E' già stata definita 'legge rosa' e si sperimenterà alle prossime elezioni regionali. E' la nuova legge elettorale della Campania: approvata a marzo scorso dal Consiglio Regionale, considerata legittima dalla Corte Costituzionale dopo il ricorso del Governo, prevede la doppia preferenza alternata uomo donna, obbliga i partiti a candidare le donne ed impone che esse siano presenti in televisione quanto gli uomini nei programmi elettorali e di comunicazione politica.
Voluta fortemente da donne di organismi, associazioni e movimenti, che organizzate dalla Commissione regionale per le Pari Opportunità, hanno esercitato per due anni azioni di 'pressione positiva', per dotarsi di una norma utile a riequilibrare la presenza femminile nel consiglio regionale. In Campania, si profilano, per la prossima consultazione elettorale, scenari inediti determinati dalle scelte dei partiti, delle donne impegnate in politica, dagli elettori chiamati a riempire di senso una norma nuova che pone la Campania all'avanguardia rispetto alla questione della democrazia paritaria, che conta l'annoso deficit delle donne elette.
ANSA
La difesa della legge dopo la bocciatura del governo
La difesa della nuova legge regionale contro la quale il Governo ha sollevato una questione di legittimità è stata affidata agli avvocati Vincenzo Cocozza e Vincenzo Baroni. Secondo l'Avvocatura dello Stato l'applicazione dell'articolo 4 della nuova legge elettorale campana avrebbe violato gli articoli 3 e 51 della Costituzione perché discriminava l'accesso alla carica elettiva in base al sesso dei candidati.
Nella memoria difensiva redatta dagli avvocati Cocozza e Baroni, si ripercorre l'orientamento giurisprudenziale della Corte Costituzionale che in materia di candidature femminili si è espressa con due sentenze la n.422 del 1995 e la n.49 del 2003.
Ci si sofferma in particolare sulla seconda che nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, il quale recita: ''Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive'', ritiene infondata ogni questione di legittimità costituzionale.
La finalità, argomentano gli avvocati della Regione, è quella di conseguire una 'parità effettiva' fra uomini e donne anche nell'accesso alla rappresentanza elettiva esigenza positivamente ''apprezzabile dal punto di vista costituzionale, realizzata in molti ordinamenti democratici e riconosciuta negli indirizzi espressi dagli organi dell'Unione europea'' Nello specifico la legge campana, si legge nella memoria difensiva:
* si pone come norma 'antidiscriminatoria' in quanto fa riferimento indifferentemente ad entrambi i generi e quindi da essa non discende alcun trattamento diverso di un candidato rispetto all'altro;
* non introduce alcun ulteriore requisito di eleggibilità e di candidabilità in quanto entrambi i generi sono egualmente eleggibili;
* non incide sul carattere unitario della rappresentanza elettiva;
* esclude qualsiasi garanzia di risultato.
In conclusione poi, si fa riferimento alla Carta di Nizza, in particolare all'articolo 23, per ribadire che la legge elettorale campana non segue il principio delle 'azioni positive' che hanno portato in passato risultati deludenti rispetto alla presenza femminile nelle istituzioni, ma applica le 'affirmative actions' principio che si pone l'obiettivo di rimediare agli effetti della discriminazione e di realizzare appieno la democrazia paritaria.