Recentemente si sono verificate da parte femminista alcune apparenti aperture su temi che abbiamo a cuore noi QMisti. Meglio unire che dividere, ma in tali ripensamenti femministi c’è una contraddizione di fondo.
Sembrano più che altro un tentativo malriuscito (forse per mantenere privilegi e visibilità) di traghettare un’ideologia senescente in una società che comincia lentamente a capire, e a cambiare in meglio.
Il femminismo è un ramo secco della storia, che necessariamente cadrà: il fatto che cerchi di assimilare elementi ad esso contraddittori (che hanno solo l’effetto di un diserbante), non è che il segno che ormai si arrampica sugli specchi, non avendo più argomenti né presa sul sentire comune.
È opportuno confrontarci sui temi della QM, ma è anche importante non confondere o diluire le istanze QMiste nel dibattito, altrimenti anche la QM sarebbe neutralizzata nel mare magnum delle chiacchiere e del politicamente corretto. Se si tacciono o minimizzano le proprie ragioni in nome di una prassi comune su temi su cui c’è un apparente accordo, si finisce per diventare come l’avversario. In ogni dialogo occorre valutare se l’apertura e la volontà di confronto c’è da una sola parte, mentre dall’altra è solo di facciata; di solito questo si vede se alle parole seguono azioni concrete.
D’altronde, queste femministe tardive non hanno peso tale da dedicar loro troppo tempo e far loro pubblicità. Quante persone tra la gente comune leggono i loro siti o vanno ai loro convegni inascoltati?
Molte di queste presunte convergenze hanno l’aria di essere camuffamenti nel (vano) tentativo di far sopravvivere il femminismo alla crescenze disaffezione per utopie di stampo sessantottino. Basta vedere l’illeggibile gergo che usano, un vero reperto archeologico che appare sempre più fuori tempo col mutare del contesto. La QM ha cose più importanti di cui occuparsi e la duplicità di certo femminismo riveduto non può che essere motivo di confusione sulle nostre motivazioni e ragioni.
Credo che per valutare le nostre priorità si debba andare all’origine della QM: perché sono gli uomini ad essere discriminati anche da parlamenti e tribunali, e non le donne che sarebbero preda più facile?
La motivazione più profonda è probabilmente che rispetto alla donna, l’uomo è più portato a comprendere ed eventualmente mettere in discussione la società in cui si trova; ed è più dotato per cambiarla se necessario, oltre che per trasmettere i valori di una cultura.
Per questo è opportuno renderlo inoffensivo ponendolo in un deserto sociale e relazionale, a partire da tutte le difficoltà a costruirsi o mantenere unita una famiglia.
Non è un mistero che la nostra società non ama i legami significativi, le amicizie vere, i posti stabili, i mestieri riconosciuti dai propri pari. Ha bisogno di legami insignificanti, amici virtuali, valutazioni artificiali, posti precari, in modo che l’Homo Oeconomicus sia sempre più malleabile, utilizzabile, delocalizzabile; di fatto produce rapporti umani vacui magari ammantati di pseudo-sociale, relazioni fragili ed egocentriche.
Il mezzo primario per ottenere ciò è creare una dis-società in cui tutti sono in guerra perpetua contro tutti. Una simile collettività è immobilista per definizione e lo stallo è la sua condizione insuperabile e voluta: divide et impera, e non ci sarebbe da stupirsi se dietro il femminismo e il QMismo più oltranzisti ci fosse la stessa mano. Motivo per cui ritengo che, allo stato attuale, per quanti QMisti possano andare in Parlamento, ci sarà sempre qualcosa che si metterà di traverso quando si tratterà di cambiare concretamente le cose.
In tale contesto la ‘guerra dei sessi’ anche da parte maschile, si inserisce come uno strumento perfettamente funzionale: e si predica ormai anche agli uomini l’avversione per l’altro sesso e il celibato come condizione felice, anche se in realtà rassomiglia a quello delle api operaie in un alveare, magari accompagnato, per chi se lo può permettere, da circenses vari.
Senza compromessi sulla denuncia dell’attuale condizione degli uomini, le priorità della QM devono essere in senso costruttivo, almeno nella finalità: più che fare la guerra alle femministe, concentrarsi sulla mentalità anti-maschile che permea la nostra cultura, onde ricostituire una società vivibile a partire dall’istituzione della famiglia, e spezzare la logica dei fronti contrapposti.
È venuto il tempo di venir fuori dal nascondiglio, di farsi coraggio e di agire insieme, per diventare forti agenti di rinnovamento.
C’è bisogno di un’alleanza di spiriti vivi, siano essi ricchi o poveri, di sinistra, di centro o di destra, bianchi, neri o gialli, vecchi o giovani, uomini o donne, cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, indù o non credenti, laureati o non, insomma i portatori di valori sani dovrebbero creare la loro contro-cultura.
6 pensieri riguardo “L’impossibile (e terminale) riforma del femminismo”
I commenti sono chiusi.
Il femminismo come ideologia non è più sentito dalla gente, lo considero un segnale positivo, anche se siamo ancora lontani dal risolvere la questione.
Sui leggi e tg sono d’accordo, ma è una mentalità imposta dal vertice e penso che per questo abbia le gambe corte.
Perché parli di buonismo? Ho mai detto che le cose vanno bene così? Questo forum ha un ruolo fondamentale nel denunciare comportamenti, individuali e istituzionali, che i media e la società intera passano sotto silenzio.
Nella QM c’è però anche una pars construens, ed è di quella che parlo nell’articolo. È innegabile che fino ad oggi e in ogni parte del mondo i rapporti tra uomini e donne sono stati di collaborazione e non antagonismo, e d’altronde la crisi della famiglia causa disorientamento giovanile e comportamenti antisociali. Non vedo il celibato per tutti e l’abolizione di fatto della famiglia come una soluzione praticabile nel lungo periodo.
La causa del problema è il femminismo che ha rovinato le donne, non le donne in quanto tali. Almeno per come la vedo io.
Di questo articolo non concordo in nulla, perchè c’è una confusione concettuale senza pari scritte da uno che di femminismo ha capito poco o nulla.
I fronti contrapposti esistono perchè fa parte della natura umana l’inimicizia e oggi c’è una parte di donne che era ed è contro gli uomini e li tollera solo se al loro servizio. Il buonismo è deleterio perchè non riconosce il problema esistente.Nessun uomo vuole lo scontro ma se una parte di donne ti si mette contro non riconoscere questa realtà ed affrontarla è da stolti.
Renato,
Non so se ha letto con attenzione l’articolo, dove si dice di non prendere sul serio certe pseudo-aperture femministe, né si avallano in alcun modo certi atteggiamenti di molte donne contemporanee.
Ciò a cui si deve tendere, però, è cercare di risanare le fratture della società attuale; anche con la critica, che è necessaria e doverosa, ma senza arrivare a dipingere le donne come il Nemico “in quanto donne”.
Trovo semplicistico pensare che le donne siano “il problema” (e non semmai la deriva incivile che riguarda più o meno tutti), rimosso il quale tutto si risolverà senza ripercussioni negative.
Siamo un’unica comunità umana, fatta di uomini e donne; per non parlare della famiglia, non so quanti sarebbero a loro agio con l’idea di essere nati in provetta ed allevati in qualche falansterio, prospettiva non inverosimile se continua l’attuale tendenza.
Che l’inimicizia faccia parte della natura umana è alquanto dubbio, sicuramente è il sintomo di un grave imbarbarimento della società. Comunque, divisi non si va da nessuna parte.
Dire che il femminismo è un ramo secco della storia va contro la realtà: solo ultimamente l’intero parlamento ha votato all’unanimità il disegno di legge in nome del femminicidio, la cultura è intrisa di rabbia e di dottrina femminista , le redazioni dei TG specie quella del TG1 pullulano di femministe, il tg nazionale sono un continuo stillicidio di accusa e sottile propaganda della dottrina femminista, basta stare attenti , senza fanatismi d nessun tipo. Mi dispiace dirtelo Vicus ma non hai capito nulla.
Far ricadere la colpa sui quattro gatti che cercano di spiegare le cose come stanno accusandoli di predicare antagonismo verso la donna e il celibato perenne è veramente ingiusto . Il tuo pacifismo e buonismo a tutti i costi annichilisce quel poco che si riesce a fare per il movimento maschile , la tua è una negazione della realtà. Rompere i “fronti contrapposti” “ricostruire la famiglia” mi sembrano le buone intenzioni da predica buonista di chi NON vuole vedere la realtà dei fatti. Il pacifismo a tutti i costi è quello che viene praticato e predicato dalla maggior parte degli uomini però questo non impedisce di subire lo stesso le mazzate e di stare sottomessi .Perchè alla fine o subisci silente in nome della pace o affronti chi ti è contro. Se c’è un problema non lo si copre e lo si nega in nome della pace assoluta ma lo si affronta questa è la strada del movimento maschile.
Sono completamente d’accordo con le tesi dell’articolo:
È venuto il tempo di venir fuori dal nascondiglio, di farsi coraggio e di agire insieme, per diventare forti agenti di rinnovamento.
C’è bisogno di un’alleanza di spiriti vivi, siano essi ricchi o poveri, di sinistra, di centro o di destra, bianchi, neri o gialli, vecchi o giovani, uomini o donne, cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, indù o non credenti, laureati o non, insomma i portatori di valori sani dovrebbero creare la loro contro-cultura.
scusa se uso le tue parole ma leggendole mi sono sentito capito come uomo.
Grazie Alessio, vieni a trovarci nel forum se vuoi.