Autore Topic: Papa Francesco il rivoluzionario donnista  (Letto 72403 volte)

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Offline Vicus

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #330 il: Novembre 22, 2016, 00:35:51 am »
Presupposti indispensabili alla Misericordia di Dio sono il sincero pentimento e il desiderio di cambiamento di condotta.
Forse è su questo punto che non c'è molta chiarezza ultimamente.

Appunto. Sembrano aver scoperto la misericordia ora, come se Gesù e la Chiesa non l'avessero predicata negli ultimi 2000 anni.
Inoltre: la misericordia (perdono dei peccati) è un attributo divino. Qual è il senso di chiederla agli uomini? Il perdono umano del 'popolo' sostituisce il divino? :hmm:
Non si è mai saputo il vero motivo per cui Ratzinger ha lasciato. Pressioni esterne o solo motivi personali?
Di certo un Papa come quello attuale così politicarente corretto non vi era mai stato, non si sarà voluto chiudere il cerchio?
Secondo fonti esterne un ricatto c'è stato. Lo SWIFT per alcuni, secondo Sputniknews altri.
Al Dio Quattrino, il nuovo Moloch del Terzo Millennio, nemmeno la Chiesa osa opporre resistenza.
Altro che dio quattrino, lo SWIFT può mettere in ginocchio intere nazioni. E' come trovarsi azzerato il conto in banca, non poter comprare da mangiare, pagare le spese correnti.
« Ultima modifica: Novembre 22, 2016, 00:58:57 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #331 il: Novembre 22, 2016, 08:52:26 am »
Non so quanto servirà a far diminuire gli aborti. C'è una ragione per cui l'aborto non poteva essere perdonato in 30 secondi nella cappella della clinica. Che "misericordia" c'è verso creature innocenti che non vedranno mai la luce, per di più (per chi ci crede) senza Battesimo?

Non credo che gli aborti diminuiranno, al contrario c'è il rischio concreto che l'interpretazione delle parole di Francesco sia quella di uno sdoganamento della pratica dell'aborto...
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
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Offline Vicus

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #332 il: Novembre 22, 2016, 09:00:02 am »
E' come l'amnistia ai colpevoli di reati gravi. Ora c'è anche l'annullamento facile, e la Comunione ai risposati (è stata fornita un'interpretazione di Amoris Laetitia che non lascia dubbi).
Inutile girarci intorno, tutto questo è un vero flagello per la Chiesa.
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Offline Vicus

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #333 il: Novembre 22, 2016, 10:21:04 am »
Ottima notizia. Come sempre la sintesi è nei grassetti:

http://www.maurizioblondet.it/card-burke-papa-non-corregge-grave-errore-cardinali-potrebbero-compiere-un-atto-formale-correzione/

CARD. BURKE: SE PAPA NON CORREGGE GRAVE ERRORE, I CARDINALI POTREBBERO COMPIERE UN ATTO DI ‘FORMALE CORREZIONE’.

ROMA, 15 novembre 2016 (LifeSiteNews) –

Dopo l’adesione al gruppo di quattro cardinali che hanno formulato un invito a Papa Francesco di chiarire gravi errori nella sua esortazione apostolica Amoris Laetitia, il cardinale Raymond Burke ha ora indicato i cardinali stanno prendendo in considerazione l’idea di una “correzione formale”, nel caso il Papa dovesse mancare di rispondere alle loro perplessità.

I Cardinali avevano scritto al Papa esternando  le loro preoccupazioni, il 19 settembre, ma non avendo ricevuto una risposta nell’arco di due mesi, hanno reso pubblica la lettera lo scorso lunedi mattina.

Ora, in un’intervista al National Catholic Register di Pentin Ed, Burke illustra i prossimi passi necessaria se il papa non dovesse rispondere alle preoccupazioni dei cardinali. Questa è la domanda di Pentin e segue la risposta del cardinale:

DOMANDA:   Cosa succede se il Santo Padre non rispondesse al vostro atto di giustizia e di carità e non desse il chiarimento sui putni della dottrina della Chiesa che sperate di ottenere ?

Card. Burke:  Allora: dovremmo affrontare questa situazione: c’è infatti, nella Tradizione della Chiesa, la possibilità di correggere il Romano Pontefice. E’ invero sicuramente molto raro. Ma se non vi fosse risposta alle domande sui punti controversi, allora direi che si porrebbe la questione di assumere un atto formale di correzione di un errore grave.

Burke continua che in un caso di conflitto tra il Papa e la Tradizione della Chiesa, la Tradizione è vincolante. “Esiste l’autorità ecclesiale che al servizio della Tradizione”, spiega Burke. “Penso al passo di S. Paolo ne[la Lettera ai] Galati (1: 8) Che se anche un angelo vi predicasse un altro Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, che sia anatema”.

Storicamente, nei casi particolari in cui i papi insegnavano l’eresia, Burke spiega: “E ‘dovere … e storicamente è accaduto, dei cardinali e vescovi di rendere chiaro che il  Papa sta insegnando l’errore e chiederegli di correggerlo.

Con la lettera del 19 settembre2016  firmata dai cardinali Walter Brandmüller, Raymond Burke, Carlo Caffarra, e Joachim Meisner, sono state rivolte al Papa 5 brevi domande che comportano un breve “responsum” (cioè una risposta “sì” o “no”) che di per sè sarebbe immediatamente chiarificatrice del significato di alcuni punti oscuri del documento (Amoris Laetitia) che generano e permettono interpretazioni teologicamente confuse e contradditotrie ad opera di sacerdoti e vescovi.

Nell’intervista, Burke sottolinea che i cardinali hanno agito per “il bene della Chiesa”, che, dice “è affetta da una confusione enorme” specialmente sulle questioni che essi hanno sollevato. Egli osserva, per esempio, che in diverse diocesi ai preti vengono date indicazioni contraddittorie su come gestire la questione della Comunione per coloro nei unioni civili adultere (divorziati risposati in seconde nozze civili)

http://blog.messainlatino.it/2016/11/ultimora-il-cardinale-burke-dice-che-se.html

Intervista esclusiva: il Cardinal Burke spiega l’appello alla chiarezza rivolto al papa

Nella nostra traduzione, riprendiamo l’intervista con la quale il Cardinale Raymond Leo Burke illustra a Catholic Action [qui] il recente documento inviato al Papa due mesi fa da quattro cardinali, rimasto privo di risposta e reso pubblico [qui] al fine di lanciare e approfondire la riflessione sui problemi sollevati, che riguardano l’intero edificio della morale cattolica. Esso consiste in realtà in una serie di documenti, come specifica il titolo. Il Cardinale spiega le ragioni del documento e, in particolare, perché esso è composto da varie parti e cosa queste significano. Inoltre ripercorre un completo excursus delle varie tappe e tentativi di chiarimenti che l’hanno preceduto.

14 novembre 2016 – Il Cardinal Raymond Burke ha concesso questa intervista al presidente di Catholic Action per chiarire ulteriormente le intenzioni dei quattro cardinali e del documento pubblicato col titolo: “In cerca di chiarezza: un appello a sciogliere i nodi dell’Amoris Laetitia”. …

Eminenza, grazie per il tempo che ci dedica per questa intervista su quel che Lei ha pubblicato oggi. La sostanza del documento che Lei e gli altri cardinali avete reso pubblico viene definita “Dubia”. Ci può spiegare, per favore, cosa significa Dubia e cosa implica la presentazione dei Dubia?

Cardinal Burke: È un piacere per me dibattere con voi di questi temi importanti. Il titolo del documento è: “Fare chiarezza: un appello per sciogliere i nodi dell’Amoris Laetitia” [qui]. Autori sono quattro cardinali: il Cardinal Walter Brandmüller, il Cardinal Carlo Caffarra, il Cardinal Joachim Meisner ed io. Io e i miei colleghi cardinali stiamo rendendo pubblico un appello che abbiamo fatto al Santo Padre, Papa Francesco, a proposito della sua recente esortazione apostolica, l’Amoris Laetitia. Alcune parti del documento contengono ambiguità e affermazioni che rappresentano nodi che non possono essere facilmente sciolti e che stanno generando una grande confusione. Condividendo la devozione del papa a Nostra Signora, che scioglie i Nodi, gli chiediamo di chiarire queste affermazioni ambigue e – con l’aiuto di Dio – di sciogliere alcune delle dichiarazioni spinose del documento, per il bene delle anime.

Dubia è il plurale della parola latina dubium, che significa ‘domanda’ o ‘dubbio’. Nella Chiesa, quando sorge una questione importante sulla fede o sulla sua pratica, è costume che i vescovi o i sacerdoti o gli stessi fedeli articolino formalmente la domanda o il dubbio e lo presentino al Romano Pontefice e al suo ufficio, che ha il compito di risolverlo. La formulazione di un singolo dubbio o domanda viene definita semplicemente dubium. Se si articolano varie domande o dubbi, li si definisce dubia. L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia ha sollevato una serie di questioni e di dubbi nelle menti dei vescovi, dei sacerdoti e dei fedeli, molti dei quali sono stati già presentati al Santo Padre e discussi pubblicamente. In questo caso, quattro cardinali hanno presentato formalmente al Santo Padre cinque domande o dubbi fondamentali sulla fede e sulla morale che si basano sull’Amoris Laetitia.

Molte persone all’interno della Chiesa dibattono ora sul significato del termine “pastorale”. Ci può dire qualcosa sul documento che avete pubblicato oggi e in che cosa consiste la sua natura pastorale?

Dire la verità con carità è chiaro e pastorale. Da un punto di vista pastorale non è mai opportuno permettere che ci sia dubbio o confusione su temi importanti; in questo caso su questioni che hanno a che vedere con la salvezza delle anime. Noi quattro cardinali, come vescovi impegnati nella cura pastorale della Chiesa universale e come cardinali che hanno la responsabilità particolare di assistere il Santo Padre nell’opera di insegnamento della fede e della promozione della sua prassi nella Chiesa universale, abbiamo ritenuto fosse nostra responsabilità rendere pubbliche queste questioni per il bene delle anime.

Questo documento redatto da più autori consiste in realtà in una serie di documenti, come specifica il titolo. Le dispiacerebbe spiegarci perché vi sono varie parti e cosa significano?

Il nucleo di quanto pubblichiamo oggi è una lettera che noi quattro cardinali abbiamo mandato inizialmente a Papa Francesco insieme ai dubia – ossia insieme a una serie di serie domande formali – sull’Amoris Letitia. Il processo di inoltro di domande formali è una pratica venerabile e affermata nella Chiesa. Quando esse vertono su una materia grave che riguarda un gran numero di fedeli, la Chiesa risponde a queste domande con un “sì” o un “no”, a volte aggiungendo spiegazioni. Abbiamo mandato una copia della lettera e dei dubia al Cardinal Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, investito di particolare competenza su queste questioni.

Per definire lo sfondo della lettera e delle nostre domande sull’Amoris Laetitia pubblichiamo anche una breve prefazione e una nota esplicativa che chiarisce il contesto della lettera e dei dubia o domande, insieme a un commento a ognuna delle domande.

Lei afferma quindi che pubblicate una lettera che avete mandato al Papa in privato. Si tratta di un fatto straordinario. Questo modo di procedere non è censurabile da un punto di vista cristiano? Nostro Signore ha affermato nel Vangelo secondo Matteo (18, 15) che se abbiamo un problema con un fratello, dovremmo parlare con lui in privato, faccia a faccia, non pubblicamente.

Nello stesso brano della Sacra Scrittura a cui Lei si riferisce, Nostro Signore ha anche affermato che, dopo che ci si è confrontati con un fratello, prima individualmente e poi insieme ad altri, senza aver risolto il problema, allora, per il bene della Chiesa, la questione deve essere presentata a tutta la Chiesa. Ed è esattamente quel che stiamo facendo.

Vi sono state molte altre espressioni di preoccupazione a proposito dell’Amoris Laetitia, nessuna delle quali ha ricevuto una risposta da parte del papa o dei suoi rappresentanti. Pertanto, per cercare di fare chiarezza su questi temi, io e altri tre cardinali abbiamo utilizzato la prassi formale che consiste nel presentare le domande fondamentali direttamente al Santo Padre e al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non è stata data alcuna risposta nemmeno a queste domante. Pertanto, rendendo pubbliche le nostre domande o dubia, siamo fedeli al mandato di Cristo che ci comanda di parlare con una persona prima in privato, poi con piccolo gruppo di fratelli e infine affidando la questione alla Chiesa come totalità.

Come Lei afferma, l’Amoris Laetitia è stata oggetto di molteplici discussioni e critiche. Per esempio, è molto nota la dichiarazione in cui Lei afferma di ritenere che non si tratti di un documento magisteriale. Ci può spiegare come si pongono in relazione le vostre domande attuali al Santo Padre con le altre analisi dell’esortazione apostolica?

Per comprendere la presente pubblicazione, bisogna tenere a mente cosa ci ha condotto ad essa.

Subito dopo la sua elezione, nel suo primo messaggio dopo l’Angelus domenicale, Papa Francesco ha elogiato l’interpretazione del concetto di misericordia – che è un tema fondamentale dell’Amoris Laetitia – del Cardinal Walter Kasper. Appena qualche mese dopo, il Vaticano ha annunciato un Sinodo straordinario sul Matrimonio e sulla Famiglia per il mese di ottobre del 2014.

In preparazione al Sinodo, io e altri quattro cardinali, un arcivescovo e tre teologi abbiamo pubblicato un libro: Rimanere nella Verità di Cristo [qui – qui –  qui]. Come membro del Sinodo, ho fatto notare che la relazione provvisoria mancava di basi solide sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa. Più tardi, mi sono trovato d’accordo con altri cardinali sul sospetto che lo stesso svolgimento del Sinodo e la relazione finale siano stati manipolati [ne abbiamo parlato qui].

Prima del Sinodo del 2015, a cui non sono stato invitato, undici cardinali hanno redatto un libro sul matrimonio e sulla famiglia. Anche se non ho collaborato alla sua stesura, l’ho letto con vivo interesse. Sempre prima del Sinodo ordinario sulla Famiglia del 2015, più di 790.000 cattolici hanno firmato un “Appello filiale” a Papa Francesco manifestando la loro preoccupazione per il futuro della famiglia e chiedendogli di pronunciare “parole chiarificatrici” per dissipare “la confusione dilagante” sull’insegnamento della Chiesa. Io sono stato uno dei firmatari. Durante la sessione del Sinodo del 2015, tredici cardinali partecipanti hanno firmato una lettera al papa esprimendo la loro preoccupazione a proposito della manipolazione dello svolgimento del Sinodo [qui].

Nell’aprile 2016, Papa Francesco ha pubblicato l’Amoris Laetitia come frutto delle sessioni del 2014 e del 2015 del Sinodo dei vescovi. Nell’estate 2016. quarantacinque studiosi, tra cui alcuni prelati, hanno scritto al Santo Padre e al Collegio dei Cardinali chiedendo al Papa di ripudiare una lista di proposizioni erronee che si possono dedurre da alcuni passi dell’Amoris Laetitia[qui]. Non hanno ricevuto alcuna risposta.

Il 29 agosto 2016 mi sono unito a vari vescovi, sacerdoti e fedeli laici per firmare una Dichiarazione di Fedeltà all’Insegnamento della Chiesa sul Matrimonio e alla sua Disciplina Immutabile [qui]. Nemmeno questa ha ricevuto una risposta pubblica.

La mia opinione è che l’Amoris Laetitia non sia Magistero perché contiene serie ambiguità che confondono i fedeli e li possono indurre all’errore e al peccato grave. Un documento che presenti questi difetti non può far parte dell’insegnamento perenne della Chiesa. Stando così le cose, la Chiesa ha assolutamente bisogno che si faccia chiarezza su quanto Papa Francesco sta insegnando e promuovendo.

Alcuni cattolici potrebbero temere che questa vostra pubblicazione costituisca un atto di ribellione.

Io ed altri tre cardinali ci stiamo impegnando a rimanere fedeli al Santo Padre rimanendo sopra ogni cosa fedeli a Cristo. Rendendo pubblico il nostro appello alla chiarezza dottrinale e di pratica pastorale, abbiamo la speranza che il dibattito possa coinvolgere tutti i cattolici, specialmente i nostri colleghi vescovi. Ogni persona battezzata dovrebbe preoccuparsi della dottrina e della pratica morale a proposito della Santa Eucaristia e del Santo Matrimonio e di come si possano distinguere azioni buone e azioni cattive. Queste questioni coinvolgono noi tutti.


Ben lungi dall’essere un atto di ribellione contro il papa, la nostra azione è profondamente fedele a tutto ciò che il papa rappresenta ed è obbligato a difendere con l’autorità conferitagli dal suo officio. Papa Francesco ha esortato numerose volte a parlare con franchezza all’interno della Chiesa e ha chiesto apertura e responsabilità ai membri della gerarchia. Noi siamo franchi ed abbiamo il massimo rispetto per l’officio del Santo Padre, e stiamo esercitando – guidati dalla luce delle nostre coscienze – quell’apertura e quella responsabilità che la Chiesa ha il diritto di aspettarsi da parte nostra.

Si tratta del mio dovere come cardinale della Chiesa cattolica.  Non sono stato ordinato cardinale per ricevere un titolo onorifico, bensì, Papa Benedetto XVI mi ha eletto cardinale per assistere lui e i suoi successori nel governo della Chiesa e nell’insegnamento della fede. Tutti i cardinali hanno il dovere di operare a fianco del papa per il bene delle anime, e ciò è esattamente quel che sto facendo sollevando questioni di grave importanza sulla fede e sulla morale. Non adempirei al mio dovere di cardinale – cioè di consigliere del papa – se rimanessi in silenzio su questioni così serie.

Vorrei, se mi è consentito, seguire questa linea di pensiero. Non è ben chiaro quanto la vostra pubblicazione sia docile nei confronti del desiderio del papa di una maggiore sensibilità pastorale e creatività all’interno della chiesa. Il papa non ha forse espresso la sua posizione in una lettera ai vescovi argentini? Altri cardinali hanno affermato che la giusta interpretazione dell’Amoris Laetitia è che essa permette alle coppie divorziate e risposate di ricevere la comunione in determinate circostanze [qui]. Alla luce di ciò, ci si può chiedere se il vostro documento non crei ancora più confusione.

Innanzitutto, una chiarificazione. Il problema non sono le coppie divorziate e risposate che ricevono la Santa Comunione, bensì le coppie sessualmente attive ma non validamente risposate che ricevono la Santa Comunione. Quando una coppia ottiene il divorzio civile e una dichiarazione canonica che sancisce il fatto che non sia mai stata validamente sposata, essa è libera di sposarsi all’interno della Chiesa e di ricevere la Santa Comunione, se si trova nella giusta disposizione. La proposta di Kasper è quella di permettere a una persona di ricevere la Santa Comunione quando ha pronunciato validamente i voti matrimoniali ma non vive più con il suo sposo o la sua sposa bensì con un’altra persona con cui ha rapporti sessuali. In realtà, questa proposta apre le porte al peccato consentendo a chiunque di ricevere la Santa Comunione senza pentirsi dei suoi peccati.

Vorrei anche sottolineare il fatto che solo la prima delle nostre domande al Santo Padre si riferisce al Santo Matrimonio e alla Santa Eucaristia. La seconda, la terza e la quarta domanda riguardano temi fondamentali della vita morale: se esistano o no atti intrinsecamente cattivi, se una persona che commette abitualmente peccati gravi si trovi in stato di “peccato mortale” e se un peccato mortale possa mai essere considerato una buona scelta a seconda delle circostanze o delle intenzioni.

È vero che il Santo Padre ha scritto una lettera ai vescovi argentini e che alcuni cardinali hanno proposto l’interpretazione dell’Amoris Laetitia che Lei ha menzionato. Tuttavia, lo stesso Santo Padre non ha chiarito alcuni dei temi spinosi. Il fatto che un cattolico, fosse egli persino il papa, affermi che una persona può ricevere la Santa Comunione senza pentirsi del suo peccato mortale, o che vivere in stato matrimoniale con una persona che non è il proprio sposo o la propria sposa non sia un peccato mortale, o che non esista un atto che sia sempre e comunque cattivo e che possa condurre una persona alla perdizione, è contrario alla fede. Mi unisco quindi ai miei fratelli cardinali nell’appello per un chiarimento inequivocabile da parte di Papa Francesco in persona. La sua voce, la voce del Successore di Pietro, può dissolvere ogni dubbio sulla questione.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Offline giuspal

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #334 il: Novembre 22, 2016, 15:59:08 pm »
Estratto da questo articolo: http://www.quieuropa.it/sulla-lettera-apostolica-misericordia-et-misera-di-papa-bergoglio/

Sulla lettera apostolica «Misericordia et misera», di Papa Bergoglio

Cos'è la Misericordia di Dio? Di sicuro non è un diritto!

Come interpretare il nuovo documento di Bergoglio? di Don Floriano Pellegrini

Misericordia et misera

Prima di commentare il nuovo documento papale, è necessario leggerlo. A me, personalmente, nel complesso, dà l'idea di essere un buon testo e, come sacerdote, mi sento incoraggiato nel ministero; questo sentimento ha largo spazio in me, non dico di averlo "così per fare".

Nello stesso tempo però temo, e non poco, che subentri nei fedeli e negli stessi sacerdoti e vescovi una mentalità gravemente sbagliata: quella di considerare la Misericordia come una «prestazione dovuta», un atteggiamento che non ammette gradualità, ma immediatezza,come quando si va al bar e si ordina un caffè e il barista in breve te lo serve.
 
Temo venga confusa con un diritto che noi avremmo nei confronti di Dio e dei sacerdoti e, per i sacerdoti, con un dovere che deresponsabilizza da altri gravi doveri, che pur abbiamo e restano accanto a quello di accogliere e accompagnare i fratelli e le sorelle che cercano la riconciliazione con Dio e con la Chiesa: i doveri, intendo, di parlare con chiarezza (e non balbettando e abbassando gli occhi) su ciò che è bene e ciò che è male e che il male resta male anche se è perdonato; ed essere felici di farlo, perché è importante nella vita sapere quel che è bene e quel che è male, quello che rafforza e quello che ammala lo spirito.

E bisogna pur sempre dire che, per la validità stessa della confessione (e qui il Papa può dire quel che vuole, ma la validità della confessione non dipende dai suoi buoni sentimenti e dai suoi documenti) è e resta sino in fondo necessario avere, come dice il catechismo della Chiesa Cattolica, il dolore perfetto, vero, del male fatto, e fare il proposito di non farlo più.

"SANTO DIO! PERCHE' SI BEFFANO COSI' DELLA GENTE?" (Enrico V)

"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità" (Alexis Carrel)

Alberto1986

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #335 il: Novembre 22, 2016, 20:00:57 pm »
http://www.repubblica.it/esteri/2016/11/21/news/patriarca_kirill_nozze_gay_naziste-152486406/

La differenza tra un clown qualunquista e modaiolo vestito da prete ed un capo della Chiesa che dice quello che un prete dovrebbe dire.

Offline Faust

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #336 il: Novembre 22, 2016, 20:15:56 pm »
Meglio Alessandro VI
Confrontando globalmente uomo e donna, si può dire che la donna non avrebbe il genio dell'ornamento, se non avesse l'istinto del ruolo secondario.

- Friedrich Nietzsche

Offline Vicus

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #337 il: Novembre 22, 2016, 23:12:07 pm »
http://www.maurizioblondet.it/la-chiesa-realmente-esistente-aver-visto-corpo-celeste/

La Chiesa realmente esistente (dopo aver visto “Corpo Celeste”)
Articolo di Miguel Martinez

Abbiamo visto per caso un film di quelli che non si dimenticano: Corpo celeste, di Alice Rohrwacher.

Un film che parli della Chiesa cattolica nell’Italia meridionale uno se lo immagina pieno di feroci baroni mafiosi e donne afflitte dal senso di peccato, nel contesto di una cupa bellezza barocca. Insomma, un’orgia potenziale di luoghi comuni anticlericali/antimedievali, che però si nutre di quanto di esotico  – e quindi di affascinante – c’è in quei mondi.

Alice Rohrwacher ha fatto qualcosa di diverso, usando mezzi tecnici minimi e attori eccezionali.

Il film, come sottolinea la stessa regista, non ha intenti anticlericali; infatti, il vero cuore del film non è la critica al Sud o alla Chiesa, ma un messaggio di altro tipo, presentato attraverso un delicato gioco di simboli, e che si può quindi cogliere solo guardando il film.

Qui ci limitiamo a dire qualcosa sullo sfondo su cui si presenta questo messaggio, cioè il Sud e la Chiesa.

Un Sud (credo sia Reggio Calabria) ventoso, freddo, ricoperto ovunque da un disordinato cemento, un pezzo della periferia universale. Non il Sud dei mafiosi a cavallo, ma delle conferenze di Nello Rega negli Istituti tecnici e di Magdi Allam testimonial della Borsa del Turismo Religioso, insomma.

La Chiesa che la Rohrwacher ci presenta è la Chiesa realmente esistente, quella postconciliare che continua stancamente a riprodursi senza avere più la minima idea del perché. Dove il parroco con il telefonino che squilla continuamente, sotto un crocifisso al neon che sembra la mappa di uno svincolo autostradale, si barcamena per sopravvivere tra le abitudini delle famiglie e piccole raccomandazioni politiche, nella speranza di venire mandato altrove.[1]

Agli anticlericali sfugge il patto inconfessabile che tiene in piedi una simile istituzione: mantenuta tramite fondi gestiti dallo Stato, la parrocchia ha l’obbligo implicito di dispensare una serie di servizi simbolici ma ideologicamente neutri a tutta la collettività, senza distinzioni. Il fornitore di battesimi e matrimoni deve trattare quindi la reale fede di ciascuno con la stessa indifferenza del pubblico ufficiale, e come ogni pubblico ufficiale, deve esprimere solo banalità indiscutibili.

Ecco che si scatena il temporale della violenza mediatica contro quei pochi preti che di tanto in tanto osano, coerentemente, rifiutare i sacramenti a un non credente, oppure contro l’insegnante di religione che accenna all’escatologia.

La parrocchia, in Corpo celeste, si regge sull’impegno di una figura sociale di immensa importanza in Italia: la casalinga di mezza età (nel film, la straordinaria Pasqualina Scuncia), ignorante, onnipresente, affabile, astuta, insensibile e inventiva che si occupa volontariamente di tutto, compresa la preparazione delle cresime, su cui si incentra il racconto.

Se digito “cresima“, Google mi suggerisce “cresima bomboniere”, “cresima regali” e “cresima frasi di auguri”, a indicazione del suo significato sociale; ma nella struttura della chiesa, dovrebbe segnare il passaggio, dopo un anno di duro studio, a una fede matura e cosciente.

Ora, che cosa ha esattamente da trasmettere l’entità che oggi abita il vecchio guscio della Chiesa cattolica?

La Rohrwacher coglie esattamente che cosa sia l‘istruzione cattolica di massa ai tempi nostri: un generatore automatico confuso di raccontini biblici, ammiccamenti televisivi e giovanilistici, luoghi comuni sulla bontà, accompagnati da un penoso tentativo di imitare il mondo evangelico, che però non può riuscire perché la vecchia Istituzione non è certo adatta a scatenare la violenza sciamanica della religione dei liberi imprenditori americani.

La Rohrwacher dice tutto quanto vi sia da dire sulla questione, presentandoci una schiera di brufolosi ragazzini e di femmine goffamente esibizioniste, che canta con scarsa convinzione:

«Mi sintonizzo con Dio / è la frequenza giusta / mi sintonizzo proprio io / e lo faccio apposta / voglio scegliere Gesù / voglio scegliere Gesù.»


Nota:

[1] Nel dire “postconciliare“, siamo perfettamente coscienti delle motivazioni, spesso ottime, di tanti riformatori di quegli anni; e crediamo anche che il grande cambiamento sia stato imposto dalla storia stessa e non da qualche congiura di cardinali (tra cui spicca la figura proprio di Joseph Ratzinger), come sostengono alcuni cattolici tradizionalisti. Inoltre, è ovvio che i germi di certe derive sono secolari. Facciamo salva poi l’infinita diversità dei comportamenti singoli, nella Chiesa cattolica come in qualunque altra istituzione o realtà.

Il punto è lo scatenamento delle tendenze entropiche della specie umana, che ci ha portati dal cattolicesimo di Anaïs Nin a quello di Emanuela Tittocchia.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #338 il: Novembre 23, 2016, 00:11:25 am »
Buona notizia, che mi riguarda abbastanza da vicino, essendo i FFII un ordine tradizionale, l'unico con vocazioni in attivo (800 e anche martiri dalla fondazione nel '70) dove gli altri sono in via di estinzione. Sono devoti a S. Massimiliano Kolbe, di cui seguono gli insegnamenti grazie ai quali hanno riempito chiese un tempo vuote a causa della "pastorale 2.0".
Avendo un amico entratovi nel 2012, so con certezza che tutte le accuse amplificate dai media sono calunniose e false.

http://www.marcotosatti.com/2016/11/21/padre-manelli-archiviate-le-accuse-contro-il-fondatoe-dei-francescani-dellimmacolata/

PADRE MANELLI: ARCHIVIATE LE ACCUSE CONTRO IL FONDATORE DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

Marco Tosatti

Archiviate le accuse contro padre Stefano Manelli, il fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata. Dopo circa un anno di indagini, il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Avellino, Sost. Dott. A. Del Bene, ha chiesto l’archiviazione del procedimento nei confronti del religioso, il cui ordine é ancora commissariato, senza che sia stata data dopo anni, una motivazione valida da parte della Congregazione per i religiosi.

Padre Stefano Manelli, nel recente passato era stato oggetto di una campagna di stampa particolarmente virulenta, e che sembrava in realtà mossa e ispirata da qualcuno all’interno del suo ordine religioso. Accuse a effetto, dichiarazioni scandalistiche di ex suore, perfino il sospetto di un assassinio; la saga dei Francescani dell’Immacolata non si era fatta mancare nulla, e c’era stato nei mass media chi aveva seguito forse con troppo entusiasmo e senza grande spirito critico la marea interessata delle accuse.

Adesso che la magistratura, con la richiesta di archiviazione, fa giustizia della campagna che potrebbe essere giudicata diffamatoria, emerge che il fondatore dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, è stato ingiustamente accusato di aver leso l’integrità fisica e morale delle suore del convento di Frigento compiendo atti di  violenza sessuale e di maltrattamenti nei confronti delle stesse.

Le persone a lui vicine commentano che “L’esito delle indagini ha fatto chiarezza sulle  “ipotesi di accusa” restituendo  giustizia e dignità a Padre Stefano Mannelli da tempo oggetto di calunniosi e diffamatori attacchi amplificati dagli organi di stampa”.

E ora che la magistratura si è espressa, che sembra che padre Manelli non abbia stuprato, maltrattato e ucciso nessuno, torna la domanda, da porre alla Congregazione per i religiosi, al suo prefetto, e al suo segretario: che cosa ha fatto padre Manelli; e che cosa hanno fatto i Francescani dell’Immacolata per essere trattati con tanta durezza?

La cronaca, nella sua ironia, ha voluto che la notizia dell’archiviazione giungesse proprio alla fine dell’anno della Misericordia…
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #339 il: Dicembre 17, 2016, 02:52:35 am »
Ripercussioni dell’appello dei quattro cardinali

I grandi giornali lo ignorano, ma l’avvenimento è storico. L’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco è stata pubblicamente messa in questione da quattro autorevoli cardinali: Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche; Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta; Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, e Joachim Meisner, arcivescovo emerito di Colonia.

Lo scorso 19 settembre i quattro cardinali hanno presentato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dal cardinale Gerhard Müller, un ricorso formulato secondo la modalità classica dei dubia, in modo tale da esigere una risposta positiva o negativa, conformemente al linguaggio evangelico: « Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno » (Mt 5, 37).

« Di norma – ha sottolineato Sandro Magister, che per primo ha pubblicato l’appello, – le risposte date dalla congregazione menzionano esplicitamente l’avvenuta approvazione del Papa. E nelle udienze di tabella date da Francesco al cardinale prefetto dopo la consegna della lettera e delle domande, è giocoforza che i due ne abbiano parlato. Ma appunto, al loro appello i quattro cardinali non hanno avuto nessuna risposta, né dal cardinale Müller né dal Papa, evidentemente per volontà di quest’ultimo ».

Papa Bergoglio dunque tace, ma lo scontento aumenta. Magister osserva che i quattro cardinali che hanno reso pubblico il documento non sono tra gli stessi che un anno fa, all’inizio della seconda sessione del Sinodo sulla famiglia, consegnarono a Francesco la famosa “lettera dei tredici cardinali”. I tredici erano tutti membri del Sinodo e in pieno servizio nelle rispettive diocesi, oppure ricoprivano importanti incarichi in curia, come i cardinali Robert Sarah, George Pell e lo stesso Müller. Questi quattro cardinali, invece, sono privi di ruoli operativi, e dunque più liberi di parlare. Il loro appello però è condiviso da non pochi altri porporati che sono tuttora in piena attività, ma che attendono il momento di parlare. Secondo il quotidiano La Verità del 15 novembre 2016, molto vicini a questa iniziativa ci sarebbero almeno due porpore: il cardinale tedesco Paul Josef Cordes, già presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum e Svjatoslav Sevcuk, arcivescovo maggiore della chiesa greco-cattolica ucraina.

La Esortazione Amoris laetitia ha l’intenzione di cambiare il Magistero perenne della Chiesa, secondo il quale « le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta » (dubium 4)? E l’insegnamento per il quale « la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto? » (dubium 5). Evidentemente nessuno, neppure il Romano Pontefice ha l’autorità di capovolgere la Tradizione della Chiesa, ma il silenzio di papa Bergoglio spinge a credere che proprio questa sia la sua intenzione.

Maria Guarini osserva su Chiesa e posctoncilio che il documento dei 4 cardinali deve essere letto in collegamento con il precedente “Appello” inviato da un gruppo di 45 studiosi, prelati e sacerdoti cattolici al Collegio dei Cardinali con il quale è stato chiesto a Papa Francesco di “ripudiare” le ritenute “proposizioni erronee” presenti nell’Amoris laetitia. Va ricordata anche la Supplica filiale sottoscritta da 790.000 firmatari in tutto il mondo; la Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, presentata da 80 personalità cattoliche, che ha raccolto in breve tempo migliaia di adesioni. Senza dimenticare la prima autorevole richiesta di chiarimenti da parte di Mons. Athanasius Schneider : Il paradosso delle interpretazioni contraddittorie di Amoris laetitia.

Come rileva sullo stesso blog il prof. Paolo Pasqualucci, autorevoli membri del Collegio cardinalizio, sicuramente in rappresentanza di cardinali e vescovi che per ora preferiscono tacere, chiedono in sostanza al Papa di chiarire in maniera definitiva ambiguità gravi presenti nella Amoris laetitia, che è un documento magisteriale emanato dallo stesso Papa: ambiguità da permettere di disattendere e contraddire norme fondamentali dell’etica cristiana, che si basa sulla Rivelazione divina. «Chi deve chiarire, giustificandosi, è, per così dire, il documento stesso, vale a dire il Papa, anche se per l’interposta persona del Prefetto dell’ex Sant’Uffizio. E potrà tacere all’infinito, continuare a sottrarsi al chiarimento dottrinale, sempre più necessario e indispensabile? ».

Circola infine in Vaticano ed è attentamente studiato da teologi e prelati lo studio di Arnaldo Xavier da Silveira, Ipotesi teologica di un Papa eretico, pubblicato a giugno dall’editore Marco Solfanelli di Chieti. L’iniziativa dei quattro cardinali si inserisce dunque in un processo di resistenza che si allarga ed è solo alle sue prime fasi. Ne vedremo gli sviluppi nei prossimi mesi. (Emmanuele Barbieri)
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #340 il: Dicembre 17, 2016, 11:31:38 am »
Vicus, credo che se continua così, il prossimo papa avrà una bella gatta da pelare :rolleyes:
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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #341 il: Dicembre 17, 2016, 13:31:08 pm »
A parte i cardinali, anche gran parte del clero è scontento: forse se ne andrà prima di fare qualcosa di irreparabile.
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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #342 il: Dicembre 17, 2016, 13:42:07 pm »
Vicus ma tecnicamente il pontificato non può essere irreversibile, salvo gravi casi come quello di Benedetto XVI ?
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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #343 il: Dicembre 17, 2016, 14:49:33 pm »
Mi riferivo a possibili dimissioni.
Quanto a una possibile deposizione non è del tutto chiaro, non ci sono norme positive recenti ma una bolla di paolo IV dice chiaramente che un Papa eretico non può essere Papa. S. Tommaso d'Aquino (che non era infallibile) diceva che la Sede di Pietro non può essere giudicata da nessuno, ma di Papi deposti per eresia (neanche così grave, simonia) ce ne sono stati.
Purtroppo questo Papa, a parte palesi attacchi alla fede ("non esiste un Dio cattolico", "il proselitismo è una sciocchezza", "non bisogna convertirsi ma seguire la coscienza" [come fecero anche Hitler e Stalin] ecc.), ha già fatto danni incalcolabili che ci vorranno decenni per riparare: annullamenti e aborti "facili", persecuzione di ordini religiosi sani, epurazioni, sostegno a politiche contro la vita e la famiglia.
Se però dovesse varare riforme come le donne prete, il danno sarebbe irreparabile perché si perderebbe la successione apostolica e, non diversamente dai protestanti, ordinazioni e Messe sarebbero invalide, la Chiesa cesserebbe di fatto di esistere.
Probabilmente ciò non accadrà mai, ma se dovesse avvenire la deposizione (se fosse possibile) sarebbe il male minore.
« Ultima modifica: Dicembre 17, 2016, 15:16:28 pm da Vicus »
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Re:Papa Francesco il rivoluzionario donnista
« Risposta #344 il: Dicembre 17, 2016, 15:09:33 pm »
Penso che andrà via prima di fare danni irreparabili .
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