Mi hanno decisamente entusiasmato varie considerazioni di questo post:
Sono d'accordo con quanto appena indicato da Giovane. E' necessario innanzitutto che tra di noi nasca un vincolo solidale molto forte. Bisogna diventare un pò come i moschettieri: uno per tutti e tutti per uno. Altrimenti difficilmente potremo arrivare lontano.
E qui torniamo ai valori di fondo ed alla fratellanza del primo video di questo post.
Quando capiremo davvero che veder sorridere un fratello e il prossimo è bello più che ricevere il nuovo TV plasma 45” allora saremo sulla strada giusta.
Io da circa 10 anni ho ridotto di oltre la metà l’uso dei soldi per me. Spendo meno tempo nel pensare a cosa comprare e mi resta più tempo per pensare ad altro, come curare il giardino, parlare con la mia compagna o i miei figli, scrivere su questo forum con voi, etc. Insomma tutte cose che mi danno molta più soddisfazione e soprattutto prospettiva rispetto all’ennesimo oggetto omologato messo in casa.
Feci una piccola campagna sociale su questo semplice (ma evidentemente non così banale) argomento:
Per quanto riguarda la strada che ha preso la discussione, a mio avviso al momento discutere di diritto positivo (il complesso delle norme giuridiche) non serve a molto. Qualsiasi ordinamento è il risultato delle ideologie prevalenti, delle interpretazioni che le classi dominanti riescono ad imporre, ed al momento non è che il femminismo sia la classe dominante, ma addirittura essa è sostanzialmente la unica ideologia esistente.
Secondo me al momento dovremmo concentrarci più sul diritto naturale (inteso come un complesso di principi universali). Come insegnato dal prof. Pietro Torrente, l'esigenza che il richiamo al diritto naturale cerca di soddisfare è l'aspirazione ad ancorare il diritto positivo ad un fondamento obiettivo che elimini il rischio di arbitrarietà insito nella possibilità di elevare a norma giuridica qualsiasi contenuto approvato da chi detiene il potere (che è quello che oggi sta succedendo). Non per nulla le concezioni di diritto naturale tendono ad acquisire maggior rilievo nei momenti storici in cui l'organizzazione della società viene a trovarsi in conflitto con i sentimenti diffusi nella collettività, cosicchè il diritto positivo viene ad essere subito come una imposizione, realizzata per mezzo della forza, ma senza una intima giustificazione: e giustificata, anzi, diventa l'opposizione al regime, la resistenza all'oppressione. Al momento bisogna creare delle enunciazioni di principio e non è detto che non vengano condivise. (Secondo me anche se molto in profondità oggi la maggior parte degli uomini dentro di se stanno urlando solo che non riescono a sentire la propria voce. Non è pensabile che si sentano così rassegnati a subire l'arroganza e la prepotenza del femminismo). Una volta che questi principi saranno condivisi dalla collettività si potrà scendere nella concreta descrizione delle singole norme che dovrebbero costituire il contenuto di tali principi.
Molto interessante. La prima cosa (ideologia dominante) ci dice che non dobbiamo avere fretta, ma iniziare a stendere i vari livelli di proposta con lungimiranza: ad esempio “idee immediate” (il diritto positivo, per le persone più superficiali o anche solo per creare contatti) ed i “valori o principi di fondo” ai quali ben volentieri aggiungerei la Natura (come già espresso in “futuro”, proposta uno di due - Riportare la natura nelle città [..] senza l’osservazione quotidiana della natura dimentichiamo la bellezza e anche chi noi siamo e cosa dobbiamo e dovremmo fare – etc. ):
è evidente che oggi l’eccesso di astrazione, complessità (attivate da l’ego infantile dell’uomo) hanno portato ad un caos ingestibile e solo attraverso l’onesta riosservazione e percezione della natura possiamo ritrovare la nostra giusta strada collettiva e individuale.
C’è stato un periodo tra i ’60 e ’70 che nel giubilo di progresso, arricchimento e prospettiva, davvero ci siamo inebriati di noi stessi ed abbiamo creduto di poter controllare e dominare tutto, ma siamo stati degli illusi, la natura nel suo complesso è ancora più forte di noi ed è ancora la maestra che ci indica la strada.
In secondo luogo penso che creare una associazione o un movimento sia utile fin da subito (o almeno immediatamente dopo la nascita del "sodalizio").
Sono d’accordo.
Fondando un associazione sarebbe innanzitutto possibile creare un assetto organizzativo con le risorse umane disponibili. Ad. es. Ogni aderente potrebbe informare gli altri associati della propria professione e delle proprie competenze sicchè le conoscenze specifiche di ognuno possano essere utilizzate in maniera funzionale al raggiungimento degli obiettivi: ad es, se per dire se tra di noi vi è un giornalista, questi potrebbe assumersi il compito di riportare con un certo grado di professionalità le notizie rilevanti della settimana in una una eventuale homepage del sito dell'associazione; Se ci fossero un tecnico informatico ed uno psicologo potrebbero occuparsi delle aree di loro competenza. Poi gli obiettivi si raggiungono a piccoli passi mediante l'attraversamento di tappe necessarie. Ed a questo serve elaborare strategie e piani di azione.
Chiaramente non tutti hanno la possibilità di essere operativi. Creando una associazione avremmo inoltre un censimento del numero di associati e qundi una maggiore consapevolezza della nostra forza.
Una specie di banca del tempo..
Comunque sono ottime considerazioni organizzative le tue e quelle di altri che ho letto, non mi sembra che manchino le idee e le persone capaci per metterle in pratica. Anche se partissimo in 20 o 40, insomma una forza rispetto all’esser soli.
Io personalmente posso mettere a disposizione il mio Network e tutte le mie conoscenze in ambito legale, associativo e giornalistico. (oltre ad essere ovviamente produttore di idee e progetti in mio proprio)
Per cui, io penso che occorra innanzitutto chiarire bene "cosa vogliamo", trascendendo al momento dal diritto. Una volta definito "cosa vogliamo", potremmo tradurlo in principi. Tradotto in principi dovremmo attivarci per promuovere tali principi. Una volta accolti dalla comunità, potremmo pensare a come tradurre tali principi in norme giuridiche.
(..) Quindi per me al momento il punto è, in frasi di massimo quattro parole ed indipendentemente da questioni giuridiche, cosa vogliamo?
Grazie della domanda, è davvero splendida.
Io risponderò a titolo personale, e non con parole,
ma con immagini e piccole campagne sociali create in questi anni per il Portale:
http://www.paternita.info/intro.html (questa identica idea è stata lanciata in gran rilievo qualche mese fa negli stati uniti)
http://www.paternita.info/babele.html(questa è un po’ sul caos di oggi, dove nell’espansione indistinta dell’individualismo astratto ognuno finisce per parlare una lingua diversa)
http://www.paternita.info/fatherless.html(chi è più povero? ..sull’occidente senza padre)
http://www.paternita.info/introd.html(sei collegato alla forza maschile?)
http://www.paternita.info/post-femminismo.html(vabe’.. lo so questa è come sparare sulla croce rossa..
)
http://www.infanzia-adolescenza.info/intro/divorzio.html(Embargo all’Urodio, questa è una variante..
)
http://www.paternita.info/due.html (due, vitali e distinti)
http://www.paternita.info/compassione.html(..questo andrebbe spiegato ai maschi pentiti..
)
http://www.infanzia-adolescenza.info/intro/assegno-divorzio.html(per il rispetto del padre nel divorzio)
http://www.paternita.info/psicointro0c-educare-manipolare.html(sull’essere genitori e adulti)
http://www.paternita.info/intros.html(padre è.. più scherzosa e leggera)
http://www.paternita.info/animali-umani.html(animali si nasce, umani si diventa)
http://www.paternita.info/intro9.html(la bellezza di esserci)
Un saluto
Fabio
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