Concordo con Dimitri, è un segnale importante di cambiamento in atto, sia pure ai primi passi.
Particolarmente interessante il fatto che un giornale laicista ponga la figura paterna in relazione a valori trascendenti.
L’articolo rivela che siamo agli estremi languori del pensiero moderno, che ormai anche negli argomenti rivela le sue lacune e contraddizioni. Si cerca di colmarle ricorrendo a un ossimoro, la creazione di una sorta di religione laica, di cui è facile intuire quale seguito avrebbe; e che, visto il trattamento che la società riserva a categorie come uomini e padri, viene spontaneo ricondurre a certe derive della religione civile romana di neroniana memoria.
Un improbabile ibrido, tipico di chi vuole la botte piena e la moglie ubriaca, e propone di abolire il ‘peccato’ (ovvero l’ascesi, la disciplina interiore che ogni religione conosce) vagheggiando allo stesso tempo di infondere i benefici di una tradizione religiosa ad una società allo sbando.
Del Noce diceva che il processo di secolarizzazione della collettività sarebbe passato per una sorta di religione laica, al cui inveramento abbiamo assistito già nella prima metà del ‘900 -e di cui abbiamo tutti constatato gli effetti-, per approdare ad un nichilismo indifferente, in cui il l’anomia sociale sarebbe tollerata dalle persone in cambio dei piaceri erotico-chimici di un individualismo edonista.
Ora sembriamo assistere a un’inversione di questo processo, con la ritrovata esigenza di conferire un’aura religiosa alla banalità laicista. C’è da sperare, non solo per chi aderisce ad una tradizione religiosa, ma per il ruolo dell’uomo e del padre.