzioni e dalla condivisione dei lavori domestici. E questo mentre la Francia proclama di voler introdurre le quote obbligatorie di donne nei consigli di amministrazione! La società è in evidente sfasamento rispetto al progresso legislativo. Solo sul punto specifico dell’equa ripartizione delle faccende domestiche all’interno della coppia le ragazze dissentono nettamente dai coetanei: il 92% è per la condivisione.
Il luogo della competizione, dove l’eguaglianza tra i sessi si accascia, è evidentemente la scuola: qui il sesso forte e desideroso di restarlo è in penose difficoltà, attruppato nei corsi di sostegno, nelle liste dei più lenti a imparare e in quelle di coloro che la scuola, alla fine, la disertano. Constatazione che ha spinto ormai molti pedagogisti a invocare gruppi di lavoro separati, per parlare liberamente di sessualità, ad esempio, e preparare l’orientamento scolastico successivo. Le ragazze vanno a scuola per riuscire, per far piacere ai genitori e agli insegnanti; i maschi per incontrare dei compagni.
Fuori dall’aula, al momento di divertirsi, le cose non cambiano, i gusti restano nettamente divisi. I maschi deridono le abitudini femminili; loro che adorano i giochi elettronici burleggiano le ragazze che «chattano» in continuazione o parlano sempre di amore. Anche per una passione comune, la musica, le differenze sono ben marcate: i maschi non sopportano la tendenza delle loro coetanee a diventare «fan di». Come nota il sociologo Dominique Pasquier, «è come se i ragazzi avessero bisogno di rafforzare la loro identità in gruppi unicamente maschili che esaltano la competitività e i valori virili». Un impetuoso balzo all’indietro.