Autore Topic: Cosenza, Boldrini, Onu, Cedaw, la pubblicità sessista e... Ugo, un genio  (Letto 1104 volte)

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Offline Rita

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Segnalo più che l'articolo di Giovanna Cosenza (che è la solita menata) le considerazioni dell'utente Ugo.

http://giovannacosenza.wordpress.com/2013/10/03/se-laura-boldrini-e-incompetente-lo-sono-anche-onu-cedaw-e-parlamento-europeo/
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Offline ilmarmocchio

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Re:Cosenza, Boldrini, Onu, Cedaw, la pubblicità sessista e... Ugo, un genio
« Risposta #1 il: Ottobre 06, 2013, 23:09:56 pm »
Sulla Cosenza basta la sua presentazione :

http://giovannacosenza.wordpress.com/chi-sono/

una cultrice del nulla. Vorrebbe anche lo stipendio a vita per gli scrittori :doh: :doh: :doh:.

Su questo Ugo, invece, un grande applauso , anzi, salvo il suo intervento , che è magistrale :

Ugo | giovedì, 3 ottobre 2013 alle 11:34 am |

“Se Laura Boldrini è incompetente lo sono anche Onu, Cedaw, e Parlamento Europeo.”
Il titolo è intelligente a patto di volgerlo a interrogativa. Riformuliamolo noi. “Se Laura Boldrini è incompetente lo sono anche Onu, Cedaw e Parlamento Europeo?”
Partiamo da Laura Boldrini.
La Presindentessa della Camera non è odiata in quanto donna ma in quanto Laura Boldrini, che di uscite al limite della scemenza ne ha già inanellate innumerevoli. Da dove vogliamo partire? Dal suo ritenersi (fascista) essere portatrice di tutte le istanze femminili (lei, eletta da nessuno in parlamento) tale per cui se le piove un’offesa è ipso facto un’offesa a tutte le donne? Vogliamo continuare sul nesso causale (idiota) con cui riteneva che il “passo fosse breve” dal mostrare la donna nuda sui media, considerarla da qui come oggetto e infine usarle violenza o ammazzarla? Oppure vogliamo concludere sulle sue dichiarazioni a perorazione di un quadro giuridico incostituzioale (art.3) che si sta profilando con il dettato della Convenzione di Istanbul, dove l’art.4.4 recita senza pudore:
4.4 Le misure specifiche necessarie per prevenire la violenza e proteggere le donne contro la violenza di genere non saranno considerate discriminatorie ai sensi della presente Convenzione.
Se a ciò aggiungiamo tutta una infinita serie di sortite pubbliche palesemente femministe e a metà tra la morale della maestrina dell’asilo e la prassi dell’incostitenza salottiera di sinistra, è chiaro che la Boldrini stia intepretando un po’ sui generis il ruolo istituzionale della terza carica dello Stato. Ed è altrettanto chiaro che le critiche piovano, per questi a ltri fondatissimi motivi di forma e sostanza. Perciò ritenere che la Boldrini sia attaccata in quanto donna è come dire che Berlusconi sia attaccato in quanto calvo.
Glissiamo sul Curriculum. Laura Boldrini non proviene dal volontariato né risulta abbia mai lavorato per alcuna NGO. Laura Boldrini ha lavorato per l’Onu il che, spiace dirlo ma è la prassi, consiste nell’essersi fatta profumatamente pagare per passare del tempo in compound costossimi con personale a seguito e security, girottolando su fuoristrada con l’aria condizionata, spendendo una milionata di euro per personale e residenza e 20000 per una scuola, per poi essere infine immortalata con qualche foto in t-shirt assieme ai bambini locali.
È normale che in tutte le sue dichiarazioni si avverta l’insolente superbia chi parla di un tema ma lo fa per sentito dire.
Ma non è un problema della sola Boldrini: infatti anche per la funzioanria Onu, Rashida Manjoo, stracitata fino allo sfinimento (anche qui da Guastini), vale lo stesso discorso. La funzionaria Onu si è fatta un giro in Italia ma mica ha stilato un rapporto indipendente. Si è limitata a rimbalzare le dichiarazioni della Rete per le donne, l’alveo di associazionismo a tema violenza sulle donne, che si riconoscono nella piattaforma Cedaw. Che cos’è il Cedaw? Un bollino in franchising, senza personale locale. Se la Barbara Spinelli del caso pensa che il femminicidoo sia un fenomeno preoccupante in Italia scrive un articolo. Quando arriva la Manjoo le si dà l’articolo. Lei lo infila nel suo report di visitor e finisce lì. Poi la Boldrini della situazione legge l’articolo (non importa se è già pubblico o meno) e si entusiasma. Va a teatro quando c’è lo spettacolo della Dandini (Lipperini, De Gregorio, etc a seguito) e si alza ad applaudire in prima fila. Tutto quadra. DaBoldrini a opinionista, daOpinionista a Cedaw, da Cedaw a Onu, da Onu a Boldrini. Mettisamoci dentro anche il documento del PArlamento Europeo linkato, che non è uno studio: è un vangelo. Leggetevelo e ditemi se si debbano pagare comitati che scrivono 27 consigli di cui dal primo capiamo illivello tecnico di uno studio che deve esser molto costato in termini di tempo e risorse:
1. insiste(re) sull’importanza di dare alle donne e agli uomini le stesse possibilità di svilupparsi come individui;
Qual è quindi il problema che coinvolge tutti questi attori altolocati? Il mancato controllo sulle informazioni. Uno dice che il femmincidio in Italia è un’emergenze e lo dice alla Manjoo. E lei lo ripete. E siccome l’ha detto un membro dell’Onu è vero, ipso facto. Poi uno controlla i dati e dice: “ma funzionario mio, la statistica da cui partire per indagare il fenomeno diviso per Nazioni ce le ha in mano. Perché non lo ha consulato? E s e lo ha consultato avrà visto che lei non può scrivere dell’Italia un articolo di deferimento se la sua situazione è tra le migliori al mondo, giusto? Altrimenti se ne deduce che o lei non sa di cosa scrive oppure, come fanno sempre le commissioni dell’Onu o quelle del Parlamento Europeo, anche lei sta stilando un manifesto di principio in cui si parla pedagogicamente a tesi per sensibilizzare a prescidendere dai dati”
http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html

Quindi la domanda che il Guastini presenta come affermazione retorica, è una domanda ahimé vera, a cui rispondiamo:
“Se Laura Boldrini è incompetente lo sono anche Onu, Cedaw, e Parlamento Europeo?”
Sovente sì, e in questo caso indubbiamente.

Arriviamo alla pubblicità. Leggendo i 27 obiettivi del doc del Parlamento Europeo, un centone in cui c’è tutto, dall’anoressia ai videogiochi, si leggono punti contraddittori tra loro. Da un lato al punto Q:
considerando che una pubblicità responsabile può influire positivamente sulle percezioni della società relativamente a nozioni come “immagine del corpo”, “ruoli di genere” e “normalità” e che la pubblicità può essere uno strumento efficace per opporsi e combattere gli stereotipi,

Dall’altro però quando si passa ai 27 consigli:
. osserva che ulteriori ricerche potrebbero illustrare meglio il legame tra la pubblicità che presenta stereotipi di genere e l’ineguaglianza tra i sessi;
Il che vuol dire che il nesso non è certo ma appunto è solo preso a ipotesi suggerita (punto Q)
Poi però prosegue con:

11. constata che gli sforzi volti a combattere gli stereotipi di genere nei media e nella pubblicità dovrebbero essere affiancati da strategie e misure educative per sensibilizzare i bambini fin dall’infanzia e per sviluppare il senso critico fin dall’età adolescenziale;

12. insiste sul ruolo fondamentale che deve svolgere il sistema scolastico per lo sviluppo nei bambini di uno spirito critico verso l’immagine e i media in generale, onde prevenire gli effetti sgraditi prodotti dal persistere di stereotipi sessisti nel marketing e nella pubblicità;

Delle due l’una: o la Pubblicità fornisce modelli e lo scopo è non dipendere da modello esercitando spirito critico. O i modelli della Pubblicità possono essere utili a manipolare lapercezioen di genere in senso opposto a come lo è ora.
Chiaramente una persona sana di mente insegnerebbe a emanciparsi dalla pubblicità non richiederne di diversa. È la dipendenza dai modelli il problema, non cosa ilmodello contenga contingentemente. Altriementi è un problema di mode, ma sostituita l’una alle altre non avremo un cittadino migliore ma semplicemente un cretino dipendente da altre logiche e interessi. Perciò alla Boldrini e alle altre che chiedono modelli alternativi si risponde con un: ma come mai avete così bisogno di modelli?
La differenza con Cosenza ad esempio è lampante: un conto è instillare e lavorare omeopaticamente a livello di sensibilità e di gusto, consci che la sedimentazione è lenta. Un conto è passare alla normativa e al dettato di legge. Sono cose distinte e motivo per cui la Boldrini è percepita come una ottusa moralizzatrice e altri no.
Infine:
“Laura Boldrini oltre a essere la nostra Presidente della Camera sta battendosi su un tema di importanza vitale per traghettarci da italietta a Paese Normale. Tema che non è di secondaria importanza come invece hanno cercato di inquadrarlo alla Zanzara. Probabilmente Cruciani ignora che, secondo uno studio Bankitalia del 2012, se l’occupazione femminile, in Italia, raggiungesse gli obiettivi caldeggiati da Lisbona (il 60%), guadagneremmo 7 punti di Pil.”

Si sarà capito che, avendo oggi la donna ogni strumento giuridico per tuttelarsi a livello di individuo, coppia, famiglia, non vi è nesso alcuno tra pubblicità in cui una donna serve a tavola, e identificazione della donna in quello e quell’unico ruolo. A meno di non voler concepire la donna come una vittima inconsapevole che, potendo dire in qualsiasi momento: “cucinate voi, io me ne vado”, non lo fa per il rispetto al modello pubblicitario che le impone subliminalmente la Tradizione.
Ma sopratutto non vi è nesso alcuno tra quella immagine e quel ruolo e l’emancipazione economica della donna in Italia, che dipende da tutti altri parametri. Lo studio Bankitalia era un altro manifesto di accondiscendenza al femminile. Era retorico e molti ottusi l’hanno considerato tecnico.
Il problema (in Italia e meno in Europa ma anche lì) non è l’Offerta di lavoro, che abbonda, ma la Domanda aggregata. Dire che se il 60% delle donne lavorassero il PIl sarebbe maggiore del 7% è come dire che se
se il 60% delle persone vivesse più a lungo l’aspettativa di vita totale aumenterebbe. È un vorrei ma non so come fare. Il punto è che non disponiamo al momento di uno modo per aumentare la domanda aggregata al punto da sentire il bisogno di decine di milioni di posti di lavoro femminili in più. È chiaro nella sua semplicità?



c'è anche il resto, ma questo da già una idea.
la filosofa Cosenza esce disintegrata dall'impari confronto

Offline COSMOS1

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Re:Cosenza, Boldrini, Onu, Cedaw, la pubblicità sessista e... Ugo, un genio
« Risposta #2 il: Ottobre 06, 2013, 23:44:24 pm »
complimenti a Ugo che ha le palle per spiegarsi con quelle paucineuroniche ....
Dio cè
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Rilassati

Offline Rita

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Re:Cosenza, Boldrini, Onu, Cedaw, la pubblicità sessista e... Ugo, un genio
« Risposta #3 il: Ottobre 07, 2013, 01:10:37 am »
Vorrei anche salvare la risposta di Ugo (a futura memoria) al sempiterno "eh ma nella classifica del gender gap siamo dopo al Burundi"


@Giovanna Cosenza
Ancora con l’indice del gender gap usato come dogma? Ma capite i vari parametri, come sono calcolati e pesati infine con gli altri, o vi limitate a prenderne atto come pezza per gridare allo scandalo e contribuire a iniziative che non varieranno di una virgola lo stato delle cose? Già il fatto che il Burundi sia al terzo posto come parametro “opportunità economiche” , con 605$ di reddito annuale procapite, dovrebbe immediatamente far capire che la classifica premia i miglioramenti relativi INDIPENDENTEMENTE dai valori assoluti. Il che vuol dire che si può occupare la centesima posizione nonostante il reddito medio delle proprie donne (occupate e non, si badi!) sia di oltre 20 volte superiore. Si può essere al primo posto con zero opportunità perlui e per lei, zero reddito per entrmbi. Parità raggiunta, in effetti – l’ONU è acuta.
Pensate che la condizione della donna italiana sarebbe migliore se andasse a lavorare nei campi, o pascolare le pecore, le due principali attività del povero Burundi? Oppure caldeggiate il ritorno in massa al lavoro di donne over 50enni, ovvero coloro che per effetto storico non hanno mai lavorato, all’interno di un modello di famiglia però in cui a mantenerle erano i mariti, con il curioso effetto di far pesare il reddito maschile di quella fascia d’età che ancora vive il ruolo di capo famiglia come se non dovesse spendere anche per la moglie che ha un altro ruolo complementare nella coppia ma non lavora. Ma qui si misura la parità, eh.
Così andiamo a scoprire che nonostante l’Italia nel parametro Economic partecipation and opprtuniy occupi il 135°posto, al suo interno è solo 40a per quanto concerne le donne “Legislators, senior officials and managers “. Ullallà, quindi sembra che il problema dei tetti di vetro sia l’ultimo dei problemi femminili rispetto alla mancanza invece di donne lavoratrici con profilo tecnico (87°), e forza lavoro in generale (87°).
A pesare sembra essere invece il “Wage equality for similar work (survey)”. Il che è tutto dire perché ovviamente nel pubblico tutti gli stipendi sono uguali per uomini e donne, quindi occorrerà capire perché il privato paghi meno una donna di un uomo. E qui si apre un mondo di distinguo per capire come abbiano analizzato i “similar work” tali sedicenti ricercatori.D’altronde quale consistenza abbia questo studio per emancipazione massaie, ce lo dice l’assurdo di questi tre parametri:
Enrolment in primary education ……………………..107
Enrolment in secondary education ……………………..1
Enrolment in tertiary education ………………………….1

Nonostante si sia al PRIMO posto per diplomi alle scuole superiori e alle Università, paradossalmente saremmo al 107esimo per disparità tra licenze elementari, visto che per 98 uomini ci sono 97 donne ( e ci becchimao solo 0,99 di punteggio). Così lo stupido che vuole gridare scandalo, dice: 107°!
Invece, e qui si ride davvero sulla natura al femminile di questo rapporto, siamo primi (1°) per la parità di genere nelle lauree conseguite e ci becchiamo 1,41 di punteggio specifico, che è un’enormità. E perché? Ma perché per 77 donne che si laureano ci sono solo 55 uomini. Cazzo, che parità.
Ma perché premiarla? Perché la filosofia metodologica di questo studio è assegnare alti punteggi a una voce se c’è una parità effettiva o (leggete bene) un predominio femminile e penalizzarla se c’è predominio maschile.
Ma andate a quel Paese, per cortesia. Chi questi studi li fa e chi li usa asinamente.
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Offline Vicus

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Re:Cosenza, Boldrini, Onu, Cedaw, la pubblicità sessista e... Ugo, un genio
« Risposta #4 il: Ottobre 07, 2013, 01:16:14 am »
Alla faccia di chi parla della scarsa qualità dell'informazione su Internet :w00t:
Ha un blog Ugo?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Mercimonio

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Re:Cosenza, Boldrini, Onu, Cedaw, la pubblicità sessista e... Ugo, un genio
« Risposta #5 il: Ottobre 07, 2013, 11:00:14 am »
Ma andate a quel Paese, per cortesia. Chi questi studi li fa e chi li usa asinamente.

le ricerche dell'ONU le fanno le sue NGO nei paesi poveri, cosa cazzo d'altro ci si puo' aspettare ?
nessuno va mai a controllare con che criteri sono state fatte e se i dati sono veritieri.

il loro business e' solo produrre reports che seguano la "linea editoriale" e che quindi vengano usati
come base statistica per giustificare tutta la mafia e tutti i soldi che ci andranno dietro.