Fonte :
http://www.uominibeta.org/articoli/pubblicita-progresso/Pubblicità Progresso…
di Fabrizio Marchi
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Dopo quella promossa dalla Yamamay, multinazionale di biancheria intima che sfrutta lavoratori e lavoratrici senza ritegno come tutte le multinazionali però (vuoi mettere…) organizza campagne contro la violenza sulle donne (titolo: “Ferma il bastardo” con pagine intere su tutti i quotidiani e naturalmente foto di donna con occhio pesto…), da gennaio partirà questa nuova campagna pubblicitaria (ci cui sotto il link), apparentemente più soft, promossa da Pubblicità Progresso contro (niente di meno che…) la violenza sulle donne. Una novità, diciamo così….
Sul cartellone che sarà affisso ovunque, come potete vedere voi stessi, c’è il volto di una donna che pronuncia le testuali parole:”Quando cammino per strada mi piacerebbe…”. A quel punto chiunque può continuare la frase e scrivere quel che crede.
E’ stata fatta una prova e alcuni di quei cartelloni, prima del lancio ufficiale, sono stati affissi presso qualche fermata di autobus, e quella che vedete nella foto è una delle risposte.
C’è realisticamente da prevedere che il tono e i contenuti della gran parte delle altre risposte saranno di quel genere. Del resto, qualcuno di voi legge normalmente sui muri delle città o nei sotterranei delle metropolitane qualcosa di diverso rispetto agli insulti fra opposte tifoserie, calcistiche o pseudo politiche, oppure frasi o disegni con espliciti riferimenti sessuali?
Credo proprio di no. In fondo è anche normale e non mi sentirei di montare un caso. Le strade sono zeppe di ragazzi, ragazzetti, burloni, ultras da stadio che scrivono di tutto e che di fronte ad una simile “provocazione”, di certo non sapranno resistere alla tentazione di scrivere di tutto e di più. Una vera e propria manna dal cielo per i giovani “writers” metropolitani. Sono assolutamente certo che anche io a quella età non avrei scritto nulla di diverso rispetto a quello che è stato scritto su quel manifesto. E non ho nessun problema nell’affermarlo. Al contrario, rivendico in toto il diritto di un giovane al cazzeggio e a una sana goliardia.
Ma pensate un po’ che palle sarebbe la vita, già “rognosetta” di suo, se fin da giovanissimi fossimo stati già tutti “politicamente corretti”. Non oso neanche immaginarlo. Allo stadio con il libro di grammatica latina sotto il braccio per prepararsi prima dell’inizio della partita per il compito in classe del giorno seguente, commenti contenuti sull’andamento della partita, vietato urlare all’arbitro “a fijo de ‘na mignotta” oppure il sempiterno ma ormai demodè ”c’hai le corna” perché naturalmente ci sono dei chiari riferimenti sessisti, misogini e discriminatori nei confronti del genere femminile…
Inutile spiegare (perché sono in malafede) ai promotori di quella campagna che se anche su quel manifesto ci fosse l’immagine di un uomo che dice:”Quando cammino per strada mi piacerebbe…”, la risposta più gettonata sarebbe “prenderlo nel culo”. E’ talmente scontato, “regalato”, si dice a Roma, che non scommetterei neanche un centesimo di euro su una risposta diversa.
L’obiettivo di questa ennesima campagna “pubblicitaria” è ovvio: dimostrare ancora una volta che la nostra società è dominata dalla gretta e spregevole cultura maschilista e patriarcale e che la vita delle donne in questa società è impossibile e intollerabile. Una sorta di inferno sulla terra dove i maschi, tutti, la fanno da padroni, e dove le donne, tutte, sono oppresse, discriminate e sottoposte ad ogni forma di violenza e umiliazione.
E il bello (si fa per dire…) è che questa campagna (questa sì…) fondamentalmente sessista e razzista (qualunquista e interclassista) che ha come unico scopo quello di criminalizzare il genere maschile nella sua totalità, avviene come sempre sotto le insegne del “politicamente corretto”, che in questo caso specifico assume la forma della “Pubblicità Progresso”.
Provocazione per provocazione, alcuni amici proponevano di rispondere in questo modo su quel manifesto:
“Quando cammino per strada mi piacerebbe…
1) rovinare mio marito precario o disoccupato con l’assegno divorzile;
2) gettarlo in mezzo ad una strada, espropriandolo dei figli, del reddito, della casa, anche se è lui o anche lui che sta pagando il mutuo (un terzo circa degli ospiti dei centri Caritas sono padri separati);
3) denunciarlo falsamente per violenza o stalking (le statistiche ci dicono che il 95% delle denunce in ambito familiare sono false al fine di ottenere vantaggi in sede giudiziale; nel frattempo un uomo è stato “rovinato”…)
4) mettergli contro i figli e alienandoglieli, attraverso un sistematico lavaggio del cervello con il quale li si induce a credere che il padre è un farabutto che li ha abbandonati quando è lei (molto spesso con la complicità dei servizi sociali e della magistratura) che gli impedisce di esercitare il suo diritto a essere padre;
5) Recitare la parte della vittima, sempre e comunque, anche e soprattutto, naturalmente, quando non lo sono, diffondendo dati falsi e menzogne come ad esempio quelli in base al quale la prima causa di morte per le donne sarebbe la mano omicida degli uomini, il cosiddetto femminicidio (in realtà la quart’ultima causa su una cinquantina circa), oppure sostenendo (falsamente) che le donne sono le principali vittime degli incidenti domestici (di cui sono invece principali vittime gli uomini come dimostra lo studio del Siniaca commissionato dal Min. per la Sanità effettuato presso tutti i pronto soccorsi degli ospedali), oppure ancora che a parità di qualifica e mansione una donna guadagna meno di un uomo (clamorosamente smentito da uno studio della Bocconi che dimostra che la differenza salariale fra uomini e donne a parità di qualifica e mansione oscilla fra l’1 e l’1,5%, e ciò è dovuto al fatto che le donne, oltre ad andare in maternità, optano molto più degli uomini per il lavoro part time e cumulano molte meno ore di lavoro straordinario) e che in quanto donna si vivono condizioni lavorative peggiori e più disagevoli degli uomini (quando a morire sul lavoro sono solo e soltanto uomini…);
6) Abusare sessualmente dei minori in quanto donna e in quanto madre (la maggior parte – dato Istat che sono in grado di riportare a chiunque lo volesse– di coloro che commettono violenza sessuale hanno a loro volta subito violenza sessuale da parte delle madri e solo in seconda battuta dai padri);
7) Abusare dei minori e agire violenza nei loro confronti nel mio ruolo di “educatrice” o maestra d’asilo;
8) Agire violenza sugli anziani nel mio ruolo di operatrice sociale;
9) Uccidere mio figlio neonato cuocendolo in un microonde o affogandolo in una tinozza per poi gettare il corpo in un cassonetto dell’immondizia (cavandomela sostenendo che ero depressa…); il cosiddetto “infanticidio”;
10) Utilizzare la sessualità come forma di gestione, controllo, dominio e ricatto psicologico sugli uomini che io so essere in una condizione di dipendenza sessuale (e quindi psicologica);
11) automercificarmi consapevolmente, traendo vantaggi e privilegi attraverso l’utilizzo strumentale della mia sessualità, da un punto di vista concettuale, culturale, psicologico prima ancora che pratico, naturalmente rimpallando la responsabilità sugli uomini e sulla cultura maschilista;
12) Concedermi senza dignità e scondizolare come un cagnolino ai piedi degli uomini affermati e di successo o ai potenti di turno per poi fare la “preziosa” con tutti gli altri, cioè la stragrande maggioranza;
13) alimentare in questo modo il sistema capitalistico, di cui con il mio comportamento sono di fatto alleata e complice;
14) Approfittare della mia condizione di donna oppressa e discriminata per fare carriera in un’azienda pubblica, in un partito o nelle istituzioni attraverso le quote rosa” oppure iniziare un’attività imprenditoriale grazie ai finanziamenti ottenuti attraverso le “discriminazioni positive” e le leggi in favore delle donne;
15) Varie ed eventuali (ancora troppo lungo sarebbe l’elenco…)
http://espresso.repubblica.it/foto/2013/12/12/galleria/violenza-sulle-donne-la-campagna-shock-1.145988#1 P.S. ragazzi/e, siamo tutti/e umani, apparteniamo tutti/e allo stesso genere, quello umano, condividiamo tutti/e gli stessi pregi e gli stessi difetti, le stesse miserie e le stesse ricchezze, e le stesse peculiarità ontologiche, anche se siamo diversi/e (e meno male…altrimenti sai che palle…) e nessuno/a, ma proprio nessuno/a, fa eccezione.
Vogliamo provare ad affrontare con equilibrio e lucidità la grande, bella e drammatica al tempo stesso, questione della relazione fra i sessi o preferiamo sposare per comodità, opportunismo o viltà il mantra ideologico, manicheo e criminale con il quale ci bombardano ormai quotidianamente?