Dal sito degli Uomini Beta:
http://www.uominibeta.org/articoli/la-cultura-dello-stupro-e-quella-dello-yacht/
Dall’articolo ”La cultura dello stupro,guida per i signori uomini‘‘
Citazione:
”Come avviene che tu sia parte dello stupro? Beh, mi dispiace dirlo, ma lo sei per solo il fatto di essere un uomo.
Quando incrocio di notte in un parcheggio una donna e lei cammina davanti a me, faccio tutto quello che posso, per: a) non spaventarla; b) lasciarle il tempo per sentirsi sicura e a suo agio; c) se è possibile, avvicinarla amichevolmente, per farle sapere che non sono una minaccia.E lo faccio perché sono un uomo. Fondamentalmente, mi faccio carico del fatto che questa donna che incontro per strada, in ascensore, sulle scale o, dovunque sia, possa sentirsi al sicuro. Voglio che si senta a suo agio, come se io non ci fossi. Sono consapevole che a qualunque donna io incontri in uno spazio pubblico, e che non mi conosca, risulta che tutto ciò che vede è un uomo, improvvisamente vicino a lei. Devo tenere in conto il suo senso dello spazio e che la mia presenza possa farla sentire vulnerabile. Questo è il fattore chiave – la vulnerabilità.”
Voglio analizzare questo sentimento di fragilità delle donne, in un ottica diversa da quella del ben intenzionato autore (tale Zaron Burnett), utilizzando la riflessione della regista Lina Wertmuller nel film ”Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”.
Nel film che spero abbiate visto, diversamente ne consiglio la vista immediata, vengono contrapposte due situazioni:
da una parte lo Yacht con tutto il corollario di regole, di vanità, di gerarchie nonchè di ”sicurezze” e comodità, perfetto esempio e metafora della società capitalista moderna. Qui la donna protagonista sembra essere perfettamente a proprio agio e affrancata da quella ”vulnerabilità” di cui parla l’autore; essa infatti sullo yacht non teme per nulla il signor Carunchio, il quale viene trattato come un ridicolo e inoffensivo burattino dal quale lei non teme assolutamente nessuna reazione fisica.
Dall’altra l’isola deserta, priva di quelle regole, di quelle vanità, gerarchie e sicurezze; qui la donna protagonista (Mariangela Melato) in questa nuova situazione sembra ricalcare benissimo la definizione di donna in condizione di ”vulnerabilità”, data dal Burnett, perchè appunto E’ SOLA CON LUI.
Nel film viene analizzato il rapporto uomo-donna in un contesto e nell’altro, e vengono contrapposte appunto queste due realtà:
DA UNA PARTE QUELLA CHE IL BURNETT HA DEFINITO ”CULTURA DELLO STUPRO” E DALL’ALTRA QUELLA CHE NOI DEFINIREMO ”CULTURA DELLO YACHT”
CULTURA DELLO STUPRO…
(uomo e donna soli sull’isola deserta)
… E CULTURA DELLO YACHT
(cit dall’articolo di Burnett ”Voglio che si senta a suo agio, come se io non ci fossi.” )
QUI LA DONNA INFATTI E’ PERFETTAMENTE A SUO AGIO, COME SE IL SIGNOR CARUNCHIO NON CI FOSSE, COME AUSPICATO DAL SIGNOR BURNETT.
(PERO’ LUI C’E’ ECCOME SE C’E’)
Sullo yacht la donna borghese prende il sole a seno nudo, sempre ”come se lui non ci fosse”, o come se questa cosa non avesse alcun effetto sulla sua libido.
Nel film vengono analizzate in modo lucido le differenze della relazione uomo-donna all’interno della società occidentale (ben rappresentata dallo yacht) e al di fuori di essa, non in un altro medium sociale, tacciabile di ”maschilismo”, che ne so, tipo l’Islam, ma semplicemente su un isola deserta, soli un uomo e una donna, in una situazione per così dire edenica e lontana da ogni condizionamento culturale.
Questa nuova condizione ”atomica” del rapporto uomo-donna è indispensabile alla regista per far notare anomalie di potere impensate, impensabili e non denunciate, anzi opposte a quelle denunciate nella nostra società, che diversamente per lo spettatore, non sarebbero osservabili essendo costui immerso nel medium sociale che non solo le giustifica, ma spesso non le vede neppure.
Diventa così oggetto di umorismo il fatto che Mariangela Melato una volta rimasta sola nell’isola di fronte a Giancarlo Giannini si copra il seno, e questo notando malignamente la sopravvenuta differenza esclami:
”Ora ti copri, TI VERGOGNI, PERCHE’ TI VERGOGNI? PERCHE’ NON MI SBATTI IN FACCIA LE TETTE, COME FACEVI PRIMA, COME SE FOSSI UN ANIMALE?”
Forse perchè adesso si sente più ”vulnerabile”, direbbe il Burnett?
Ora non è più come se il signor Carunchio non ci fosse, la sua presenza è notata e lei infatti si copre, LUI C’E’ ADESSO. Ma qual’è l’anomalia … ci fa riflettere il film …
Il suo sentimento di invulnerabilità sopra lo yacht, che la spingeva a spogliarsi di fronte al cameriere arrapato, sicura della protezione di una società che viene spesso descritta invece come ”maschilista” e dunque ostile alle donne …
Oppure la sua ”vulnerabilità” sopra l’isola deserta che la spinge a coprirsi?
E soprattutto quale delle due situazioni è ”etica” ed ”egualitaria” e quale no?
Tuttavia la satira sottile della Wertmuller, ben presto metterà in ridicolo anche questa ”vulnerabilità”, dimostrando che non è solo e semplicemente frutto della paura del fantomatico ”stupro” come descritta dall’articolista …
Ben presto essa scoprirà che il signor Carunchio la disdegnerà sessualmente, perchè ciò a cui mira il signor Carunchio, non è come pensa la signora borghese semplicemente il suo corpo, come se Carunchio appunto fosse un animale, come lei lo considera (e lo considera chi parla di ”cultura dello stupro), ma il ribaltamento del gioco di potere …
Ora è lui A VOLER ESSERE DESIDERATO, e dunque è lei che deve mettere in atto atteggiamenti finalizzati a ottenere il suo favore.
Ancora una volta la regista ci esorta alla riflessione:perchè il signor Carunchio manifesta questo desiderio di ribaltamento?
Quali tipi di rapporti di potere si ”ribaltano” nell’isola deserta?
E quindi quali altri rapporti si manifestano sullo yacht, ovvero nella metafora della società occidentale capitalista moderna?
E’ anche questa la radice della sua ”vulnerabilità”, la consapevolezza di un rapporto di potere ribaltato?
Spesso gli uomini che si ribellano al femminismo vengono rintuzzati di essere uomini ”spaventati dalla perdita del loro potere del patriarcato morente”. E noi prendiamo quest’accusa e gliela rigiriamo contro bella e confezionata pronta per l’uso: Non è che voi care signore, ogni volta che siete sole con un uomo, vi sentite fragili, non solo per timore dell’aggressione fisica, ma anche perchè siete spaventate dalla perdita improvvisa di potere, di quel potere, ogni volta che la vostra società ”maschilista” è ”lontana”?
Manco a farlo apposta il film sembra una perfetta risposta già da solo all’articolo del Burnett.
Proviamo a parafrasare l’autore:
”Riflettiamo insieme sul perché. Se sei un uomo, fai parte della cultura dello stupro. Lo so che suona rozzo. Non sei necessariamente uno stupratore, però perpetui comportamenti che comunemente indichiamo come cultura dello stupro.”
Diamolo per vero invece di smontarlo, però ribaltiamolo usando il paradigma di Lina Wertmuller:
”SE SEI UNA DONNA, E VIVI IN OCCIDENTE, FAI PARTE DELLA CULTURA DELLO YACHT. LO SO CHE SUONA ROZZO. NON SEI NECESSARIAMENTE UNA ”BOTTANA INDUSTRIALE”, PERO’ PERPETUI COMPORTAMENTI CHE COMUNEMENTE INDICHIAMO COME CULTURA DELLO YACHT”
Per ogni mezza verità, c’è n’è una altra mezza che fa l’intera.
Saluti dal signor Carunchio, cameriere innocuo e ridicolo sul vostro Yacht, ma uomo libero e consapevole (e autorevole) sull’isola deserta.
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P.S.
Che dall’isola deserta nasca un amore diverso dalle relazioni di convenienza borghesi, è motivo ulteriore di riflessione, quasi che implicitamente quella che viene dall’autore definita ”cultura dello stupro”, ovvero la condizione naturlich, perchè poche palle lui fa riferimento a quella anche se dirà il contrario, sia in un certo senso desiderata dalle donne perchè è l’unica in cui si sviluppa appunto una relazione naturale e non artificiale è motivo di ulteriore riflessione,ma riserviamo questa riflessione ai romantici.
La stessa Wertmuller alla fine mostra che quella relazione alla fine tornata nella ”società” si spegne, e che la protagonista di fronte alla possibilità di rivivere quello stato autentico, scappa in elicottero col ricco marito.
Chi poi in questo film vedesse solo e unicamente una satira di classe, non ha capito quanto i rapporti di classe e quelli di genere siano interlacciati,e non necessariamente nel modo prospettato dal femminismo.