Autore Topic: De Lipperini et Ravera  (Letto 1625 volte)

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Offline COSMOS1

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De Lipperini et Ravera
« il: Novembre 10, 2013, 18:46:37 pm »
Succede che una legge dello stato italiano preveda la sepoltura dei feti, obbligatoria dopo una certa settimana gestazionale, facoltativa prima.
Va bene, è una legge vecchia. Ma il comune di Firenze decide di darle attuazione e di dedicarvi una parte del cimitero.
Si tratta di fatti scontati, che avrebbero dovuto passare nel più assoluto silenzio e indifferenza, appunto perchè scontati.
Ma una tale Ravera interviene con affermazioni farneticanti nelle quali disconosce il valore stesso delle leggi dello stato, anzi il fondamento stesso delle leggi dello stato e della convivenza civile. L'assessore alla cultura (!) afferma infatti:

Citazione
nascosta dietro la foglia di fico del "problema di coscienza" una percentuale elevatissima di ginecologi, rifiuta di eseguire il proprio dovere medico, nonché di ottemperare ad una legge dello Stato

Il problema di coscienza è una foglia di fico? Il fondamento di ogni democrazia, il punto iniziale del mondo moderno, è una foglia di fico?
Proviamo anche, perchè no?, ad essere buoni e ad interpretare in senso positivo l'affermazione della signora: i ginecologi fanno gli obiettori in ospedale ma opererebbero nelle cliniche private dietro lauti compensi. In senso positivo, perchè tale ipotesi di lettura della sua allucinante affermazione offre un appiglio di plausibilità. Solo un appiglio però perchè dimostra ancora una volta la struttura violenta del femminismo: loro sanno tutto e giudicano (condannano) chiunque senza processo  e senza appello. Miss Ravera: se questa è l'interpretazione autentica della sua frase (e non quella ovviamente inaccettabile che l'obiezione di coscienza sia in sè una foglia di fico) la invitiamo a non sparare nel mucchio e a non infangare coloro che davvero gli scrupoli di coscienza li hanno: faccia nomi e cognomi di questi voltagabbana disgustosi, uno per uno li metta alla gogna. Troppo comodo dire che tutti gli italiani sono mafiosi, tutti gli ebrei strozzini e tutti gli uomini violenti.
Eppoi, una prestazione non medica è un dovere medico? Nel senso che, fino a prova contraria, qualunque sia l'emergenza di un aborto, non è medica. Non conosco, non è mai giunta voce, non è contemplato dalla cronaca passata e recente, che un medico non sia intervenuta in una situazione di urgenza o emergenza medica (poniamo un distacco di placenta di cui la sua amica, la Lipperini potrà ragguagliarla) in gravidanza e non sia stato adeguatamente sanzionato. Ma un aborto forse (forse) sarà una urgenza psicologica, sociale, quello che lei vuole (e su cui potrebbe istruirmi, posto che io onestamente ragioni adeguate per un aborto non terapeutico non ne conosco, ma è un limite mio e non pretendo di insegnare nulla a nessuno) ma in nessun caso è una urgenza medica e quindi in nessun caso è un dovere medico.
Infine: ci sono medici che rifiutano di ottemperare ad una legge dello stato? Magari fosse davvero, perchè dimostrerebbero appunto che ci sono limiti che la coscienza impone e che lo stato non può violare. In realtà è evidente che le leggi dello stato prevedono e disciplinano tale comportamento dei medici, per cui la Ravera parla semplicemente senza sapere quel che dice (meglio, mentendo esplicitamente) in dispregio del suo ruolo di assessore alla cultura!

La Lipperini altrettanto farneticante, le dà manforte. In un momento di calo della connessione neuronale la signora Lipperini va a scrivere, riferendosi ai vari pro-choice:

Citazione
Trasformano in spettacolo sanguinoso ciò  che è scelta privata, dolore privato. Calano la falce, e la fanno sanguinare. Dai, un braccino, guarda bene, un piede, guarda questa testolina decapitata. Lo fanno. Non serve segnalarli. I social rimuovono le tette e non un feto in pezzi. Dunque continuano, in nome di Dio. Un Dio che immagino sgomento, se esiste.

Abbastanza curioso l'argomento: cattivoni che mostrate cosa è concretamente un aborto, splatter e amanti dell'orrido che non siete altro. Eppoi si lancia in quella simpaticissima affermazione teologica: Dio, se esiste, è sgomento.
Davvero da invitare la Lipperini a cena per farsi quattro risate guardandola in faccia.

Dunque, un Dio sarà comunque più sgomentato dal fatto di esistere o non esistere che non dalle nostre varie vicende. Ma le nostre varie vicende, in ogni caso, avranno pure una gradazione, non saranno mica tutte allo stesso livello, non è vero? Ma allora, miss Lipperini, mi dica: secondo lei Dio è più sgomentato dall'omicidio o dalla foto del cadavere? Mi consenta, ho fatto un salto all'omicidio vero, quello su cui entrambi siamo d'accordo, anzi saliamo pure un poco di livello: Dio è stato più sgomentato dalle camere a gas dei lager nazisti o dalle foto delle stesse?
Cioè, io non capisco se la donna ci sia ancora o sia già in Alzheimer avanzato. C'è chi fa cose orride e chi le mostra, ma il sanguinario, lo splatter, il ripieno di odio è colui che le mostra. Vabbè, aspetto che la Lipperini me lo spieghi. Perchè  a dir la verità è ancora la caratteristica del femminismo di cui dicevamo prima: loro hanno la scienza infusa e possono permettersi di condannare infallibilmente e senza appello.

Ed eccolo il giudizio della Lipperini che cala come una scure:

Citazione
Non credo che nessuna religione al mondo possa giustificare tutto questo. Nessuna, a meno che ci sia non la fede dietro, ma un’oscuro desiderio di annientamento altrui, la voglia pruriginosa di sentirsi, attraverso l’orrore, i giusti che purificano il mondo nelle fiamme.

Non le chiedo chi è lei per permettersi tali trancianti giudizi, perchè lo sospetto. Lei è l'oracolo della verità assoluta e indiscutibile, il verbo del femminismo.

Poi prosegue con quella voglia di esibizionismo tipica di certe donne frustrate e mette sul palco le sue vicende personali pretendendo così il diritto di parola e di offesa a chiunque non si allinei al Lipperini-pensiero, ma conclude in maniera davvero eccelsa con quell'altra caratteristica propria dell'ignoranza femminista: le citazioni bibliche estrapolate dal contesto e senza il riferimento  necessario affinche i poveri ignoranti come noi possano andare a verificarle (un po' come fa Stendardo/Standarte sul nostro forum, insomma):

Citazione
Del resto, è scritto anche nella vostra religione: “Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla propria fede, sia anatema”.

Boh, chissà da dove l'ha presa e in quale contesto, in ogni caso riflette una teologia vetero-testamentaria e assolutamente opposta a quella di San Paolo:
Citazione

ei vero qui non operàtur, credenti autem in eum qui iustificat empium reputatur fides eius ad iustìtiam secùndum propòsitum gràtiae Dei (Romani 4,5)

Già, povera Lipperini!
« Ultima modifica: Novembre 10, 2013, 20:32:06 pm da COSMOS1 »
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Re:De Lipperini et Ravera
« Risposta #1 il: Novembre 10, 2013, 18:50:49 pm »
fate le vostre osservazioni e poi ditemi se lo mettiamo in risalto sul blog del forum
altrimenti lo metto nel mio blog
 :cool:
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Offline Angelo

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Re:De Lipperini et Ravera
« Risposta #2 il: Novembre 10, 2013, 19:36:15 pm »
Le parole della Lipperini vanno evidenziate in modo che i lettori occasionali possano farsi un'idea di cosa siano le femministe e il femminismo. Devono confrontare il loro pensiero con il nostro per poi valutare. Tanto più una femminista parla più si tira la zappa sui piedi. Perché le loro parole saranno prova del loro pensiero contro l'umanità e, se tutto ha un inizio ed una fine, serviranno come prova della loro colpevolezza. Perché qui si parla di pseudo intellettualoidi sinistrate che hanno ruoli di potere e pontificano (spesso son anche pagate per dire questi immondi pensieri). E la crisi, purtroppo, avanza... E con la fame... :shifty: :shifty:
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

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Re:De Lipperini et Ravera
« Risposta #3 il: Novembre 10, 2013, 19:48:30 pm »
Nulla di nuovo sotto il sole, direbbero le Sacre Scritture. Per le femministe, tutto ciò che asseconda
le libertà e gli interessi delle donne è buono. Ergo, se la legge dello Stato è loro favorevole ineggiano
alla rigorosa applicazione delle leggi quali che siano. In caso contrario, ineggiano alla disobbedienza.
Da ciò si deduce che se potessero, instaurerebbero la dittatura femminista. Se potessero. Ma non
sono in grado di farlo. Si limitano allora a lamentarsi del mondo intero. Dovrebbero lamentarsi di loro
stesse.

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Re:De Lipperini et Ravera
« Risposta #4 il: Novembre 10, 2013, 20:23:56 pm »
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Re:De Lipperini et Ravera
« Risposta #5 il: Novembre 10, 2013, 21:13:00 pm »
fate le vostre osservazioni e poi ditemi se lo mettiamo in risalto sul blog del forum
altrimenti lo metto nel mio blog
 :cool:


Concordo con la pubblicazione nel blog. Se non altro avremo modo di dire la nostra in libertà, senza la storpiatura della censura e degli insulti delle fanatiche.
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Re:De Lipperini et Ravera
« Risposta #6 il: Novembre 11, 2013, 20:30:08 pm »
Il Lipperini pensiero


Antefatto: Lipperini e Murgia scrivono un libretto e il secolo XIX offre loro una pagina di pubblicità: http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/11Nov2013/11Nov201343e681a5e09d48a3f06bc785bf3c38c1.pdf

(Qualcuno aveva dubbi sul ruolo istituzionale del femminismo?)

Premessa:

Femminismo, nazismo e comunismo hanno alcuni elementi in comune, tra cui:

1 la dialettica hegeliana: il progresso storico è la verità e la giustizia; lo sconfitto, il vinto, ha torto
2 la strage di innocenti: il femminismo su scala planetaria ha fatto certamente più morti di nazismo e comunismo messi insieme
3 la scomunica: è prassi costante la scomunica dell'avversario politico, la scissione progressiva in gruppuscoli sempre più piccoli e sempre più in acerrima lotta tra loro

Infatti: la Lipperini scomunica gli altri femminismi, tra cui quello per il quale le donne sono buone in quanto donne.

Discussione: la Lipperini per distinguere il proprio dall'altrui femminismo, pensa bene di trarre un coniglio dal cappello, cioè che parlando di femminicidi si discute troppo degli uomini carnefici e troppo poco delle donne vittime.

Ora:
anzitutto sono proprio le amiche della Lipperini che parlano troppo degli uomini, nient'affatto per giustificarli (ma dove se l'è sognata questa assoluzione la Loredana?) ma al contrario per condannarli a priori senza processo e a posteriori alla gogna mediatica (Valente docet).

Noi avevamo aperto un osservatorio sui femminicidi (vedi qui). Nel tempo abbiamo osservato una mutazione nella linea della galassia femminista: tanto per dirne una sola Bollettino di Guerra da quest'anno non conta più solo gli omicidi di donne ma anche quelli di uomini. Perciò ci siamo sentiti inutili: il messaggo era passato, andiamo oltre.
Ma ci sbagliavamo: gli unici omicidi di genere di cui la Lipperini sembra accorgersi sono ancora solo quelli di donne
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Re:De Lipperini et Ravera
« Risposta #7 il: Novembre 11, 2013, 21:33:18 pm »

Antefatto: Lipperini e Murgia scrivono un libretto e il secolo XIX offre loro una pagina di pubblicità: http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/11Nov2013/11Nov201343e681a5e09d48a3f06bc785bf3c38c1.pdf
 Il concetto centrale dell'articolo è il seguente: in occasione dei femminicidi si parla troppo degli uomini assassini, magari con un intento simil assolutorio, e troppo poco delle vittime.

Ora: dove e in quali occasioni la Lipperini abbia notato questa eccessiva presenza mediatica degli uomini io faccio fatica a capirlo. A me sembra tutto il contrario: ad esempio c'è il sito di quella signorina Valente che mette le foto di tutti gli uomini assassini: non mi sembra ci sia alcun intento assolutorio, anzi, vi vedo solo odio per il genere maschile. Forse mi sbaglio ma sono disponibile a ricredermi se la Loredana vorrà darmene ragioni.
Poi, per quel che riguarda invece la riflessione sulle vittime. Tale riflessione non è facile, per due ragioni simmetriche e opposte.
La prima: il femminismo condivide molte caratteristiche in comune con nazismo e comunismo, una delle quali è la dialettica hegeliana per la quale il progresso storico è verità e giustizia; lo sconfitto, il vinto, non è solo debole e sfortunato, ma anche condannato dalla storia, peccatore di fronte al dio progresso.
La seconda: l'occidente mantiene ferma l'eresia pelagiana per la quale l'uomo si salva da solo, e la follia di pensare che si salvi attraverso il proprio sacrificio. In questa ottica, diversamente da quella hegeliana, il vinto in quanto vittima (da victus) è innocente per definizione, è l'agnello senza macchia che redime il mondo.
Il combinato disposto di queste due forze sotterranee rende difficile parlare delle donne ammazzate. Difficile perchè in una ottica razionale, parlarne significherebbe parlare anche dei loro torti, dei loro errori, di ciò che loro stesse hanno fatto per giungere al nefasto esito.
Si tratta di pura e semplice razionalità: a meno che qualcuno non voglia sostenere la tesi che le donne in quanto donne sono appunto sante e innocenti. Ma l'eresia pelagiana che impedisce di scavare nella vita della vittima, per rispetto dei morti e per tema di infangarne la memoria, funziona solo in quanto sottintesa. Che qualcuno ci provi a sostenere alla luce del sole la tesi dell'assoluta innocenza femminile!
È evidente infatti che in una dinamica di conflitto di coppia, difficilmente le colpe sono sempre e solo da una parte. Intendo: difficile che in qualsiasi coppia in qualsiasi parte del mondo, ogni eventuale conflitto si strutturi in modo tale che uno dei due (mettiamo: la donna?) ha sempre ragione e l'altro (poniamo: l'uomo?) ha sempre torto.
Ora, capita che questi conflitti giungano a limiti estremi: che uno dei due ammazzi l'altro, sè stesso o ambedue. Logica vuole che questo esito estremo veda soccombere, come la dialettica hegeliana richiede oltretutto, con più frequenza il più debole. Ma che il più debole soccomba non significa nulla sulle sue, del più debole, ragioni. Il più debole potrebbe avere ragione oppure torto, se soccombe non soccombe perchè ha ragione o torto, ma perchè è più debole, o si è distratto, o è stato sfortunato o quel che vi pare. Ma la morte non è una patente di giustizia o innocenza. Chiaro, no?
Ora, se prendiamo sul serio l'invito della Lipperini dovremmo mettere in luce appunto quel guazzabuglio del cuore umano laddove bene e male si attorcigliano e si confondono. Ma sarebbe una operazione politicamente corretta? potremmo davvero, con metodo, con puntiglio, andare a scandagliare nella vita delle vittime portando alla luce vizi e virtù, ragioni ed errori?
Siamo seri, miss Lipperini, sarebbe una operazione difficile da fare senza turbare la sensibilità di nessuno e senza venir meno al rispetto per la verità nello stesso tempo.
Sarebbe abbastanza ammettere a priori, senza riferimenti a singole persone e a singolari vicende, che uomini e donne non sono nè mali nè buoni a priori, ma ciascuno di loro gioca a questo mondo la propria partita e ciascuno matura le proprie responsabilità.
Dio cè
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